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Il patrono della discordia

Ancora polemiche sull’organizzazione della festa di Sant’Oronzo. L’assessore Attilio Monosi nega qualsiasi irregolarità accusando l’opposizione: “Siamo al limite della diffamazione”
 
Lo avevano chiamato un “santo in famiglia” e paragonato a Giudo Bertolaso ma l’assessore alle attività produttive del Comune di Lecce, Attilio Monosi, replica alle accuse dell’opposizione che lo aveva anche invitato a renderne conto in Commissione Controllo. Secondo Monosi la stessa commissione avrebbe sconfinato dalle sue funzioni trasformando in un’inchiesta il caso. Per questo, Monosi ribatte punto per punto sulle presunte agevolazioni che avrebbe concesso ad alcuni suoi parenti nell’organizzazione di eventi legati alla festa di Sant’Oronzo. In conferenza stampa, circondato dai consiglieri del suo gruppo, la Puglia prima di tutto, Monosi ripercorre punto per punto il rapporto tra l’amministrazione e l’associazione “Sant’Oronzo Giusto e Fortunato” di cui fino a novembre scorso facevano parte anche alcuni suoi parenti. Monosi porta in conferenza le delibere numero 256 e 854, quelle cui, secondo l’opposizione, l’assessore non avrebbe dovuto votare, per dimostrare carte e dizionario alla mano di non aver trasgredito il regolamento interno né il testo unico, non avendo agevolato alcun utile per i proprio congiunti, nella documentazione anche i contributi Tosap e la richiesta di patrocinio gratuito, per finire con l’accordo tra l’amministrazione e l’associazione sulla realizzazione degli eventi musicali della festa, per cui l’associazione pagava gli artisti ed il comune, palchi e service. Infine Monosi conclude: “nella commissione presieduta da Rita Quarta ho spiegato tutto questo, l’associazione non è mai stata invitata ed inoltre il verbale in cui spiegavo che a novembre, quindi un mese prima delle nuove delibere i miei parenti si erano dimessi ufficialmente, è stato manomesso accusa Monosi, tanto che segretaria si è rifiutata di verbalizzarlo. “Siamo al limite della diffamazione” conclude l’assessore che poi chiama in causa anche le dichiarazioni del segretario cittadino dell’Udc Andrea Corvaglia sull’argomento: “Accusa me di avere favorito i parenti, proprio lui che quando era assessore fece assumere suo cognato”. “L’assessore elude le questione di legalità poste dalla commissione” replica la presidente dell’organismo consiliare di controllo Rita Quarta. La consigliera del Pd afferma di aver appreso solo dalla conferenza stampa che “la segretaria della commissione non ha inteso firmare il verbale della seduta”. “Di quali manomissioni si tratta?” si chiede la consigliera che poi ribadisce: “Monosi non ha invece spiegato chi ha incassato il ticket di 10 euro per la prima serata della festa e di 5 euro per le altre, consentendo per la prima volta nella storia della festa patronale della nostra città che un’ampia area centrale come Piazza Mazzini fosse interdetta ai cittadini che vi potevano accedere solo pagando. È questa la riqualificazione della festa per Monosi?” Egli inoltre si vanta di una iniziativa svolta nella piazza Madre Teresa Di Calcutta, ma dai documenti forniti alla commissione dalla Dogre, nella seduta di giovedì 25 febbraio, sembrerebbe che in Piazza Madre Teresa Di Calcutta non vi sia stata alcuna iniziativa per la quale esigere la Tosap. 
Alessandra Lupo