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Il filobus fantasma sulle strade della discordia

A distanza di due anni dall’annunciato avvio, i filobus giacciono abbandonati nel parcheggio della Sgm. Nuove polemiche li salvano dal dimenticatoio

 

A Lecce, quando si affrontano certe questioni come l’ “affaire-filobus” si rischia seriamente di essere considerati petulanti, ripetitivi e senza argomenti. Da quella ‘mitica’ primavera 2007 in cui si annunciò l’avvio della nuova “metropolitana di superficie”, la questione risuona nell’aria come un mantra. Da due anni a questa parte è quasi rilassante parlarne. Rassicurante. Una volta tanto, si ha come la sensazione di avere delle idee, nette. È non è difficile farsi un’idea di quello che sta avvenendo. Giornali, tv, voci di Palazzo o di umili corridoi, non fanno che ricordare che quella partenza non c’è mai stata. I più scettici pensano che mai ci sarà. I più aggressivi sostengono che il vero interesse erano i fondi della Comunità europea e null’altro, e che, con le chiavi in mano, l’entusiasmo iniziale è andato inesorabilmente scemando.
Ora le trattative tra Sgm (con il 49% del capitale) e Comune di Lecce (con il 51%) sembrano vagare dentro vicoli ciechi. I più fatalisti si pongono la domanda: “Nelle mani di chi siamo? Quale sfortunata e miserabile inettitudine umana può decidere di ricoprire in quattro e quattr’otto chilometri di strade di fili elettrici e lasciarli lì, fermi e inutilizzati, ad arrugginire?”. Semmai il filobus dovesse partire, ci sarà ancora e ancora da discutere e da accapigliarsi. Allora i problemi saranno strutturali, di una cittadina che non ha ancora la cultura dei mezzi pubblici. Il genere di informazione che sta assillando il sonno dei cittadini intorno a quella che potrebbe essere verosimilmente una soluzione allo smaltimento del traffico, di natura sia logistica che di tutela dell’ambiente, nulla ha a che fare con quell’input educativo che dovrebbe liberare le strade del cuore prima di quelle di cemento. Un’informazione che nulla ha a che fare con i diktat del amministrazione comunale che prevedono da fine settembre la cessazione tout court della tolleranza verso le auto parcheggiate sulle corsie preferenziali.
Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento nazionale Tutela del Consumatore dell’Italia dei Valori, ha proposto al sindaco di Lecce Paolo Perrone una moratoria nel corso della quale valutare serenamente con i cittadini, con i commercianti, con le categorie le scelte più utili per evitare di sprecare tali risorse e grandi disagi agli utenti della strada. E già, certo, oramai i pali e i fili elettrici ci sono, ci sono anche le polemiche, persino quelle sull’eventuale dannosità dei campi magnetici generate dai conduttori. Ci sono le pessime aspettative sulle interferenze del già disagevole traffico urbano. Ci sono le considerazioni sull’inutilità di una linea metropolitana che a conti fatti ci si poteva pure risparmiare. E facendosi due conti in tasca, quest’opera è più che una mera polemica. È soprattutto una questione che pesa sul bilancio, dal momento che è costata oltre 20 milioni di euro, una somma che idealmente avrebbe potuto salvare centinaia di lavoratori e relative famiglie, lasciati in mezzo a una strada da una crisi economica che, nessuno ha ancora il coraggio di ammettere, è senza precedenti.
È indubbio, dal mondo delle idee, terra primigenia, nemica numero uno del compromesso, è difficile uscirne vivi. Al più, si può sperare di ritrovarsi con qualche neurone infiacchito. Nel caso in questione, qualora qualche utente automobilista o sue due ruote o appiedato dovesse notare per le strade di Lecce qualche filobus vacante, non è un’allucinazione, né una cosiddetta “prova generale”. Si tratta dei nostri filobus, vuoti, in marcia per le vie della città per non rovinare i motori. La mancata partenza dei mezzi sta alimentando le più che plausibili ipocondrie della Sgm. I filobus, lasciati parcheggiati e abbandonati nel parcheggio sulla strada per Merine, sono a rischio deterioramento e qualcuno ha pensato bene di portarli a spasso, nell’attesa. Nelle ultime settimane è emersa inoltre un’altra questione, verrebbe da dire la più imbarazzante: il progetto della linea metropolitana prevede la rotazione degli autisti dei tradizionali autobus, ma in realtà per poter guidare un filobus occorre un’apposita abilitazione rilasciata dall’Ustif (Ufficio speciale trasporti impianti fissi) della Motorizzazione civile, con tanto di prova teorica e pratica. Si attendono sviluppi.

 

Alessandro Tomaselli