Continua il braccio di ferro tra proprietà e dipendenti per scongiurare nuovi licenziamenti
Che la crisi abbia messo in ginocchio molti comparti della nostra economia è un assunto difficilmente negabile. Tuttavia, se la stessa crisi diventa un pretesto per facili licenziamenti e riduzioni d’organico ingiustificate, allora la questione cambia. Il discrimine tra queste due condizioni è labile e naturalmente varia a seconda dei punti di vista.
Il caso dei lavoratori neretini della Grandi S.r.l. è un esempio significativo di quanto detto sopra. Nel corso del 2009 la S.E.S., (un gruppo industriale cui fanno riferimento la Savar S.r.l., la Grandi S.r.l. e l’Italgecri S.r.l.) ha dato seguito a ben 14 licenziamenti. Un provvedimento drastico, che non ha causato proteste rilevanti, in quanto parzialmente giustificato dalle difficili condizioni economiche che hanno interessato, in questo anno funesto, tutti i settori produttivi. A fine settembre, la volontà espressa dalla Grandi S.r.l. di procedere con dieci ulteriori licenziamenti, ha fatto però suonare un campanello d’allarme. Il comportamento della proprietà, infatti, mal si associava con altri provvedimenti presi nei giorni immediatamente precedenti e finalizzati al rinnovo di alcuni contratti a tempo determinato.
Da ciò la mobilitazione dei lavoratori con i sit-in e le proteste, che tuttavia non hanno smosso più di tanto la Grandi S.r.l.. La direzione ha ritenuto opportuno continuare per la propria strada, ma gli operai non si sono scoraggiati e hanno deciso di restare accanto ai colleghi licenziati e alle loro famiglie. Per il sindacato le disposizioni prese dalla proprietà sono inaccettabili, in quanto “i licenziamenti avvengono senza preventiva consultazione con le parti sociali e senza voler valutare lo strumento degli ammortizzatori sociali”. Licenziati e senza cassa integrazione: è questa la tragica situazione degli operai dell’azienda neretina, sostenuti in questo difficile momento dalla vicinanza dei colleghi, del sindacato e dalla solidarietà fatta pervenire dalle autorità politiche nazionali (si prenda il caso dell’on. Teresa Bellanova) e locali (dal sindaco Antonio Vaglio ai consiglieri provinciali Siciliano e Frasca).
Restano tuttavia forti perplessità ed un certo pessimismo di fondo. L’inasprimento dei rapporti non fa presagire nulla di buono, nonostante le mediazioni istituzionali. L’azienda giustifica i provvedimenti con il drastico calo delle commesse, ma allora perché vengono rinnovati i contratti a tempo determinato, stracciando quelli a tempo indeterminato? La crisi richiede veramente di sacrificare tanti posti di lavoro, tra l’altro senza garantire i necessari ammortizzatori? Il sospetto di voler “flessibilizzare” a tutti i costi, resta forte e difficilmente fugabile. Nei prossimi giorni si capirà se le mediazioni sindacali ed istituzionali avranno avuto successo o se sarà necessario passare a forme di protesta più decise ed incisive. I lavoratori, per ora, rimangono compatti e tranquilli, mantenendo la calma di fronte alla totale chiusura dimostrata dalla S.E.S. Tuttavia, per Alessio Colella, segretario provinciale della Fillea Cgil, “qualora gli incontri previsti presso la prefettura non dovessero raggiungere i risultati sperati, gli operai saranno pronti a scioperare per far valere le proprie ragioni”.
Alessio Palumbo