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I Crifiu e il loro inno alla vita

Presentato alla Feltrinelli di Lecce il nuovo lavoro discografico dei Crifiu, A un passo da te, che canta la vita nei suoi alti e bassi
 
Anticipato dai singoli Al di là delle nuvole e Un’estate così, è uscito il 9 ottobre il nuovo album della band salentina dei Crifiu, A un passo da te, disponibile in tutti i negozi tradizionali, in digital download e su tutte le piattaforme streaming. Prodotto da Dilinò con il sostegno di Puglia Sounds e distribuito da Self, l’album vanta la produzione artistica di Arcangelo “Kaba” Cavazzuti, già batterista di Vasco Rossi e Biagio Antonacci nonché produttore di numerosi dischi italiani, e tra gli ospiti anche i Boom da Bash e l’attuale sezione fiati di Manu Chao, formata tra l’altro da musicisti salentini. 
Un lavoro contemporaneo dal forte impatto musicale ed emotivo nelle tematiche e nei suoni, come ci spiegano in quest’intervista gli stessi Crifiu, attualmente impegnati nelle tre fiere internazionali della musica (la Fira Mediterrània di Manresa, il Womex e il Medimex). Tra pop, rock e world music, i connotati sonori restano quelli propri dell’indole della band, tra chitarre, frequenze basse, flauti, potenti groove, melodie mediterranee e ritmiche del mondo, pop e poesia. 
Com’è strutturato l’album? 
Include 11 tracce che sono un po’ il raccolto dell’esperienza di questi ultimi due anni, in cui ci siamo divisi tra tour e studio. Come ci piace dire questo è un disco che è figlio anche degli incontri fatti con la gente, con il pubblico che è man mano cresciuto anche sulla spinta del precedente lavoro Cuori e Confini. 11 tracce, che come spesso avviene con i nostri lavori, guardano ai giorni nostri in maniera evocativa, poetica, emozionale. È il racconto di questi tempi di crisi economica e anche antropologica, cioè la crisi che ognuno di noi può attraversare ogni giorno, ma con la prospettiva del superamento. 
Intorno a cosa ruotano le canzoni? 
Il concept dell’album è la consapevolezza che ogni salita prevede una discesa, che il giorno nasce dalla notte, che bisogna attraversare il diluvio prima di vedere l’arcobaleno. Recuperare, quindi, quella capacità dell’uomo di attraversare lo smarrimento della crisi e di ritornare a splendere nella vita di ogni giorno. È insomma un disco pieno di vita, un disco che canta la vita nei suoi alti e bassi.
Una specie di fotografia dell’uomo moderno, con le sue luci e le sue ombre? 
Sì, c’è anche una parola chiave cha hai detto, uomo moderno, perché c’è un brano, Tempi moderni, che insieme a Da che parte stai è un po’ la fotografia reale di quella che Bauman chiama “la società liquida”, dove domina il mordi e fuggi, dove tutto è buttato via prima della scadenza e questo tipo di rapporto che abbiamo con le merci nel tempo del consumismo lo abbiamo anche nei rapporti umani. Una fotografia però in chiave ironica perché non tendiamo ad additare o a fare i moralisti, ma il nostro è più l’invito a una riflessione ironica. 
Molto bella la copertina dell’album. Cosa rappresenta? 
La copertina è nata da una nostra idea ed è stata poi realizzata da #BE hashtag, un collettivo di giovani artisti, e vuole sintetizzare proprio quel racconto del concept del disco, cioè una goccia che germoglia colore perché è appunto il diluvio che produce un arcobaleno. La goccia però è anche la lacrima, cioè la sofferenza perché è dalla fatica della semina che nasce poi la gioia del raccolto. È un inno alla vita. 
 
 

Claudia Mangione