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Una bomba al nichel

Nei giorni scorsi è stato reso noto un rapporto di Arpa Puglia riguardante la ex discarica di Castellino, chiusa nel 2007 e mai bonificata, nei cui pozzi è stata rilevata una quantità di nichel superiore ai limiti consentiti di legge. Una situazione grave che si trascina da anni, a causa dello scaricabarile tra soggetti istituzionali e privati responsabili del sito, per la messa in sicurezza del quale si chiede alla Regione Puglia lo stanziamento di 5 milioni di euro. Intanto gli abitanti di Nardò hanno paura di quella che è una vera e propria “bomba ecologica” 

 

È stata chiusa nel 2007 per i disagi, soprattutto olfattivi, subiti dalla popolazione di Nardò, ma dopo ben otto anni la discarica di Castellino continua a far parlare di sé. Nei primi mesi dell’anno, l’Arpa avrebbe consegnato un monitoraggio secondo il quale in due dei tre “pozzi spia” presenti nella struttura sarebbe stata rilevata una quantità di nichel superiore ai parametri massimi stabiliti dalla legge. E tutto lascia pensare che sia proprio la discarica l’origine di questi eccessivi e allarmanti valori, come ha spiegato Marcello Risi, sindaco di Nardò: “Riteniamo che la causa sia la discarica di Castellino. Non sono state riscontrate nella zona attività da poter essere considerate, anche potenzialmente, fonti di aumento dei livelli di nichel”. 

In questi otto anni, però, la discarica non è mai stata bonificata, né passata in post-gestione, come sarebbe dovuto accadere in seguito alla sua dismissione: “La Mediterranea Castelnuovo 2 srl -continua Risi-, la società che gestisce la discarica ha fin qui adottato tutte le prescrizioni ricevute relative alla sicurezza. Del resto, da tutti i rilevamenti regolarmente effettuati, non risulta, eccettuato il valore di nichel, alcun superamento dei limiti di legge. Resta, invece, aperto il capitolo della post-gestione. Va detto che occorre, comunque, tenere altissimo il livello di guardia, con un monitoraggio continuo della falda, dell’aria e dei terreni circostanti”. 

Si è così deciso di allargare i monitoraggi anche in altri venti “pozzi spia” situati fuori dalla ex discarica, così come stabilito da Asl, Provincia di Lecce e Comune di Nardò in un tavolo tecnico svoltosi lo scorso 12 marzo. Da allora sono passati ben sette mesi, ma si presenta sempre più come urgente la necessità di bonificare completamente la discarica: “Le soluzioni finora attuate dalla Mediterranea Castelnuovo 2 srl si sono rivelate efficaci –ha sottolineato il primo cittadino- ma alla lunga potrebbero presentare crepe. Ecco perché è indispensabile completare in via definitiva l’attività di messa in sicurezza passando alla cosiddetta post-gestione”. 

E proprio quest’ultimo passo a rappresentare l’ostacolo più grosso secondo il primo cittadino di Nardò: “La post-gestione richiede una spesa di almeno 5milioni di euro e dovrebbe farsene carico la Mediterranea Castelnuovo 2; la stessa società, però, si rifiuta di accollarsi tali costi perché ritiene di essere stata danneggiata dalla chiusura della discarica”. Cinque milioni di euro che potrebbero chiudere definitivamente un’annosa vicenda che ha come vittima principale la popolazione di Nardò, che già deve fare i conti con un precario quadro ambientale che coinvolge anche altri aspetti. 

 

Una storia lunga oltre vent’anni 

 

Aperta nel 1992 con tre lotti iniziali e poi ampliata nel 2002, la discarica di Castellino ha servito come contenitore di rifiuti solidi urbani fino al 2007, in seguito ad un vertice tenutosi in Prefettura l’anno precedente. La questione relativa al sito di Nardò, però, proseguì anche subito dopo la sua chiusura, quando, in piena emergenza rifiuti alcuni esponenti dell’allora Ato Lecce 2, tra cui l’ex presidente Silvano Macculi, ne suggerirono la riapertura, una soluzione alla quale si oppose con fermezza Antonio Vaglio, sindaco di Nardò all’epoca dei fatti. 

Di nichel e di inquinamento si cominciò però già a parlare nel 2008: dopo l’allarme lanciato dalla Commissione Ambiente della Provincia di Lecce, un gruppo di minoranza del Comune di Nardò presentò una interrogazione al sindaco Vaglio in merito alla predisposizione di strumenti per monitorare la discarica di Castellino, relativamente a emissioni atmosferiche, inquinamento del suolo e, appunto, inquinamento delle falde acquifere. Un allarme che proseguì nei mesi successivi con dei controlli effettuati per verificare la presenza di percolato nell’area. 

Con l’aggravarsi dell’emergenza rifiuti, però, si palesò nuovamente la prospettiva della riapertura del sito, scongiurata nel 2009, dopo un tavolo tecnico tenutosi in Prefettura, e nel 2011. E proprio nel 2011 un incendio che coinvolse anche l’area di Castellino mise in evidenza la necessità di mettere in sicurezza il sito, soprattutto relativamente alle sostanze presenti al suo interno. 

Il tema della bonifica divenne quindi centrale nelle vicende relative alla discarica, soprattutto dopo l’intervento del Movimento 5 Stelle, che nel 2013 accusò l’intero Consiglio comunale di Nardò di aver eluso una petizione con la quale si chiedeva la convocazione di un assise straordinaria dedicato esclusivamente alla discarica di Castellino. Dopo un anno, nel gennaio 2014, i pentastellati tornarono sull’argomento, presentando una interrogazione parlamentare.

Dopo il rischio dell’apertura di un sito di stoccaggio per amianto, finora scongiurato, il Comune di Nardò deve ora fare i conti con l’allarmante presenza di nichel nella falda acquifera sottostante la discarica di Castellino. E della necessità della bonifica e della messa in sicurezza del sito si era già parlato lo scorso marzo in un tavolo tecnico tenutosi in Provincia. Da allora non ci sono stati sviluppi, ma non si può più aspettare. 

 

Alessandro Chizzini