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I casi più eclatanti di sequestro in Italia di macchinette “mangiasoldi”

La cronaca ormai con cadenza quotidiana non manca di evidenziare casi di sequestri di macchinette mangiasoldi, a seguito di segnalazioni di mogli e madri esasperate dalla dipendenza dal gioco d’azzardo dei propri mariti e figli. Uno degli ultimi casi è venuto alla luce una settimana fa, nel napoletano, dove gli agenti della divisione amministrativa e sociale della questura partenopea hanno “intercettato” decine di macchine illegali, elevando sanzioni amministrative per circa 57mila euro. Interessati all’operazione bar, associazioni, circoli, internet point e caffetterie con denuncie a 15 persone tra gestori, titolari di esercizio e giocatori. Dagli accertamenti è emerso che gran parte dei videogiochi non risultavano conformi alla normativa vigente e non erano collegati alla rete telematica dell’Azienda autonoma Monopoli di Stato. Addirittura in una sala attigua di una caffetteria di Arzano, il titolare non solo aveva installato videopoker illegali, ma attraverso un sistema di telecamere collegate ad un video centrale aveva anche la possibilità di controllare quanto avveniva nella sala giochi. 
Una maxi operazione compiuta in un singolo circolo privato risale invece al marzo dello scorso anno, quando ad Amaseno, in provincia di Frosinone, la Guardia di Finanza comminò una multa di 36mila euro al proprietario perché i quattro apparecchi “slot machine” erano privi delle autorizzazioni  rilasciate dall’amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato e non risultavano collegati alla rete telematica, così come previsto dal Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza.