Fino al 20 settembre presso il Palazzo della Cultura di Poggiardo sarà possibile ammirare una collezione unica di 27 ritratti di Papa Wojtyla realizzati dal pittore Giuseppe Afrune
Il 13 dicembre 2009 è stato proprio lui, il maestro Giuseppe Afrune, nato proprio a Poggiardo nel 1954, ad inaugurare con la mostra “Il tuo volto, Signore, io cerco” il Palazzo della Cultura, lo storico edificio che una volta ospitava il Municipio di Poggiardo e che adesso è diventato un contenitore culturale a disposizione della comunità. E a partire dal 9 agosto questo stesso contenitore ospiterà la sua nuova mostra dal titolo “I celebri ritratti di Papa Wojtyla”, in cui sarà possibile ammirare una collezione suggestiva composta da 27 ritratti del Pontefice scomparso nel 2005 e proclamato Santo il 27 aprile di quest’anno.
I quadri, di dimensioni comprese tra 60×80 e 70×100 cm., soso stati realizzati a partire dal 2002 con tecnica ad affresco su multistrato marino, utilizzando un impasto composto con polvere di carparo, uova, aceto, zucchero, fiele di bue, resine naturali molto rare, pigmenti puri che esaltano ed intensificano l’effetto del colore. Di fatto rappresentano una raccolta unica nel suo genere, paragonabile solo all’esposizione permanente composta da 19 ritratti di Giovanni Paolo II, (anch’essi realizzati dal maestro Afrune) conservata nel Duomo di San Rufino ad Assisi e visitata ogni anno da sei milioni di fedeli.
Da sabato 9 agosto, data dell’inaugurazione alla quale, oltre alle autorità civili e religiose di Poggiardo, prenderanno parte anche i vescovi S. E. Monsignor Donato Negro (Diocesi di Otranto) e S. E. Monsignor Fernando Filograna (Diocesi di Nardò-Gallipoli) e fino al 20 settembre (con orario 17/21 tutti i giorni e 9/12.30 dal lunedì al venerdì), sarà dunque possibile visitare questa esposizione che ripercorre, in un arco di tempo di 12 anni, il percorso spirituale e artistico insieme di Giuseppe Afrune, che proprio a Giovanni Paolo II è grato per averlo ispirato ad intraprendere questo percorso che ha fatto di lui non solo una persona migliore, ma anche un artista in grado come pochi di interpretare così bene i soggetti religiosi.
Il maestro Afrune ha sempre creduto nella pittura come strumento di visione, testimonianza e memoria, e un’intensa esperienza religiosa muove la sua ispirazione artistica che ha segnato le scelte di una figuratività naturalistica nel segno di una continuità iconografica della grande tradizione dell’Occidente cristiano. E nel corso degli anni il suo talento è sempre più stato riconosciuto dai vertici della Chiesa Cattolica: oltre alla già citata collezione presso il Duomo di San Rufino ad Assisi, occorre ricordare i ritratti eseguiti per Papa Benedetto XVI, Papa Francesco, i cardinali Angelo Sodano, Camillo Ruini e Tarcisio Bertone, senza contare che presso la Casa di sollievo della Sofferenza nel Museo permanente a San Giovanni Rotondo sono esposte 25 raffigurazioni di Padre Pio. Oltre alle innumerevoli mostre in Italia e all’estero.
E se nella mostra di quattro anni e mezzo fa erano esposti insieme ritratti di Giovanni Paolo II, Madre Teresa di Calcutta, Padre Pio e Gesù Cristo, questa volta il protagonista assoluto è proprio l’uomo di cui nel 2002, nel corso della prima udienza privata in Vaticano, il maestro Afrune aveva già colto l’aura di santità, rappresentata attraverso un uso sapiente del chiaroscuro nella raffigurazione della luce. Afrune si ricorda ancora bene quando Papa Wojtyla, allora al principio del suo decadimento fisico, lo mandò a chiamare complimentandosi per il ritratto che gli aveva donato: “In quel momento -ricorda Afrune- avevo già iniziato un percorso di fede in seguito alla conoscenza con Natuzza Evolo, la mistica calabrese scomparsa nel 2009, una persona di grande sensibilità che ha contribuito in maniera decisiva a cambiare la mia vita. E l’incontro con Giovanni Paolo II ha fatto il resto: ancora mi ricordo quando mi chiese perché avevo rappresentato la luce del pastorale in quella maniera, ossia come lui la sentiva ma non ne aveva fatto parola con nessuno. Da allora è iniziato questo bellissimo rapporto, durato fino all’ultima udienza privata (tre mesi prima della sua scomparsa) in cui lo stesso Wojtyla -ricorda con emozione Afrune- davanti alla mia famiglia mi guardava come se volesse comunicarmi di mettere la mia arte al posto della sofferenza: esattamente come quando si prega di fronte ad un’icona sacra e ci rivolge a lei per chiedere grazia. E, in fondo, i quadri sono le icone per eccellenza”.
Fu dunque così che Giuseppe Afrune iniziò a realizzare ritratti di Giovanni Paolo II, ritratti che rappresentano periodi differenti della vita del Pontefice, che appare talvolta sereno, talvolta pensieroso o dubbioso, talvolta in preghiera. “Questi quadri rappresentano la mia collezione privata e non sono assolutamente in vendita -sottolinea Afrune-. Sono esposti nella mia casa e ogni giorno io prego davanti a loro. La mia devozione nei suoi confronti è infinita perché lui è stato il principale ispiratore della mia conversione. Sono dunque molto legato a questi quadri, quasi fossero miei figli, e mi auguro anche -conclude Afrune- che riescano a trasmettere ai visitatori della mostra le stesse bellissime sensazioni che Karol Wojtyla ha trasmesso a me, nei momenti in cui ho avuto modo di incontrarlo e di conoscerlo sempre meglio”.
Andrea Colella