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Fotovoltaico: la nuova frontiera della “colonizzazione” del Salento

Da Salice a Noha e Cutrofiano. La nostra provincia fa i conti con gli intrecci di sconosciute società pronte a ingoiare migliaia di ettari di suoli agricoli con i loro “wafer” di silicio. E la Regione lascia fare
 
“Hanno bussato alla nostra porta e ci hanno offerto soldi, tanti, tantissimi. 2milioni di euro come una tantum, più 600mila euro l’anno. Per un Comune come Salice Salentino sarebbero stati il tesoro. Ma non possiamo svendere il nostro territorio”. Sospira il sindaco Donato De Mitri mentre ci parla di quello che è avvenuto dopo la sua delibera che ha respinto la marea di pannelli fotovoltaici che si volevano impiantare sulla Salice-Avetrana, in località “Monteruga”. Ecco, in questa sua affermazione c’è tutto il senso di quello che sta avvenendo nel Salento che invece non ha avuto il coraggio di dire no al mercato del sole. 
A Salice, come una beffa, il mercato si è presentato sotto il nome di pianeti: Marte, Mercurio, Urano, Nettuno, Pluto, Venere e Giove. Insomma, una presa in giro bella e buona, spudoratamente palese, visto che si tratta di otto società che hanno presentato 8 progetti per impianti uno attaccato all’altro, tutti poi di 9,4 MW. Perché? Perché la matematica fa miracoli: frantumando in 8 parchi al di sotto di 10 MW quello che in realtà è uno solo di 75,2 MW su 220 ettari di terreno agricolo, si evita la Valutazione di impatto ambientale (Via). Anzi, nel caso di Salice, emblematico per tutto il Salento, c’è un paradosso ulteriore. La Regione Puglia ha demandato alla Provincia di Lecce, titolare di funzioni delegate, di effettuare la Via unica. Palazzo dei Celestini, che da lungo tempo rivendica questa competenza, ha risposto invece esprimendosi singolarmente -e positivamente- su ogni singolo progetto, rimandando a Viale Capruzzi l’opportunità di procedere alla valutazione complessiva. Uno scaricabarile incredibilmente pericoloso e che forse lascia anche trapelare quanto sia difficile, al di là dei proclami di tutti, prendere di petto decisioni di questo tipo.  
Ma poi chi è che viene ad investire qui nel fotovoltaico? C’è un groviglio di intrecci tra società difficile da districare. Certo, a Salice Salentino non è molto complicato ricostruire l’appartenenza della “galassia” del fotovoltaico in un unico gruppo industriale, che è quello di Maurizio Zamparini, patron del Palermo Calcio, a cui, tra l’altro, fa capo anche il progetto della Salice2 Srl di 36 MW su 81 ettari di zona agricola, sempre nella stessa località, e che è stato da poco presentato. Ma altrove è tutto incredibilmente più complesso. A Cutrofiano la Società Agricola Cutrofiano Srl di Brindisi, la Fotowatio Srl di Torino e la Ergyca Sun Srl di Milano hanno presentato progetti rispettivamente di 9,92 MW, 9,68 MW e 5,98 MW, tutti concentrati nella stessa zona tra le masserie Astore ed Appidè, tutti a perfetto incastro come se fosse un gioco a “Tetris”, tutti sfuggenti alla Via, nonostante siano destinati a inghiottire complessivamente circa 106 ettari. 
Possibile che tra queste società non ci sia nessun collegamento? E poi c’è altro. Quando gli impianti passano dalla carta alla terra, le trame si moltiplicano, come a Noha, frazioncina di Galatina, 2mila anime o poco più e 186 ettari che rischiano di essere coperti dal silicio. I primi 40 sono già in fase di allestimento, ad appena 150 metri dal centro abitato. Ospiteranno un parco di 9,9 MW della società Fotowatio, una delle tre che ha investito a Cutrofiano. Ma a destare sorprese è il cartello di inizio lavori, all’ingresso nord dell’impianto: committente è, appunto, la Fotowatio di Torino, appaltatore la Bp Solar di Milano, impresa del subappalto la Terna di Roma, impresa esecutrice la Saet di Padova, ditta subappaltatrice la Cogit di Brindisi. Una cordata economica che ha scelto di concentrare i propri interessi nel Salento, senza lasciare spazio né al tessuto imprenditoriale locale né alla voce del territorio, che rivendica la partecipazione a scelte di questo tipo. Il dramma è che stata la Regione a porre le condizioni perché tutto questo accadesse. E a protestare rimane chi si sente ormai un colonizzato in terra propria.
 
Tiziana Colluto