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Filobus, la spesa e l’impresa

Con solo 650 passeggieri al giorno e un costo complessivo di 23 milioni di euro il filobus è considerato un vero fallimento. Ora i candidati sindaci avanzano proposte (e controproposte) per il suo futuro 

 

Di certo non è l’opera pubblica più amata, né dai cittadini di Lecce né dai turisti che giungono in migliaia nel capoluogo e, increduli, si chiedono che senso ha avuto deturpare la città con oltre mille pali, per garantire un servizio che, a conti fatti, definire inutile è dire poco. Questi i numeri della più grande opera pubblica che la città di Lecce abbia conosciuto: a fronte di un costo complessivo di 23 milioni di euro per realizzare l’infrastruttura, il filobus oggi è utilizzato quotidianamente solo da 650 passeggeri (contro i 14.700 inizialmente previsti), garantisce un incasso semestrale di soli 131mila euro (contro i 416mila dei bus alimentati a gasolio) mentre costa alle casse comunali 400mila euro per garantirne la gestione. 

Se la matematica non è un’opinione (e non lo è) la spesa è nettamente superiore all’impresa e questo da tempo è già sotto gli occhi di tutti. Peraltro la stessa Amministrazione comunale di Lecce, nella persona del sindaco Paolo Perrone, si è costituita parte civile nell’udienza preliminare che vede imputato l’ex consulente giuridico del sindaco Adriana Poli Bortone, il professore Massimo Buonerba, 66 anni, con l’accusa di aver intascato una “tangente” di quasi 660mila euro dal progettista del filobus Giordano Franceschini (tra danno patrimoniale, di immagine e morale sono stati chiesti complessivamente quasi un milione e 660mila euro). 

Non c’è dunque da meravigliarsi se la questione filobus entra a tutta velocità nel dibattito elettorale. Nei giorni scorsi il candidato sindaco per il centrosinistra Carlo Salvemini ha espresso chiaramente le sue intenzioni in merito: “Il mio governo cittadino sarà quello impegnato nella dismissione di quest’opera inutile. Troveremo le risorse, ci prenderemo i tempi necessari, ma libereremo Lecce da questa condanna, per ripensare un trasporto pubblico efficiente e soprattutto adatto alle esigenze dei leccesi, dei pendolari e dei turisti”. 

Non si è fatta attendere la replica dell’avversario, candidato per il centrodestra, Mauro Giliberti: “Avrei voluto smontare il filobus prima di Carlo Salvemini, ma lui deve recuperare serietà e onestà intellettuale per dire dove pensa di trovare i circa 20 milioni di euro di finanziamento da restituire al Ministero e alla Regione”. In effetti al danno si aggiungerebbe la beffa: in base al contratto con il Ministero il filobus a Lecce deve obbligatoriamente funzionare per 20 anni. In alternativa la sua sospensione (lasciando i pali lì dove sono) potrebbe significare il deterioramento dei mezzi lasciati in deposito. E la spesa aumenterebbe ancora di più.