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Ferreri: “La donazione come speranza per la vita”

La presidentessa del Comitato sottolinea la necessità di sensibilizzare il maggior numero di donne e spiega come, grazie alle donazioni in Salento, è stato possibile curare in Francia due bambini affetti da anemia 
 
Va diffondendosi sempre di più la conoscenza sull’importanza terapeutica assunta dalle cellule staminali presenti nel sangue del cordone ombelicale. E di ciò ne abbiamo parlato con Alessia Ferreri, presidente del Comitato “Un cordone per la vita” attraverso la quale è stato possibile salvare due bambini francesi. 
Presidente, cosa si prova ad aver salvato due vite grazie al proprio impegno? 
È stata sicuramente un’esperienza emozionante. Abbiamo iniziato nel 2006 con tante informative e convegni a carattere nazionale e regionale, oltre ad una petizione popolare che ci ha portato a raccogliere ben 16mila firme in 45 giorni. Tutto ciò ha portato alla creazione di una Banca del cordone ombelicale a San Giovanni Rotondo. In più abbiamo instaurato una rete di 14 centri in tutta la regione Puglia finalizzati al prelievo ed alla raccolta. Per quanto riguarda il Salento, i centri sono due: il “Panico” di Tricase e il “Vito Fazzi” di Lecce. 
Di quale malattia soffrivano i bambini e in che cosa è consistito il vostro aiuto? 
Sembrerà strano ma noi non conosciamo i nomi dei bambini, né sappiamo dove vivano precisamente. Sappiamo però che erano affetti da anemia. La procedura prevede che sia il Servizio Sanitario Nazionale ad occuparsene, evadendo le richieste avvalendosi del registro internazionale dei donatori per verificare eventuali compatibilità. La nostra prerogativa è soprattutto sensibilizzare e farci conoscere, sperando che i donatori diventino sempre più numerosi. Tengo a precisare che nella Banca regionale vantiamo circa 800 unità pronte per essere utilizzate. 
Qual è l’importanza della conservazione del sangue da cordone ombelicale? 
In questo modo si possono custodire cellule staminali che possono servire a curare malattie gravi come la talassemia, il mieloma, ed in generale utili per la ricostruzione dei tessuti. Sono stati fatti progressi anche per quanto concerne la cura dei giovani diabetici. Ma quello che più mi preme sottolineare è che siamo di fronte ad un impatto di tipo emozionale. Vogliamo porre l’attenzione sulla fondamentale importanza che ha la donazione e non la conservazione per sé. 
Cosa si può fare perché l’informazione sia più ampia e per sensibilizzare la gente al fine di donare, invece di conservare? 
Purtroppo, c’è ancora poca sensibilità e conoscenza sulla donazione, magari basterebbe pensare che il cordone ombelicale viene definito un “rifiuto speciale”, che prevede un costo per essere smaltito. Comunque le richieste sono aumentate e giungono da diversi Paesi. Ed è normale, perché quando si informa nascono poi nuovi bisogni. Ecco perché sottolineo l’importanza d’informare. Nel 2010 la Puglia è stata la prima regione in termini di donazioni, ma a quanto pare c’è stato un piccolo calo nel 2012. 
 
Francesco Covella