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Emergenza carceri, Borgo San Nicola si amplia. Tra i dubbi

Un nuovo padiglione per ampliare il carcere di Lecce. Seppur a rilento, il Piano carceri inizia a diventare realtà, ma il dubbio rimane: a chi serviranno altri duecento posti? 
 
Duecento posti in più e un investimento che supera i 10 milioni di euro. A Lecce, il carcere si allarga e, forse, non solo per tentare di risolvere il problema ormai storico del sovraffollamento, quello che fa degli istituti di pena della Puglia i veri “gironi danteschi” d’Italia. Non c’è rassicurazione che il nuovo padiglione, da costruire su quattro livelli, oltre ai piani seminterrato e rialzato, sia destinato ad alleggerire il carico delle sezioni oggi soffocate dalle troppe presenze. Anzi, “potrebbe accogliere anche detenuti provenienti da altri istituti- ha rimarcato Antonio Fullone, direttore della casa circondariale salentina-. I lavori dovrebbero essere consegnati entro l’anno, ma si è molto in ritardo e la gara d’appalto è gestita direttamente da Roma, dal Dipartimento per l’edilizia penitenziaria. Noi non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione”. 
Il bando è scaduto il 31 ottobre e la commissione giudicatrice si è riunita lo scorso 9 maggio per individuare la ditta vincitrice. L’intervento di Lecce, al pari di quello a Taranto e in altre nove città, rientra nel Piano carceri del passato governo Berlusconi. Ma quanto inciderà sulle condizioni, per ora impietose, dell’istituto leccese sarà tutto da verificare. Martedì, a Borgo San Nicola erano presenti 1.330 detenuti. Oltre il doppio rispetto alla capienza massima, che non dovrebbe superare i 656 reclusi. Di più anche rispetto a quella “tollerabile”, che si aggira intorno ai 1.184 posti. Numeri che si traducono in condizioni di sopravvivenza al limite del sopportabile, tanto da aver già portato il Tribunale di sorveglianza a riconoscere il risarcimento del danno a quattro detenuti per violazione dell’art. 27 della Costituzione, nella parte in cui recita che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. 
Ci sono altri 150 ricorsi pendenti dinanzi alla magistratura di sorveglianza leccese, che ha già ribadito un punto nodale: in queste condizioni e in mancanza di un piano trattamentale volto alla rieducazione del condannato, la pena diventa un mero decorso del tempo “scandito da un’alba sempre uguale e senza fine”. E finora così è stato, visto che le sentenze, da un lato, i report come quello del Centro Servizi Volontariato Salento, dall’altro, hanno portato a galla una realtà fatta di celle concepite per un solo carcerato ma divise in tre, con letti sovrapposti e a 50 cm dal soffitto, spazi vitali per ognuno grandi quanto quelli di una bara, eppure vissuti per almeno 20 ore al giorno. Per questo è indispensabile capire se il nuovo padiglione servirà a dare respiro alla popolazione già presente a Borgo San Nicola oppure se servirà a farne un altro maxicarcere all’italiana. 
 
(T.C.)