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Elezioni, voglia di trasparenza

Continuano le schermaglie tra i poli, in attesa del voto di marzo. La contrapposizione si fonda, in questa fase, sull’utilizzo corretto dei fondi elettorali mentre Palazzo Carafa ha accolto la proposta di Carlo Salvemini di impiegare rappresentanti slegati dai singoli candidati 
 
Il clima è quello teso -anzi tesissimo- degli ultimi 10 giorni di una campagna elettorale, segnata da sospetti e accuse incrociati: il centrosinistra salentino era infatti andato dal Prefetto per denunciare il rischio concreto di voto di scambio a Gallipoli, il centrodestra regionale ed anche provinciale aveva risposto depositando un esposto in cui si ipotizzava l’utilizzo elettorale dei fondi pubblici regionali, circostanziando una serie di episodi e misure da approfondire. Intanto, da Bari, venerdì scorso anche Adriana Poli Bortone definiva “invidiabile” chi può spendere ingenti somme per garantirsi un largo consenso. Accanto ai possibili illeciti nel mirino ci finisce dunque  anche quella zona grigia, un vero e proprio indotto legato ad ogni campagna elettorale, formata da figure di tutti i tipi, compresi i rappresentanti dei candidati singoli; un piccolo esercito pagato per rappresentare e far valere le ragioni del suo protetto sceso in campo e che da molti viene ritenuto a serio rischio trasparenza. 
Il fenomeno, più volte affrontato, è tornato in ballo dopo la proposta di Carlo Salvemini (nella foto) candidato nella lista per Vendola, di rinunciare ai rappresentanti di lista personali e che ha trovato una sponda inattesa e ufficiale proprio da Palazzo Carafa. Dal centrodestra al Comune di Lecce, infatti, hanno accolto la proposta aperta di Salvemini, decidendo di dare un segnale, schierando l’intera squadra di maggioranza, sezione per sezione, a vigilare sul corretto svolgimento dello spoglio, garantendo la presenza istituzionale e quindi non direttamente interessata. In quota Pdl ci saranno infatti il sindaco, Paolo Perrone, gli assessori e i consiglieri comunali, il presidente del consiglio Eugenio Pisanò, i presidenti e rappresentanti delle circoscrizioni cittadine ed anche i primi dei non eletti. Ognuno nella propria sezione, s’intende, per una risposta capillare al problema. La decisione è stata presa in un vertice di maggioranza a Palazzo Carafa ed il presidente del Consiglio comunale, Eugenio Pisanò, già si augura che l’esempio leccese venga seguito anche nel resto della provincia. D’altronde, a fare da apripista era stato lo stesso ministro Raffaele Fitto, che durante le ultime politiche non aveva disdegnato il lavoro spicciolo ed aveva occupato il posto di rappresentante di lista nel suo seggio magliese, a dimostrazione  insomma che la politica è anche nelle piccole cose. 
La questione in ogni caso, questa volta ha la paternità del centrosinistra: dopo Salvemini, sulla questione era intervenuto con decisione il segretario regionale del Partito Democratico Sergio Blasi che ha invitato i suoi a dire addio ai rappresentanti personalizzati. Bando dunque ai supporters dei candidati via libera invece ad iscritti, militanti e volontari che “come sempre, rimarca dalla federazione provinciale del partito Salvatore Capone, rappresentano le liste e quindi i loro candidati, vigilando sulle operazioni di scrutinio”, spiega il segretario. Ma in campagna elettorale, si sa, ogni argomento nasconde un’occasione di scontro, così che l’iniziativa del centrodestra comunale leccese trova già una critica nel capo dell’opposizione Antonio Rotundo: “La necessità da noi sollevata di sgombrare il campo da possibili zone d’ombra, anche riconoscendo la pericolosità di quell’esercito di sostenitori pagati -rappresentanti di lista e di candidato, che crescono a ogni tornata elettorale- era nient’altro che un’azione parallela alla lotta contro il voto di scambio -scrive Rotundo-. La trovata che sindaco, consiglieri e assessori del Pdl hanno messo in atto è più forzata che apprezzabile, e in ogni caso appare come una risposta insufficiente per contrastare il fenomeno. L’invito è dunque quello di utilizzare risorse ed energie per occuparsi con maggior impegno del governo della città”. Va detto inoltre che lo stesso Rotundo aveva portato a casa poche ore prima la bacchettata di un compagno di partito, Flavio Fasano. A margine di una conferenza stampa, il leader gallipolino del Pd aveva, infatti, sottolineato come la battaglia per il voto pulito nella città bella non fosse una trovata di Rotundo, ma un sos lanciato alcuni anni fa proprio da Fasano. 
 
Alessandra Lupo