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Depuratore Asi, una storia infinita

Continua la protesta dei sei lavoratori dell’impianto di depurazione, tuttora in attesa di certezze sul loro futuro lavorativo 
 
Travolti dalle vacanze, degli altri. Seppelliti dai dibattiti su fotovoltaico, ripetitori, Colacem, trasferimento dei cani al canile di Noha; i lavoratori dell’impianto di depurazione si sentono soli e “stanchi delle continue prese in giro”. Non è la prima volta che gli ormai ex lavoratori del depuratore Asi di Galatina prendono carta e penna. Dieci mesi di calendario sono passati da quando furono licenziati per essere riassunti. 
“Dieci mesi di promesse mai mantenute!”, così scrivono Gigi Samueli, Claudia Renna, Angelo Distante, Luigi Romano, Mario Gentile, Emilio Nicolì, i sei lavoratori in attesa di riassunzione. Dopo il completamento dei lavori di adeguamento, aspettavano solo il collaudo, ma a tutt’oggi non se ne sa nulla. In compenso qualcuno ci ha “guadagnato”. Infatti, “a causa del totale abbandono -denunciano i lavoratori- oltre al danno si è aggiunta la beffa e dei balordi hanno sottratto la maggior parte dei cavi elettrici necessari al funzionamento dell’impianto”. Un danno che poteva essere scongiurato se non si fosse lasciato l’impianto incustodito. “Le amministrazioni comunali di Galatina e Soleto, come possono permettere che, sul proprio territorio, la zona industriale continui a operare senza impianto di depurazione? Infatti è ormai fermo, a causa del furto, dal mese di giugno. Qualcuno si è chiesto dove vanno a finire i reflui delle aziende regolarmente allacciate alla condotta? Eppure -denunciano all’unisono gli ex dipendenti-, i lavori di adeguamento sono costati un milione e 200mila euro di denaro pubblico”. 
Il Consorzio Asi, dopo il furto, ha dichiarato che la struttura è custodita, ma i lavoratori contestano l’affermazione perché “non è stato assunto nessun lavoratore che possa vigilare e fare manutenzione all’impianto”. La denuncia più pesante, gli ex lavoratori, la muovono al gestore e al Consorzio Asi. “L’impianto, per poter funzionare, oltre al collaudo e alla sistemazione dei danni all’impianto elettrico causati dal furto dei cavi, necessita delle autorizzazioni Aia che devono essere rilasciate dalla Regione Puglia. Ebbene, dopo la Conferenza dei Servizi tenutasi in Regione il 9 agosto, a tutt’oggi il gestore e il Consorzio ASI non hanno fornito la documentazione richiesta dalla Regione Puglia per il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale. Perché?” L’esasperazione dei sei ex lavoratori e delle loro famiglie è palese e condivisibile. “Siamo stanchi perché problemi gravi, come l’inquinamento ambientale e la perdita di sei posti di lavoro, sono presi sottogamba”. 
Avevano tirato un sospiro di sollievo dopo il decreto di nomina della commissione che doveva collaudare l’impianto, firmato dal Presidente Vendola e inviato alle sedi competenti. Proteste, anche vibrate, nei confronti del presidente Vendola erano state mosse perché gli veniva attribuita la responsabilità dei ritardi, ma la coordinatrice delle attività sul depuratore, Maria Antonietta Iannarelli, escludeva che i ritardi potessero essere attribuiti alla Regione. “Sono dispiaciuta per le polemiche: non le meritiamo. Il Consorzio ha formalizzato la richiesta per il collaudo il 3 maggio al protocollo 1026. La richiesta è già stata firmata e inoltrata -precisava la Iannarelli- dovremmo augurarci che tutti gli uffici siano efficienti al pari degli uffici regionali. Abbiamo sempre dimostrato sensibilità e comprensione”. E ora ci risiamo: tutto bloccato e a rischio degrado per lentezze nel fornire la dovuta documentazione alla Regione. 
 
Maddalena Mongiò