Il numero uno della società partecipata della Provincia di Lecce si dice pronto a rivedere la sua decisione a patto che siano salvaguardati il personale e i servizi essenziali erogati dall’azienda
“Nessuna battaglia può essere vinta in solitudine”. È tutto qui il senso della lettera con cui il 2 luglio scorso Damiano D’Autilia (a sinistra nella foto) ha rassegnato le dimissioni dalla carica di amministratore unico e legale rappresentante di Alba Service spa, la partecipata della Provincia di Lecce che si occupa di fornire alcuni servizi essenziali in tutto il Salento come la manutenzione scolastica, la sicurezza stradale, la manutenzione del verde, i servizi sociali e la pulizia degli immobili. E la voragine della crisi in cui Alba Service è precipitata all’indomani dell’approvazione del decreto Delrio, che di fatto svuota di poteri e di risorse le Province, si è andata ulteriormente allargando. Senza soluzioni adatte a risolvere il problema, specie per quei 125 operatori -e rispettive famiglie- che rischiano di trovarsi a spasso da un giorno all’altro.
Tante le proposte avanzate nel corso degli ultimi mesi, sostiene D’Autilia, ma dalla Provincia nessuna risposta. Il tentativo estremo dello stesso presidente, Antonio Gabellone (a destra nella foto), di ricucire lo strappo, con una lettera in cui invita D’Autilia a rivedere la propria decisione perché “la delicatezza del periodo richiederebbe un tuo ripensamento” in quanto conoscitore delle realtà interne, non sembra aver sortito l’effetto sperato.
D’Autilia, che effetto le ha fatto la lettera del Presidente Gabellone che la invita a ritirare le dimissioni?
È comprensibilissimo dal punto di vista umano. Io sono disposto anche a rivedere la mia decisione, ma questo può avvenire solo se mutano le condizioni istituzionali con cui fino ad adesso ho dovuto confrontarmi, purtroppo inutilmente.
Cosa l’ha portata a rassegnare le dimissioni da amministratore unico di Alba Service spa?
Fondamentalmente le dimissioni sono scaturite dall’impossibilità di condividere soluzioni con l’apparato amministrativo della Provincia. Come ho scritto nella missiva indirizzata al presidente Gabellone abbiamo proposto validi percorsi finalizzati a trovare una soluzione delle problematiche. Da parte dell’Ente è stato alzato un muro invalicabile. Visto che le soluzioni proposte non sono state mai ascoltate era giusto fare un passo indietro. Un conto è la politica, un conto la società e un conto la responsabilità personale e penale. A quel punto ho preferito rassegnare le dimissioni.
Il punto nodale della vicenda è legato al taglio delle risorse utili a garantire i servizi offerti dalla società e di conseguenza atti a coprire gli stipendi degli operatori di Alba Service.
Sì, io non avrei mai firmato lettere di taglio del personale. Mai mi macchierei del loro sangue, soprattutto in considerazione del fatto che non sono stato messo nelle condizioni neppure di salvaguardare le attività prioritarie e i servizi minimi, con tutte le conseguenze negative che ne sono conseguite. Capisco anche il disorientamento di chi lavora nell’Ente davanti a questi scenari che si sono venuti a creare con il decreto Delrio; immagino che dirigenti e funzionari della Provincia vivano lo stesso dramma degli operatori di Alba Service. Ma non si può operare in un contesto proiettato esclusivamente a salvaguardare le dinamiche personali all’interno dei vari settori.
Insomma, vige il detto latino mors tua, vita mea. Che prospettive intravede ad oggi per Alba Service?
Quando ho lasciato non c’erano prospettive. Se cambia il quadro politico-istituzionale tutto può succedere. Il tempo è un fattore determinante che non va sprecato. Io avevo chiesto un milione di euro per aprire i contratti di solidarietà e tutelare i lavoratori almeno fino al 31 dicembre, mantenendo in galleggiamento la società. Poi nel frattempo, complice anche i nuovi assetti regionali, si poteva puntare a qualche soluzione per risolvere la questione, chiedere un nuovo budget, reperire nuove risorse, ma mi sono ritrovato a combattere da solo. E le partite da soli non si vincono.
Un futuro incerto per i 125 lavoratori
La scelta di Damiano D’Autilia potrebbe essere, da un lato, un durissimo colpo per i 125 operatori, e rispettive famiglie, della partecipata dell’Ente che dopo mesi senza stipendio rischiano di perdere il loro posto di lavoro, oppure, dall’altro, l’estremo tentativo per ridare un minimo di rotta ad una barca che sembra ormai segnata al suo destino.
Da gennaio di quest’anno gli operatori di Alba Service hanno dato vita ad una serie di battaglie forti: dall’occupazione della Provincia durante una seduta del Consiglio all’arrampicata sulla Basilica di Santa Croce, al blocco della circolazione in via XXV Luglio e addirittura allo sciopero della fame.
Ora dopo le dimissioni di D’Autilia non restano che poche alternative nella rosa delle possibilità: o Alba Service è destinata alla chiusura, oppure bisognerà inventarsi qualcosa, magari anche sfruttando la nuova composizione della Giunta regionale, per tenere in vita centinaia di posti di lavoro. Ma il tempo stringe e non può essere sprecato.
Alessio Quarta