Casarano, Gallipoli, Tricase e in ultimo Ruffano: questo l’elenco dei comuni in provincia di Lecce commissariati a seguito delle dimissioni dei rispettivi Consigli comunali dal mese di aprile di quest’anno ad oggi.
Un “male” che colpisce tanto a destra quanto a sinistra, annullando di fatto le attese di una legge elettorale che punta invece alla stabilità dei governi locali, vittime troppo spesso di personalismi e contrasti all’interno delle stesse maggioranze
Tecnicamente si chiamano “dimissioni ultra dimidium” ed essendo atto congiunto della metà più uno dei consiglieri assegnati in un’assise cittadina non danno seguito alla surroga dei dimissionari, determinando così il contemporaneo scioglimento del Consiglio comunale. Tradotto in soldoni significa che sindaco, assessori e consiglieri comunali (anche quelli rimasti attaccati alla poltrona) dovranno tornare mestamente a casa, interrompendo anticipatamente il loro mandato amministrativo.
La “pratica” sta prendendo sempre più piede in Italia e soprattutto nel Salento, al punto che le rovinose cadute delle amministrazioni comunali per le congiunte e contemporanee dimissioni trasversali che una volta tanto mettono in sintonia maggioranze ed opposizioni sono ormai diventante più frequenti rispetto a quelle disposte dalle prefetture per le infiltrazioni mafiose. Segno dei tempi, evidentemente.
Tutto questo sembra un paradosso, se è vero, come è vero, che il sistema elettorale in vigore in Italia -sia che riguardi l’elezione delle assise parlamentari che quelle comunali- era stato concepito anche e soprattutto per garantire una certa stabilità alle amministrazioni. E così il premio di maggioranza assegnato alla lista o alla coalizione di liste nel caso dei comuni con popolazione superiore ai 15mila abitanti premiate dal voto spesso e volentieri va a farsi benedire. Tant’è che una maggioranza costituita dai due terzi dei posti assegnati per la gestione degli enti non fa più paura a nessuno, né tanto meno agli sconfitti delle urne. Il ribaltone, insomma, è sempre dietro l’angolo. Pronto a colpire in modo bipartisan indistintamente tanto a destra quanto a sinistra.
Il voto di ogni cittadino allora è sacro solo nel chiuso del seggio elettorale. E diventa (purtroppo) merce di scambio di questo o quel potente di turno, di questo o quel signorotto di paese, che a tutti i livelli è capace di ristabilire le forze anche oltre le volontà democratiche del popolo.
Negli ultimi tempi la storia, dalle nostre parti, si è ripetuta molto spesso. E nel giro di pochi anni (senza allargare di molto i confini temporali del campo di ricerca), Galatina, Nardò, Casarano Gallipoli (addirittura con l’en plein negli ultimi due mandati), Tricase e Ruffano (pochi giorni fa) in diversi tempi hanno assaporato l’ebbrezza del ribaltone che rimette tutto e tutti in circolo. Con buona pace, si fa per dire, dei cittadini che, richiamati al voto, dovranno sorbirsi un’altra scorpacciata di promesse e vane allusioni di una campagna elettorale imprevista ed imprevedibile. Come il destino di certi Consigli comunali.
La “strana” storia delle ultime crisi ai Palazzi di Città
Il virus del ribaltone sciogli-Consiglio comunale negli ultimi anni ha colpito 5 tra i 7 comuni più popolosi della provincia leccese. Ovvero Galatina, Gallipoli (quest’ultimo per ben due volte), Nardò, Casarano e Tricase. Elenco al quale, da ultimo, si è aggiunta Ruffano, “appiedata” mercoledì scorso. Questa la cronologia delle “cadute” illustri.
Giugno 2007 a Gallipoli – Il presidente-imprenditore Vincenzo Barba viene sfiduciato da 8 esponenti delle opposizioni e da 5 rappresentanti della sua stessa maggioranza di centrodestra appena un anno dopo le elezioni per le comunali.
Agosto 2009 a Galatina – Undici consiglieri, di cui 8 di minoranza e 3 della ex maggioranza di centrosinistra, si dimettono congiuntamente interrompendo il mandato a guida del sindaco Sandra Antonica avviato nel maggio del 2006.
Ottobre 2010 a Nardò – A staccare la spina dopo mesi di incomprensioni e diatribe generate all’interno della coalizione di centrosinistra che da più di tre anni sostiene il sindaco Antonio Vaglio sono in 16, ma in calce all’atto di dimissioni non figurano le firme dei consiglieri di minoranza del Pdl.
Aprile 2011 a Casarano – Dopo neanche due anni di governo, il triste destino coinvolge anche la giunta di centrosinistra “allargato” di Ivan De Masi, che nonostante sia alla guida di una coalizione costituita da 15 consiglieri su 20 deve accusare la botta per l’azione congiunta di 11 consiglieri, 6 dei quali facenti parte della sua stessa maggioranza.
Giugno 2011 a Gallipoli – Quattro anni dopo, il fatto si ripete ancora nella Città Bella. Nonostante un clamoroso rimpasto, il sindaco Giuseppe Venneri tre anni dopo il suo ritorno a palazzo Balsamo è sfiduciato dal “suo” centrodestra. Il consiglio comunale cade sotto il colpo “amico” di 4 esponenti della sua coalizione e di 7 rappresentanti dell’opposizione.
Luglio 2011 a Tricase – Dopo aver colpito l’entroterra e la fascia ionica della Provincia, il titivillus del ribaltone approda anche sulla sponda adriatica del Tacco. A farne le spese è la giunta di Antonio Musarò, rispedita a casa per decisione di 12 consiglieri comunali, dei quali 5 dissidenti dell’aggregazione maggioritaria di centrodestra eletta nell’aprile del 2008.
Luglio 2011 a Ruffano – Lo sgambetto arriva praticamente in casa per Carlo Russo, sindaco che dopo sedici mesi è costretto a lasciare la guida del paese per il vento contrario aizzato da 5 rappresentati della sua lista (tra i quali il vicesindaco e due assessori) e dai 5 esponenti delle minoranze.
Daniele Greco