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Cresce la protesta dei restauratori leccesi

Numerosi operatori del comparto Restauro vittime di un inattendibile regolamento che disciplina l’accesso al nuovo bando per l’acquisizione del titolo

 

Se si volesse esprimere in un’immagine la risma dell’attuale Governo nazionale, si potrebbe coraggiosamente prendere a prestito da quell’Italia futurista la figura di una macchina. Una politica dal taglio indifferenziato, un’imprudenza travestita da ragion di Stato, che ha come unico fine quello di razionalizzare, velocizzare il funzionamento della macchina-azienda Italia, il cui passato è una zavorra. Questa politica, rivoluzionaria nella misura in cui si giustifica a monte nella sua accezione originaria di “arte” del governo, sta investendo tutti i settori della res-pubblica ed è ben rappresentata da volti artistici ed eclatanti come quello di Brunetta, o meglio ancora come quello angelico e da “Giovanna D’Arco” della Gelmini..
Un volto ancora più memorabile è quello del ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi. Al centro della contesa vi è un decreto ministeriale del 29 settembre, un regolamento per “accedere a una prova di idoneità utile all’acquisizione delle qualifiche di Restauratore dei Beni Culturali e di Collaboratore dei Beni Culturali”. Lo scopo del bando, la cui scadenza è il 31 dicembre 2009, è di regolamentare le situazioni eterogenee che caratterizzano le attività del restauro in Italia, situazioni caratterizzate da professionalità maturate principalmente nei cantieri. La prova di idoneità è una sorta di transizione per una riabilitazione degli operatori del settore. In base al regolamento che disciplina l’accesso al bando, migliaia di restauratori rischiano di vedersi rinnegare i curricula. Uno degli elementi ostativi più eclatanti per l’accesso al bando, infatti, è che gli operatori dovranno dimostrare l’esperienza pregressa nel settore attraverso la presentazione di un certificato di “Regolare esecuzione dell’intervento di Restauro”, che dovrebbe dimostrare la responsabilità diretta nella gestione dell’intervento. Questa richiesta non tiene conto del fatto che la documentazione di cui viene fatta richiesta è stata introdotta dall’allegato D del DPR n. 34/2000, una tipologia di attestazioni del tutto sconosciuta all’ordinamento precedente al 2000, e che le autorità preposte alla tutela del bene non avevano alcun obbligo di rilasciare all’atto di ultimazione dei lavori; senza contare le lentezze e le lacune burocratiche degli enti preposti al rilascio della documentazione, a fronte della eccessiva prossimità tra la pubblicazione del bando e la scadenza dello stesso.
I sindacati dei costruttori sono sul piede di guerra contro la maschera di cera del Ministro Bondi, che ostenta silenzio e disinteresse verso le richieste di rivedere il regolamento del bando, o quanto di rinviarne la scadenza. I restauratori leccesi, in attesa della manifestazione organizzata per il 12 a Roma, sono scesi in strada nei pressi della Chiesa di Sant’Irene lo scorso 7 dicembre: “Se il Ministero dei Beni culturali continuerà a non dare risposte alle nostre istanze -ha dichiarato Simona Cancelli, coordinatrice provinciale di Fillea Restauro- il 12 dicembre scenderemo in piazza a Roma per manifestare il nostro dissenso”.

 

Alessandro Tomaselli