Continua la protesta del Conapo, il sindacato di categoria, che chiede al Governo un incremento dell’organico, un migliore trattamento retributivo e il riammodernamento del parco automezzi
È oggi uno dei Corpi dello Stato più apprezzati dagli italiani, soprattutto in seguito al prezioso lavoro profuso in occasioni di drammatici terremoti che hanno coinvolto il Centro Italia. Sono i Vigili del Fuoco, orgogliosi dell’affetto guadagnato dalla popolazione ma al tempo stesso delusi dalla scarsa considerazione riservata dallo Stato. Questo è almeno il pensiero del Conapo, il sindacato autonomo dei Vigili del Fuoco che lo scorso 16 febbraio ha manifestato il suo dissenso a Roma, davanti a Palazzo Montecitorio. Erano oltre 2mila i caschi rossi presenti, tra cui anche una folta rappresentanza del Conapo Lecce, guidato dal segretario provinciale Giancarlo Capoccia che spiega le ragioni della protesta: “Lamentiamo una carenza di organico di circa 3mila unità, che però rischia di arrivare a 5mila se si mantiene l’attuale bozza organica. In seguito ai tagli imposti dalla spending review degli ultimi anni, inoltre, l’età media dei pompieri è salita a 48 anni, incompatibile con l’efficienza che occorre per dare sicurezza ai cittadini. Il problema si fa poi sempre più grave anche in funzione del fatto che dopo la soppressione del Corpo Forestale, dei suoi 8mila uomini solo 361 sono stati indirizzati ai Vigili del Fuoco. Eppure le mansioni sono aumentate considerevolmente”.
E dal punto di vista logistico, grave è anche il quadro relativo al parco automezzi: con veicoli di soccorso di oltre 25 anni, che contano oltre 400mila chilometri e alcuni costantemente in manutenzione, il Conapo chiede un totale riammodernamento. Tra le richieste del sindacato, anche un adeguamento salariale ad altri corpi di Polizia: “La retribuzione di un vigile del fuoco ha una sperequazione che va dalle 300 alle 700 euro al mese rispetto ad un suo un parigrado delle forze di polizia, che già è sottopagato -sottolinea Capoccia-. Ampie differenze esistono nelle indennità di rischio: un vigile del fuoco qualificato arriva a percepire anche 95 euro al mese in meno di indennità di rischio rispetto ad un agente scelto. E più si va in alto con l’esperienza più il divario si fa profondo. Il Conapo ha anche chiesto il pareggiamento delle indennità per i corpi speciali, quali quello dei sommozzatori o degli elicotteristi. Il Governo dovrebbe inserire i Vigili del Fuoco all’interno del comparto sicurezza, disciplinato dalla legge 121/81; solo così potremo eliminare questo gap”.
Sotto questo ultimo aspetto, il ministro Marco Minniti ha dichiarato di aver trovato 50milioni di euro da inserire nel Decreto Madia, i quali però verranno divisi con il personale del Corpo che svolge solo servizio amministrativo, e che quindi percepirà aumenti superiori alla media dei loro omologhi del pubblico impiego.
Per Capoccia, lo Stato deve muoversi immediatamente: “Ci chiamano eroi, ma vogliamo solo essere trattati come tutti gli altri. I nostri problemi rischiano di ripercuotersi sulla popolazione: se lo Stato ci ha affidato la salvaguardia del cittadino, deve metterci nelle condizioni di farlo al meglio”.
E nel Salento preoccupa l’emergenza incendi
Le precarie condizioni lavorative denunciate dal Conapo si rispecchiano purtroppo in ambito locale, tranne che per un aspetto: l’organico dei caschi rossi salentini è infatti ancora proporzionato alle necessità del territorio, un dato in controtendenza che fa della provincia leccese un’eccezione a livello nazionale. I pompieri del Salento devono comunque fare i conti con mezzi vetusti, obsoleti e in continua manutenzione. Precaria, però, è anche la condizione in cui versa il Comando dei Vigili del Fuoco di Lecce in viale Grassi: i locali necessitano di una completa ristrutturazione ed è degli scorsi giorni il crollo dell’intonaco di una camerata, con il divieto di accesso esteso a tutto il personale.
La preoccupazione è anche rivolta a come i Vigili del Fuoco affronteranno quest’anno l’emergenza incendi, soprattutto dopo l’accorpamento del Corpo Forestale nei Carabinieri. Con molta probabilità si dovrà continuare a fare ricorso ai mezzi della Protezione Civile, ma per il futuro Capoccia auspica dei cambiamenti: “Bisogna portare a livello provinciale la gestione delle sale operative unificate, oggi coordinate a livello centrale a Bari. Solo così riusciremo a gestire la campagna antincendio boschiva, soprattutto dal punto di vista del soccorso tecnico urgente”.
Alessandro Chizzini