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Cent’anni di poesia

È questa l’eredità lasciata al ‘suo’ Sud dal poeta, saggista e traduttore Vittorio Bodini, di cui lo scorso 6 gennaio si è celebrato il centenario dalla nascita con una mostra che giungerà al Must di Lecce il 14 febbraio. Curatrice della mostra la figlia Valentina, che ci ha parlato di suo padre e dell’influenza che ha avuto su tanti artisti contemporanei 

 

“Un uomo destinato al coraggio”, come suggerisce il nome della mostra inaugurata lo scorso 6 gennaio a Roma, presso le sale della Rocca Colonna di Castelnuovo di Porto. Testimonianze, fotografie, documenti e omaggi in poesia, per celebrare la ricorrenza dei 100 anni dalla nascita del poeta, saggista e traduttore che ha legato indissolubilmente la sua opera all’identità della terra salentina. 

La mostra raggiungerà Lecce nel mese di febbraio, e come annunciato dal sindaco Paolo Perrone, presente all’inaugurazione della mostra romana, sarà temporaneamente ospite delle sale del Museo Storico, per poi diventare, arricchita dal contributo dei materiali custoditi dal Fondo Bodini dell’università del Salento, una mostra permanente. In concerto anche all’attività del Centro Studi “Vittorio Bodini” di Cocumola (Minervino di Lecce), fondato circa un anno fa dall’unica figlia ed erede del poeta, Valentina Bodini.

Innanzitutto, presidentessa, potrebbe condividere con noi le sue impressioni della mostra romana da poco inaugurata? 

Si tratta di qualcosa che ho voluto fortemente. Sono stata molto felice di vederla realizzata e sono stata anche molto emozionata perché una cosa è volerla e una cosa è vederla in pratica. Probabilmente attraverso questa mostra è stato percepito da molti un aspetto di lui che forse non era conosciuto, un modo di diffondere per immagini e per emozioni secondo me molto efficace. La giornata nel complesso mi sembra che sia andata benissimo. Anche i propositi dell’Amministrazione di Lecce sono i migliori possibili. 

Si riferisce alle intenzioni di Paolo Perrone di dar una sede permanente a Lecce alla mostra?

Sì, come è stato annunciato la mostra sarà al Must dal 14 febbraio, ma la cosa importante è che si è parlato di trovare una location per mantenere in modo permanente la mostra. Mi sono anche offerta di donare alla città di Lecce tutto ciò che possa essere legato a mio padre. Credo sia qualcosa di importante, quello che rimane, indipendentemente da me e dall’Amministrazione. 

Di ritorno dall’appuntamento a Roma, come pensate di celebrare questo importante anniversario? Quali attività avete pianificato come Centro Studi?

Le attività sono sempre legate ai rapporti con il Comune, con la Regione o comunque con le istituzioni. Oltre agli appuntamenti organizzati con il Comune stiamo lavorando ad una nuova versione del Premio Bodini, per farlo diventare un premio di importanza nazionale. E in più ci saranno attività che riguardano convegni e situazioni fuori dal Salento. Il centenario in questo senso dà spunto a molte occasioni. 

Cosa rappresenta Vittorio Bodini e di quali valori culturali si è fatto portavoce?

Mio padre è morto da 44 anni. Il fatto che comunque tutto quello che ha fatto, detto, scritto, possa ancora viversi come attuale penso sia qualcosa di molto importante. Quello che io vedo in mio padre è che ha una grande capacità di ispirare altri artisti. Basta vedere i vari omaggi che sono stati fatti nei confronti di Vittorio Bodini e del livello, della qualità delle performance che sono uscite fuori. Parlo di artisti di varia natura, da chi ha musicato le poesie a chi ha semplicemente composto della musica. E parlando di pianoforte penso agli Ecovanavoce e ad Andrea Padova. Riesce a ispirare molto nuove forme di arte. Ed è la cosa più bella perché credo che l’arte debba chiamare arte. 

La figura suo padre è strettamente connessa all’identità del Sud, al punto che addirittura ha affermato “l’ho inventato io”. Ma lui che visione aveva del ‘suo’ Sud?

Lui con il Sud aveva un rapporto molto conflittuale. E in parte devo dire conoscendo il Sud e scoprendo il Sud lo capisco ogni giorno di più. Noi parliamo del paese più bello che esista, una terra meravigliosa, ma che ha poi delle dinamiche, delle difficoltà nel portare delle innovazioni. Non è un territorio facile, non è una mentalità facile. Io credo che lui si sia spesso tormentato e abbia combattuto per questa ragione. 

Lo stesso Bodini ha imparato ad apprezzare il Salento guardandolo attraverso il filtro della sua esperienza andalusa. Questa visione così europea può contribuire a scrivere l’identità della città che oggi affronta la sfida di divenire la Capitale Europea della Cultura per il 2019? 

Sicuramente, quello che abbiamo cercato di fare con questa mostra era proprio questo. Perché poi non è solo l’Andalusia, non è solo la Spagna. Ci sono collegamenti e ci sono testimonianze importanti. Lui quello che ha fatto è un collegamento fra la Spagna e il nostro sud. L’apertura, i contatti. Addirittura ha scritto dei saggi in lingua spagnola editi in Spagna, per cui il respiro europeo è sicuramente forte. 

 

Valentina Zammarano