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Borgo San Nicola, un carcere sotto accusa

Nei confronti dell’amministrazione penitenziaria è stato riconosciuto il reato di lesioni della dignità ai danni di quattro detenuti (tre italiani e uno straniero)
 
Il Tribunale di sorveglianza di Lecce ha condannato l’amministrazione penitenziaria del carcere leccese di Borgo San Nicola al pagamento di un risarcimento nei confronti di quattro detenuti, di cui tre italiani e uno straniero, affidatisi all’avvocato Alessandro Stomeo. Il giudice Luigi Tarantino, ravvisando la scarsa adeguatezza del regime penitenziario, ha riconosciuto il reato di lesioni della dignità e dei diritti nei confronti dei quattro detenuti di cui sopra, che in virtù della sentenza saranno risarciti in proporzione alla durata della detenzione e alla modalità deprecabile in cui essa è stata vissuta. 
La Casa circondariale è oltremodo affollata, basti pensare che in celle appena superiori agli 11 metri quadrati -quindi agibili per una sola persona- vivono tre detenuti che possono contare ciascuno su uno spazio di appena un metro e mezzo. Non solo, la cella gode di una sola finestra, un bagno senza acqua calda e riscaldamenti accesi per una sola ora al giorno. Il tutto ha davvero dell’incredibile e dovrebbe aprire riflessioni profonde che abbraccino l’intera società civile ed i nostri rappresentanti politici ancor di più di quanto già stia avvenendo Il ricorso prende perciò in considerazione l’innegabile impossibilità per i detenuti di svolgere qualsiasi attività, violando soprattutto l’articolo 27 della Costituzione, e per converso il principio spesso criticato che la pena abbia una finalità sostanzialmente rieducativa.
 È da sottolineare che la decisione del tribunale arriva dopo quella della Corte Europea dei Diritti dell’uomo che nel 2009 aveva condannato l’Italia per i danni morali e fisici subiti da un detenuto bosniaco nel carcere romano di Rebibbia. Anche nelle celle del penitenziario capitolino, la Corte aveva rilevato la mancanza di spazio minimo sufficiente per ciascuna persona, evidenziando come questo standard fosse assai inferiore ai minimi stabiliti dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura. Intanto c’è da registrare la sobria soddisfazione della avvocato Stomeo: “Si tratta di un’ordinanza coraggiosa e approfondita -ha commentato l’avvocato- che mette a nudo i deficit strutturali e funzionali del sistema penitenziario e il sovraffollamento e le carenze di servizi che i detenuti sono costretti a subire”. 
 
Francesco Covella