Dopo il voto compatto dell’assise municipale, all’opificio sarà vietato riprendere a funzionare: ritornerà infatti in vigore l’ordinanza n. 42 emessa nel marzo scorso dal sindaco Antonio Fitto
Il Consiglio comunale alla fine è riuscito a trovare una quadratura unitaria intorno alla Copersalento. Il documento approvato all’unanimità nella seduta del 30 ottobre scorso infatti stabilisce “di dare mandato al sindaco affinché, nel pieno esercizio del suo potere di vigilanza sulle industrie insalubri e pericolose, valuti l’opportunità, sussistendone i presupposti, di revocare l’ordinanza n. 134 del 21 agosto 2009”, atto con si sospendeva a tempo determinato, 120 giorni, il provvedimento emesso dal sindaco di Maglie, di chiusura della Copersalento; revocare la delibera del 7 settembre 2009 che prevedeva di dare mandato al sindaco di promuovere la costruzione di un termovalorizzatore coinvolgendo i 46 comuni dell’Ato Lecce 2, la Provincia quale organo competente in materia ambientale e il presidente della Regione nella veste di commissario straordinario in materia di rifiuti, anche in virtù della nota Ato Lecce 2 n. 1616 del 3 settembre 2009, ferma restando la contrarietà del Comune di Maglie alla realizzazione di impianti di combustione in territorio comunale e indipendentemente da eventuali modifiche nel Piano Regionale dei Rifiuti; sollecitare all’attenzione degli enti competenti la predisposizione e la realizzazione di un piano per la bonifica dei terreni contaminati”.
Una deliberazione che è stata favorita, oltre che dalla pressante richiesta delle associazioni, dalle valutazioni dei dirigenti dell’Arpa che, nel corso della stessa seduta consiliare, avevano affermato che nel territorio di Maglie “c’è un’emergenza sanitaria ancora in atto e c’è un ruolo per tutte le autorità che hanno responsabilità in ambito sanitario”. Infatti, ricordava il documento, proprio di recente “ci sono stati altri 40 capi di bestiame contaminati dalla diossina appartenenti ad un’azienda poco distante dalla zona industriale di Maglie, ciò a riprova del fatto che l’emergenza sanitaria non è ancora rientrata”. A causa delle diffusione di tali notizie, aveva riportato il testo, “persiste un allarme sociale che potrebbe creare situazioni di rilevante criticità per la sicurezza e l’ordine pubblico. Il territorio inoltre risulta essere ancora fortemente provato dall’inquinamento ambientale visto che la diossina ha tempi di dimezzamento tra i 7 e gli 11 anni”.