Cerca

Bat, il Comune “congela” i terreni e dice no alla chiusura

Il Consiglio comunale all’unanimità approva una serie di provvedimenti per salvaguardare lo stabilimento leccese e scongiurare ogni possibile speculazione futura
 
Il mantenimento della produzione manifatturiera a Lecce, dove il tabacco si produce da oltre 200 anni, ed il “congelamento” della destinazione d’uso degli immobili e dei terreni su cui sorge la ex Manifattura Tabacchi, in modo da scongiurare ogni possibile speculazione futura. Sono stati questi i due punti fondamentali dell’ordine del giorno redatto dai capigruppo di Palazzo Carafa e che il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità al termine della seduta monotematica sulla crisi della Bat. L’ordine del giorno “blinda” così politicamente e tecnicamente la posizione del Comune sulla chiusura dello stabilimento leccese, prevista per fine anno. Una seduta di Consiglio arrivata alla vigilia della due giorni di incontri romani sulla vertenza e che ha consegnato al sindaco di Lecce, Paolo Perrone, le istanze del territorio compatto nelle sue richieste. 
Alla seduta, appositamente convocata per consentire il confronto con la città, c’erano i sindacati ma i vertici dell’azienda erano assenti. Secondo il segretario provinciale della Uil, Salvatore Giannetto, l’assenza  si spiega con la volontà di “non bruciare la posizione che avranno al tavolo di mercoledì. Tuttavia, il comportamento della British American Tobacco resta poco comprensibile, noi sindacati ci siamo già detti disponibili a trattare sui turni per recuperare anche quei miseri 6 punti di distacco con gli standard degli stabilimenti tedeschi, eppure la società sembra non fare passi indietro rispetto alla chiusura”. 
Delle stesso avviso è anche il primo cittadino di Lecce, Paolo Perrone. Una volta bloccata la destinazione urbanistica dell’area ed espresso la solidarietà alle quasi 500 famiglie dei lavoratori (tra assunti della Bat, ex Monopoli e addetti ai vari settori), il Consiglio delega il primo cittadino a rappresentare il capoluogo nel tentativo di scongiurare la chiusura dello stabilimento leccese, unico dei sette italiani rimasto in piedi. Un passaggio delicato su cui il sindaco non lesina dubbi: “La Bat non ha mai davvero risposto alle domande che questo territorio le ha posto, si è limitata a rassicurare i lavoratori sui prossimi 3 anni, ma non per quello che riguarda il futuro”. Intanto però sui tempi dell’intervento ministeriale non erano mancate le polemiche politiche con il botta e risposta tra l’on Pd Teresa Bellanova ed il deputato Pdl Luigi Lazzari: “Fitto si è finalmente accorto della vertenza Bat”, aveva detto lei; “La smetta di giocare alla sindacalista”, aveva risposto lui.  E nemmeno i modi dell’intervento piacciono a tutti, tanto che la vice di Nichi Vendola, Loredana Capone, aveva ricordato al ministro Fitto che “il tavolo tecnico di mercoledì non è quello richiesto, ne occorreva uno politico attivato presso il Consiglio dei Ministri. La vertenza -spiegava la Capone- è politica e non basta un tecnico del Ministero ad ascoltare il grido d’allarme di un intero territorio”. E poi aveva avvertito: “La Regione non resterà a guardare per sentirsi chiamare in causa solo quando serviranno i fondi”; dal canto suo Raffaele Fitto aveva risposto: “Nessuno sarà escluso, mettiamo da parte le polemiche”. Ma sullo sfondo intanto non è mancata la pagina legata alle accuse di possibili interessi economici legati alla riconversione annunciata dall’azienda. 
 
Alessandra Lupo