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Biomasse, scontro finale

È guerra tra Italgest e Comune di Lecce sulle biomasse. Da una parte, la prospettiva della perdita di 250 posti di lavoro; dall’altra, il rischio per la nostra salute giacché, come afferma l’oncologo Serravezza, le emissioni derivanti dalla combustione di biomasse possono determinare un aumento dei tumori. Intanto, in provincia di Lecce, cresce sempre più la mortalità per neoplasie
 
Da un lato un imprenditore, Paride De Masi, che vuole investire nel proprio territorio. Dall’altro un sindaco, Paolo Perrone, che vuole difendere la qualità di vita nella sua città. Dall’altro ancora una collettività preoccupata per l’inquinamento ambientale e per i rischi connessi alla salute. E in mezzo 250 dipendenti che rischiano di trascorrere un Natale “al freddo e al gelo”, se si concretizzerà la chiusura annunciata da Italgest per il 31 dicembre. 
Gli esperti da tempo denunciano il rischio a cui  siamo sottoposti a causa dell’aumento di emissioni inquinanti nell’aria e non solo perché le forme di inquinamento sono tante. Giuseppe Serravezza, noto oncologo, da tempo è costretto al ruolo della “triste Cassandra”: parla di un quadro allarmante e preoccupante che non lascia presagire nulla di buono. In 15 anni, secondo i dati in possesso della Lilt, la Lega Italiana Lotta Tumori, abbiamo raggiunto le percentuali di mortalità del Settentrione. Un elemento tanto più inquietante se consideriamo che siamo partiti con un dato di mortalità inferiore del 20% rispetto al Nord. Intanto, i lavoratori sono preoccupati per il loro posto di lavoro e sull’argomento salute non si esprimono. Sono solidali con il presidente di Italgest, Paride De Masi e annunciano una serie di azioni per denunciare tutto il loro disagio. “Invieremo al sindaco Perrone una raccomandata con le nostre lettere di licenziamento”, ripetono come un mantra i dipendenti. “Non mi fanno lavorare”, il refrain di De Masi. 
La goccia che ha fatto traboccare il vaso? L’affissione, voluta dall’Amministrazione comunale leccese, dei manifesti 6×3 con su lo slogan “Non biomassacriamo l’aria”. A questo punto Italgest ritiene che siano venute meno le condizioni per operare e ha deciso di delocalizzare, ossia spostare i suoi progetti in Europa e in Africa. Perché? Troppi “no”, ha più volte dichiarato De Masi: “Pochissimi i progetti che hanno visto la luce”. In pratica, secondo quanto affermato da De Masi, i progetti giunti a compimento sarebbero davvero limitati: un po’ di fotovoltaico, un parco eolico a Nardò e neanche una centrale a biomasse. 
Questa delle centrali a biomasse è da sempre una spina nel fianco di Italgest. Si è partiti nel 2006 con un protocollo d’intesa firmato da Regione Puglia Assessorato Risorse Agroalimentari, Provincia di Lecce, Comune di Lecce, Comune di Casarano, Confindustria Lecce, Coldiretti Lecce e Gruppo Italgest quale soggetto proponente. Con quel protocollo fu concordata l’apertura di due centrali: una a Casarano e una a Lecce. La storia della centrale a Casarano ha avuto varie vicissitudini: il sindaco dell’epoca, dopo aver firmato il protocollo d’intesa, ritirò la disponibilità dell’area perché nel frattempo si era reso conto che, nell’area destinata all’insediamento, vegetavano circa 100 alberi di ulivo che l’Amministrazione non intendeva sradicare. A quel punto, il numero uno di Italgest inoltrò richiesta al Comune di Collepasso per ottenere 100mila mq di suolo ricadente in area Pip e insediare lì una centrale a biomasse. L’Amministrazione manifestò la sua disponibilità, ma la dura protesta dei cittadini mandò a monte il progetto. 
Adesso De Masi deve fare i conti con l’indisponibilità del sindaco Perrone e, dal suo punto di vista, è un ennesimo stop non sostenibile. Una delle critiche più pressanti che vengono mosse a questo tipo di impianto riguarda la “filiera”: in sintesi, l’approvvigionamento della materia prima che deve essere utilizzata come combustile. Infatti, se le centrali termiche sono di piccole dimensioni possono essere alimentate con biomasse locali, altrimenti bisogna trasportare la materia prima da luoghi lontani. Poi vi è la preoccupazione delle emissioni in un territorio che ha puntato tutto sul turismo e sulla bellezza della natura. Insomma, ci sono le ragioni di tutti a pesare sul piatto della bilancia. L’azienda ha sempre manifestato ferma volontà a investire qui e denuncia che i progetti vengono stoppati “per pura demagogia”. Secondo De Masi le decisioni degli enti locali, in Puglia, sono in netta controtendenza con quanto accade nel resto del mondo dove si cerca di ridurre le emissioni determinate dalla combustione di fossili aumentando quelle da fonti rinnovabili. 
Il “batti e ribatti” a distanza tra il sindaco Perrone e il presidente di Italgest De Masi è senza mezzi termini. Se Paolo Perrone affigge manifesti con contorno di maschere antigas, Paride De Masi gli rammenta l’incongruenza di non volere gli impianti a energia rinnovabile, ma di schierarsi al fianco dei lavoratori che producono sigarette. Un clima che non lascia presagire tregue. 
 
Maddalena Mongiò