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Anno Domini 1480

L’occupazione turco-ottomana di Otranto ed il martirio di Antonium Primaldi et Socios Martyres Hydruntinos, in una preziosa ricostruzione storica di monsignor Paolo Ricciardi

 

“Il presente lavoro è stato da me realizzato con il desiderio di unirmi all’immenso coro di quanti devotamente continuano ad onorare i valorosi Eroi, di cui circa 6mila otrantini, caduti nella difesa della Città e della Patria, e gli 800 gloriosi Martiri della Fede, decapitati sul colle della Minerva, perché, invitati ad accettare l’Islam, non hanno rinnegato la Fede cristiana”.
In queste poche righe, monsignor Paolo Ricciardi è abilmente riuscito a condensare le ben 917 pagine di documenti e di storia che costituiscono il primo dei due volumi Gli Eroi della Patria e i Martiri della Fede: Otranto 1480-1481, interamente scritto consultando ed attingendo a fonti archivistiche e documentali esclusivamente di origine ecclesiastica. Il secondo volume, di prossima pubblicazione, racconterà invece la vicenda della presa di Otranto da parte dei Turchi attraverso documenti di sola origine laica, perché, come scrive Alessandro Laporta nella presentazione del volume appena pubblicato, solo così “emergerà in maniera più evidente il filo conduttore del ragionamento: anche se le logiche, le finalità, i condizionamenti potranno apparire diversi, in conclusione le parallele dovranno incontrarsi, nell’apparente irrazionalità di un evento, incomprensibile alla luce del comune umano sentire, spiegabilissimo agli occhi della fede”.
Un lavoro, quello di monsignor Ricciardi, sì di grande pregio editoriale ma soprattutto di forte interesse storico e storiografico. “Come un archeologo -scrive ancora Laporta- che avanza lentamente nelle stratificazioni del terreno ed analizzando i reperti si fa un’idea sempre più completa della situazione, o come un restauratore che ripulisce dalle spesse incrostazioni il dipinto originale, qui ci viene offerta una straordinaria e privilegiata chiave di lettura che partendo dai dati più recenti riconduce ai giorni del martirio”.  Tutto attraverso i testi. Testi del XV secolo, come quelli di Ilarione da Verona e di Diego Rodriquez Almela de Murcia; del XVI (tra questi il Galatino, Leandro Alberti e Francesco de Cesanis); del XVII, e pensiamo subito a Lucio de Morra, Francesco de Araujo, Pompeo Gualtieri; del XVIII, citando soltanto Francesco Maria de Aste, Ludovico Antonio Muratori, Giuseppe de Rossi; del XIX, e ricordiamo Saverio de Marco e Salvatore Bressi; del XX, con particolare attenzione ai testi di Luigi Maroccia, Federico Renzullo, Ugo De Blasi, Raffaele Calabro e Grazio Gianfreda. Di grande interesse anche la lettura dei testi prodotti in occasione de V centenario degli Eroi e Martiri di Otranto, e delle carte del processo diocesano del 1991 per la canonizzazione degli Ottocento martiri. A corredo di tutto ciò, il volume di monsignor Ricciardi riporta anche ben 21 appendici, tra le quali: Alcuni miracoli dei Martiri, Preghiere e litanie in onore dei Martiri, Innografia otrantina, Lapidi e bassorilievi, I papi e Otranto.  Ed è sempre Laporta ad illustrarci -nella Presentazione- come l’Autore sia riuscito a riportare, attraverso l’analisi dei testi esaminati, ogni fase della vicenda narrata, con abbondanza di dettagli: la storia dei processi e la loro sintesi, gli spostamenti delle sacre spoglie fino alla collocazione in Cattedrale e nella chiesa napoletana di Santa Caterina a Formiello, le chiese intitolate a Santa Maria dei Martiri in Otranto e fuori Otranto, la decodificazione della non facile iconografia che compare sulle colonne del Riccardi, il trattamento delle reliquie da parte dell’Arcivescovo Salvatore Bressi, i cenni storici sulla religione di Maometto e la civiltà turca.
“Non vi è al mondo una città che abbia avuto una vicenda dolorosa e gloriosa come Otranto”: così apre il volume monsignor Ricciardi, ricordando “i tredici mesi di occupazione turca, dall’agosto 1480 al settembre 1481, e quanto è stato perpetrato in quel periodo” attraverso le descrizioni di “autorevoli personalità, anche di spicco, ecclesiastiche e civili, da illustri storici del tempo e da alcuni otrantini superstiti, nelle loro deposizioni in qualità di testimoni oculari”. Descrizioni a tinte spesso forti, che raccontano “fatti e misfatti, eroismi e colpevolezze” avvenuti nella città di Otranto e dintorni durante l’occupazione turca, assecondando un “filone storico immediato, serio, fedele”. Su tutto, “l’eroismo degli otrantini nella difesa della città e della fede cristiana, il martirio degli 813 sacrificati sul Colle della Minerva”.
Ecco allora Otranto qualificarsi come “città di Eroi e di Martiri”, con il 14 agosto 1480 che da allora è sempre stato ritenuto “il giorno della testimonianza della fede cristiana contro la proposta turca di abbracciare la religione musulmana, quasi continuazione e coronamento dell’eccidio avvenuto in cattedrale il 12 agosto, con l’uccisione dell’arcivescovo Stefano Pendinelli, dei canonici e dei religiosi”. E dopo il martirio, per Otranto, anche l’oltraggio della profanazione dei luoghi sacri. Scrive a tal proposito il domenicano Leandro Alberti: “Uccisi adunque i santi martiri, et fatti servi tutti i fanciulli con le donne, avanti ogni cosa i perfidi Turchi rovinarono tutti i Monasteri, et delle chiese ne fecero loro Moschee guastando tutte le immagini de i santi, acciò non vi rimanesse alcun segno della fede di Christo”. Ma il “segno della fede di Christo” rimaneva, forte, invitto. Indelebile. Ed erano stati proprio loro -i Turchi- inconsapevolmente a lasciarlo. Nel sangue versato dagli Eroi (della Patria) e dai Martiri (nella Fede).
 

 

Dario Massimiliano Vincenti