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Andrea Caroppo: “La Puglia? Mai più fanalino di coda d’Italia”

Crisi economica, emigrazione e calo demografico sono le criticità che il futuro governatore di Puglia dovrà affrontare nell’immediato. Le soluzioni secondo il consigliere regionale? Investire in politiche a sostegno della famiglia, più equità fiscale, investimenti nel settore industriale e percorsi universitari in grado di produrre i professionisti di cui il territorio ha davvero bisogno 

 

Settimane convulse queste per la politica pugliese. Ma settimane che si inseriscono in un periodo complicato per la politica italiana tutta. Le classi dirigenti che paiono distanti anni luce dai cittadini e “sconnesse” dal loro sentire, la crisi economica che morde la classe media e le categorie più deboli, il futuro del paese, i giovani, frustrate dalla crisi occupazionale.

Abbiamo voluto dialogare con un uno dei pochi giovani impegnati in politica, il salentino Andrea Caroppo. Classe 1979, Caroppo eÌ€ cresciuto a Minervino di Lecce, eÌ€ sposato con due figlie. Avvocato, ha respirato politica sin da bambino fino a diventare un punto di riferimento già nel mondo giovanile e universitario. Nel 2010, a 31 anni, eÌ€ stato eletto consigliere regionale tra le fila dell’opposizione e segretario dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale. 

Caroppo, ci avviamo alla chiusura della consiliatura regionale. Qual è il suo bilancio di questa esperienza?

Comincio con una premessa: non amo il “politichese” e men che mai il “burocratese”, per cui vi risponderò con il linguaggio della concretezza e della franchezza che mi contraddistingue. Sicuramente per me il bilancio eÌ€ estremamente positivo, soprattutto dal punto di vista umano. Cinque anni fa gli elettori mi hanno concesso un grande privilegio, un privilegio che non riposa nella carica ma nel servizio: mi hanno concesso di fare quello che amo, cioè di servirli, di servire questo territorio, battendolo quotidianamente palmo a palmo, di sedermi ad ascoltarli per ore in ogni angolo del Salento, di conoscere meglio i problemi e individuare insieme a loro le possibili soluzioni.

Solo questo?

Non posso negare che una proposta di legge fatta propria anche dalla maggioranza, un ordine del giorno approvato, una interrogazione riuscita, un problema concreto risolto sono certamente soddisfazioni che ho avuto, e in gran numero, in questi anni. Ma nessuna di esse sfiora la gratificazione che deriva dalla fatica di essere a servizio quotidiano di migliaia di cittadini di ogni lembo della terra che ami e che non smetti di conoscere nelle sue pieghe più nascoste e, troppo spesso, drammaticamente sofferenti. 

A proposito di sofferenza: come sta questa regione e come stanno i pugliesi?

Male, molto male. E ancor prima che dai dati ufficiali io lo vedo sulla pelle di tanti amici. Altro che “Puglia migliore” (slogan di Vendola), siamo diventati fanalino di coda d’Italia! Non possiamo prenderci in giro: la Puglia eÌ€ una regione in piena emergenza sociale, dove si continua a emigrare, a non fare figli, a impoverirsi perché manca il lavoro. Dove l’industria quasi non esiste più, i consumi delle famiglie crollano e gli occupati sono ai minimi storici. Una Regione a rischio desertificazione umana e industriale. 

Quale di questi dati negativi la colpisce di più? 

Due in particolare. Da diversi anni la Puglia conosce un costante aumento esponenziale e vertiginoso del flusso migratorio, che tocca percentuali altissime tra i giovani e i laureati. È la mia generazione, sono i miei amici! Non possiamo andare avanti cosiÌ€, scappano tutti.

L’altro? 

La Puglia versa in una crisi demografica senza precedenti: i morti hanno superato i nati, il cui numero ha toccato il suo minimo storico, il valore più basso mai registrato dal 1861. Se continuiamo cosiÌ€ tra qualche decennio la Puglia sarà come i villaggi abbandonati del “vecchio West”.

Possiamo coltivare la speranza di invertire queste tendenze?

Non possiamo: dobbiamo! Tutto questo eÌ€ il risultato anche di anni di slogan e di improvvisazione, di disinteresse per il territorio, di politiche ideologiche e settarie, ostili all’impresa, alla famiglia, alla vita.

Tanto da fare, dunque. Ma dove cominciare?

Poiché ad approfondire l’emergenza sociale eÌ€ l’intreccio perverso tra crisi socio-economica e crisi demografica, da qui bisogna partire: eÌ€ giunta l’ora di contrastare sollecitamente -attraverso vigorose politiche di sostegno alla natalità e alla famiglia- questa tendenza alla perdita di peso demografico se non si inverte la quale la Puglia rischia uno ‘tsunami’ dalle conseguenze sociali ed economiche insostenibili. 

In concreto?

Sono giovane marito e padre, e so che serve una legge regionale per la promozione del benessere familiare e della natalità che superi la Legge Regionale n. 19/2006. Servono politiche di incentivo e sostegno al matrimonio e alla natalità prima e di armonizzazione tra vita familiare e vita lavorativa poi. Serve maggiore equità fiscale, in specie attraverso l’adozione del c.d. “fattore famiglia”. Servono serie politiche abitative familiari e di housing sociale per le giovani famiglie.

E poi?

E poi bisogna contrastare l’emigrazione favorendo sviluppo e occupazione. Occorre una politica economica non ideologica, che favorisca l’aumento della domanda e punti prioritariamente sull’industria come elemento catalizzatore della crescita e dell’occupazione, consolidando e adeguando l’attuale sistema produttivo e riqualificandone la specializzazione. Occorre una politica che favorisca la penetrazione in settori in grado di creare nuove opportunità di lavoro, di una rinnovata strategia di politiche ‘attive’ del lavoro e della formazione. Non ha senso continuare a puntare sul terziario, a sfornare professionisti (disoccupati) se non c’eÌ€ il primario.

Si spieghi meglio. 

Gli anni spesi nella rappresentanza studentesca e universitaria mi avevano già fatto maturare una convinzione che poi ho rafforzato: realizzare -come invece eÌ€ stato fatto in questi decenni- “l’università sotto casa”, con magari la più ampia scelta di facoltà e corsi, nella nostra regione non serve ad altro se non a creare illusioni ed sfornare disoccupati. Occorre invece avere il coraggio di abbandonare la comoda formazione generalista, individuare ciò di cui il territorio ed il suo sistema economico ed occupazionale hanno bisogno e su cui sono disposti ad investire, puntare su percorsi di eccellenza. Diversamente, avremo tantissimi pugliesi laureati ma tanti concittadini disoccupati e frustrati in un territorio incapace di innovarsi e qualificarsi. Questo sforzo di onestaÌ€ e coraggio eÌ€ chiesto anche alla politica ed alle istituzioni del territorio da cui troppo spesso partono slogan dal facile applauso.

La vedremo ricandidato al Consiglio regionale?

Sono giovane e amo troppo i pugliesi e i salentini da restare in pantofole, sul divano a guardare la tv.