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La campagna di Francia

L’embargo disposto dal ministro dell’Agricoltura francese Stephane Le Foll (e avvallato dall’Unione Europea) che blocca l’importazione di ben 102 specie vegetali pugliesi a rischio infezione da Xylella fastidiosa rischia di diventare la nuova “Waterloo” per i cugini d’Oltralpe: i salentini, infatti, non ci stanno e attraverso i social lanciano il boicottaggio dei prodotti francesi 

 

Dopo la scure delle asce e delle motoseghe sugli ulivi che si presumono colpiti dalla Xylella fastidiosa, sulle piante prodotte in Puglia si abbatte anche la scure del mercato dopo l’embargo con cui la Francia, attraverso un divieto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale d’oltralpe il 4 aprile scorso, ha vietato l’introduzione in territorio francese di ben 102 specie vegetali, compresi prodotti come l’avocado, l’erba medica, l’oleandro, la quercia e l’acero, agrumi, viti, l’oleandro e una serie di piante che finora non colpite dal batterio, al fine di evitare la diffusione della malattia. Una scelta, quella del Ministro dell’Agricoltura Stephane Le Foll, che era nell’aria già dal mese di gennaio quando il dicastero francese aveva sollecitato la Comunità Europea a prendere provvedimenti seri per cercare di delimitare il contagio.

E l’embargo di questi giorni ha proprio un duplice bersaglio: colpire direttamente le produzioni vivaistiche pugliesi per mandare un messaggio indiretto all’Unione Europea, caldeggiandone interventi più radicali per debellare la Xylella fastidiosa. Fatto sta che in questo gioco di specchi ad essere fortemente penalizzati sono solo e soltanto i vivaisti pugliesi, molti dei quali già fermi da un anno dopo il blocco imposto per evitare il contagio su nuove specie della malattia che sta falcidiando gli ulivi del Salento. In ballo ci sono cifre importanti visto che stiamo parlando di un settore strategico dell’agricoltura della nostra regione e fortemente in crescita come testimoniato dai dati diffusi da Coldiretti nei giorni scorsi: 185 milioni di euro di valore, con un’incidenza dell’11,4% della produzione pugliese su quella nazionale. Negli ultimi dieci anni, ricordano da Coldiretti, il vivaismo pugliese è stato leader nella crescita di tutto il comparto del centro-sud Italia con un incremento di 632 unità lavorative. Tutto questo senza dimenticare le ripercussioni che un blocco del genere potrebbe comportare anche sul turismo e sull’immagine di un territorio, quale quello salentino, che è da anni ormai tra le mete preferite dagli stranieri non solo per la bellezza del mare, ma anche per le caratteristiche dell’entroterra, in particolar modo per la bellezza di ulivi monumentali. 

I guai potrebbero, però, non essere finiti dal momento che anche Spagna, Grecia e Portogallo, tradizionali Paesi importatori delle nostre colture, potrebbero decidere di seguire l’esempio francese.

Anche perché la Commissione Europea ha, in qualche modo, avallato la scelta di Le Foll definendola “in linea con la legislazione Ue la quale prescrive che in caso di pericolo imminente uno stato membro può immediatamente prendere misure ulteriori contro le importazioni da Paesi terzi e notificare alla Commissione gli interventi che vorrebbe venissero presi, come ha fatto la Francia”. 

 

“Io non compro francese”

 

La decisione presa dal Ministero dell’Agricoltura francese ha immediatamente generato un vespaio di polemiche e di reazioni. A partire dall’omologo italiano, il ministro Maurizio Martina, in visita nei giorni scorsi a Lecce per sondare da vicino le evoluzioni del Piano Silletti, che non ha esitato a bollare la scelta di Le Foll come “ingiusta, inopportuna e che fa male all’intera comunità. Il fatto che uno Stato avanzi unilateralmente un’iniziativa -ha sottolineato il Ministro- non fa bene alle decisioni complessive della Comunità Europea”. Peccato che da lì a poche ore il portavoce della Commissione Europea abbia di fatto smentito il ministro Martina definendo l’intervento francese “legittimo”, rientrando appieno nella legislazione dell’Unione Europea.

Dure anche le posizioni di due dei candidati residenti alle prossime elezioni regionali. Michele Emiliano chiede che “il Governo acceleri le procedure necessarie per includere all’interno del Dlgs 102/2004 le fitopatie in tema di esoneri per calamità alle aziende agricole. L’inserimento tra le calamità delle fitopatie, come la Xylella, consentirebbe l’utilizzo degli strumenti previsti dal decreto, ovvero, tra gli altri, la concessione di contributi pubblici, l’esonero parziale del pagamento dei contributi previdenziali ed assistenziali propri e per i lavoratori dipendenti. Il riconoscimento dello stato di calamità consentirebbe, inoltre, di aprire tavoli di negoziazione con il sistema bancario per la rinegoziazione e/o la postergazione dei crediti delle imprese coinvolte”. 

Ancora più dura è stata la presa di posizione del candidato di una parte del centrodestra, l’oncologo Francesco Schittulli, che facendo leva sui social network ha lanciato l’hashtag #iononcomproMadeinFrance. Così, da Twitter a Facebook, nei giorni successivi all’annuncio del provvedimento francese, si sono scatenati i commenti, le prese di posizione e le campagne di boicottaggio dei prodotti francesi. Io non compro francese è stato uno degli slogan virali degli ultimi giorni, e tra ironia (“A me les escargots fanno schifo. Mangio solo municeddha”) e determinazione (“La Francia boicotta la Puglia. La Puglia tira fuori l’orgoglio”) gli internauti salentini hanno sfogato la propria rabbia contro la decisione dei cugini transalpini. Da Asterix e Obelix contro i Romani arrivando alla testata di Zidane a Materazzi si rinfocola così la sfida dialettica sul confine italo-francese, con buona pace di chi, un po’ tutti, fino a poche settimane fa si sentiva Charlie Hebdo. 

 

Alessio Quarta