Ne è convinto l’agronomo Francesco Caggiula, che sottolinea come il glifosato, pur non essendo direttamente responsabile del disseccamento degli ulivi, di certo impoverisce l’ecosistema dei terreni
Correva l’anno 1964 quando il giovane chimico John Franz venne trasferito alla divisione agricola della Monsanto per mettere a punto un erbicida che fosse, al tempo stesso, efficace e meno impattante sull’ambiente. La soluzione migliore venne trovata nel glifosato, che riusciva ad agire non solo sulle infestanti annuali ma anche sulle perenni, ed era attivo sia sulle foglie sia sulle radici.
Nel 1977 toccò anche all’Italia accogliere questa innovazione. Tuttavia, che qualcosa non andasse in questo composto si era già intuito da tempo. Ne abbiamo parlato con un agronomo leccese, il dottorFrancesco Caggiula.
Dottor Caggiula, qual è allo stato attuale la situazione legata al glifosato in Puglia?
Il glifosato è stato sempre il fitofarmaco più utilizzato. Questo perché sono state svolte numerose selezioni sulla base di questo prodotto, scegliendo le varietà di piante resistenti allo stesso. È una sostanza che colpisce in modo selettivo solo le infestanti. Il glifosato è anche il più economico tra i pesticidi, ragione per cui gli agricoltori erano molto incentivati ad acquistarlo.
Sarebbe possibile eliminare l’utilizzo di questo prodotto nelle nostre campagne?
È difficile, in quanto occorrerebbe eliminare proprio il lavoro che hanno fatto sino ad ora per creare le varietà di piante più resistenti. Sono selezioni che durano dai 2 ai 5 anni finché non si trova una cultivar che abbia una resistenza al glifosato e le caratteristiche frutticole agronomiche necessarie.
Esiste una relazione diretta tra utilizzo del glifosato e disseccamento degli ulivi?
Non credo ci sia una relazione diretta, tuttavia il processo di disseccamento è stato certamente favorito dall’impoverimento dei nostri territori anche a causa dell’utilizzo di tutti questi erbicidi e pesticidi che ne hanno indebolito la flora batterica. I terreni presentavano dei microrganismi antagonisti alla Xylella e che potevano bloccare la sua espansione; invece, non trovando antagonisti, l’espansione è stata senza controllo.
Quali sono i maggiori rischi derivanti dall’abuso di fitofarmaci?
L’utilizzo di concimi sintetici, ad esempio, aumenta la percentuale di nitrati all’interno di elementi come spinaci e lattuga. Tali nitrati, che non sono nocivi di per sé, entrati nel nostro corpo si possono legare all’emoglobina e farla diventare metaemoglobina: questo diminuisce la capacità di trasportare ossigeno, creando problemi gravi specie nei bambini. Oppure si possono trasformare nel nostro stomaco in micro tannini, che sono cancerogeni.
Qualora dovesse essere negato il rinnovo della concessione da parte della Comunità Europea, l’agricoltura biologica potrebbe rappresentare una soluzione valida?
Ci sono numerose aziende agricole che sono passate oramai al biologico e usano la tecnica del compostaggio, come si faceva in passato. I consumatori stanno chiedendo con sempre più frequenza se i prodotti che acquistano sono stati trattati con composti organici o sintetici, perché è stato riconosciuto il valore agronomico delle piante che sono cresciute in ambiente biologico, e gli stessi consumatori sono disposti a spendere di più per avere una qualità maggiore. Una volta che cambia la domanda del mercato anche gli agricoltori cambiano la propria cultura e il proprio punto di vista.
Alessio Quarta