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Troppa chimica in agricoltura: la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori lancia l’allarme

Per la Lilt di Lecce l’elevata incidenza di tumori e il disseccamento rapido degli ulivi sono da collegarsi agli oltre 2 milioni di chili tra erbicidi e pesticidi utilizzati in anno nelle nostre campagne 

 

Fitofarmaci e tumori. Negli anni se n’è sempre parlato, stessa sorte toccò al DDT (diclorodifeniltricloroetano) nel 1986 quando l’Unione Europea ne vietò l’utilizzo. E prima o poi, simile destino potrebbe toccare al glifosato. Il dibattito intorno all’uso di questo diserbante si fa sempre più acceso dopo la pubblicazione delle liste della Iarc, l’Agenzia dell’OMS per la Ricerca sul Cancro, secondo cui il glifosato rientra nella categoria 2A, cioè “potenzialmente cancerogeno”. 

D’altronde, i dati riguardanti l’Italia, e ancor più il Salento, sono a dir poco drammatici. Dai dati diffusa dalla sezione provinciale di Lecce della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, si evince come in Italia il consumo di chimici in agricoltura sia il più alto d’Europa, con un livello del 33%. Secondo la ricerca i fitofarmaci sono “elementi interferenti”, o più precisamente “disturbatori endocrini”, che danneggiano le funzionalità del sistema endocrino causando diverse patologie all’essere umano, ai nascituri e alla comunità in generale. 

Questo perché la biochimica dei fitofarmaci comporta una persistenza nel suolo e nelle acque con danni diretti agli ecosistemi; un bioaccumulo nei tessuti animali; una incremento della resistenza ai pesticidi da parte dei parassiti e quindi la necessità di utilizzare prodotti sempre più potenti. Elemento quest’ultimo che, in qualche modo, entra in relazione con la questione Xylella, con i nostri terreni impoveriti da decenni e decenni di abusi di fitofarmaci su cui il ceppo del Co.Di.R.O. (Complesso del disseccamento rapido dell’olivo) ha avuto gioco facile ad insinuarsi. E dando uno sguardo ai dati diffusi dall’Agenzia Regionale per l’Ambiente (Arpa) nel 2011 la Puglia era al quarto posto in Italia per uso di fitofarmaci con ben 155mila quintali di prodotto distribuito, mentre in provincia di Lecce nel 2014 ne sono stati utilizzati poco più di 2 milioni di chilogrammi. 

Una stortura del sistema agricoltura, valida tanto per le grandi aziende, quanto per i piccoli produttori e addirittura per chi porta avanti il giardino di casa. E l’incidenza di questi prodotti sull’esplosione del fenomeno tumori a Lecce e provincia sembra sempre meno una forzatura. Dai dati Istat emerge come, dal 1990 al 2011, il Salento sia stato letteralmente falcidiato da questa emergenza: dai 1.496 tumori del 1990, con tasso grezzo del 19,8%, tra i più alti d’Italia, si è passati nel 2011 a 2.212 decessi legati a tumori, con un tasso tre volte superiore a quello dell’intera Regione Puglia. 

 

Alessio Quarta