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Gli scarti di pesce si studiano all'università

Gli scarti del pesce? Si studiano all’università

Dai gamberi alle cozze, interessanti ricerche al dipartimento di Scienze e tecnologie biologiche e ambientali dell’ateneo salentino

di Stefano Manca

Valorizzare i gusci dei gamberi e quelli dei mitili mediterranei, noti come “cozze”. L’Università del Salento punta su due nuovi progetti di ricerca che riguardano gli scarti dell’industria ittica, che hanno tra l’altro elevati costi di smaltimento e notevole impatto ambientale nel caso di conferimento in discarica. Protagoniste dell’interessante studio sono due ricercatrici del gruppo di Chimica Fisica del Dipartimento di Scienze e tecnologie biologiche e ambientali (DiSTeBA) dell’Università del Salento, coordinato dal professor Ludovico Valli: la dottoranda Federica Mancarella e l’assegnista Martina Carcagni, entrambe laureate in Scienze ambientali all’ateneo salentino. Spiega di cosa si tratta Livia Giotta, ricercatrice di Chimica fisica e tutor in entrambi i progetti di ricerca: «La problematica della gestione dei rifiuti in ambito ittico è estremamente attuale. La sostenibilità a lungo termine dell’industria ittica dipende dallo sviluppo di nuove strategie che permettano di convertire i materiali di scarto in prodotti ad alto valore aggiunto, che siano competitivi con quelli ottenuti mediante sintesi chimica a partire da materie prime non rinnovabili». Con una borsa finanziata interamente da risorse comunitarie aggiuntive destinate a ricerca e innovazione, tecnologie digitali e abilitanti, Federica Mancarella come detto ha avviato un progetto di dottorato che punta a sviluppare nuove strategie eco-compatibili e a basso costo per valorizzare gli scarti dei crostacei, recuperando una varietà di prodotti utili. Il lavoro si è sviluppato in collaborazione con la ricercatrice Serena Perrone, del gruppo di Chimica organica dello stesso Dipartimento. Sempre restando in ambito di finanziamenti, il progetto di Martina Carcagni è stato invece finanziato da un assegno nell’ambito del programma “Riparti”, iniziativa con cui la Regione Puglia promuove la ricerca negli ambiti considerati prioritari dall’Unione Europea e al servizio delle filiere produttive regionali. Il lavoro di Carcagni mira invece alla valorizzazione dello scarto di lavorazione del Mitylus galloprovincialis, il “mitilo mediterraneo”. Tale progetto si occupa anche degli inquinanti emergenti (antibiotici, ormoni, farmaci) e di micro e nanoplastiche, aspetto quest’ultimo approfondito in collaborazione con la ricercatrice Francesca Lionetto del Dipartimento di Ingegneria dell’innovazione, che attualmente studia proprio le proprietà delle nanoplastiche sintetiche. Per entrambi i progetti partner industriale è la società Entropya srl, guidata dall’ingegnera Gabriella Chieffo. Si tratta di un’azienda attiva nella progettazione in ambito ambientale ed energetico. Mancarella e Carcagni trascorreranno sei mesi in azienda, per condurre indagini di mercato e valutare costi e benefici del trasferimento tecnologico dei processi estrattivi sviluppati su scala di laboratorio. Il gruppo di ricerca si avvale infine della collaborazione di Orazio Albano, consulente nel settore della pesca e dell’acquacoltura, con particolari competenze in ricerca e sviluppo delle produzioni ittiche sostenibili.

 

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