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Andrea Caroppo: “Sogno un centrodestra unito per la rinascita del Sud”

Il consigliere regionale parla di “Sud in testa”, il movimento da lui creato e con il quale ha deciso di schierarsi accanto a Matteo Salvini, con cui condivide lo spirito autonomista e federalista 

 

Ricompattare il Meridione e intraprendere un nuovo percorso di crescita: questa è la mission di “Sud in testa”, la rete creata da Andrea Caroppo che include soggetti, individuali e collettivi, che si riconoscono nel centrodestra e che sosterrà la candidatura di Matteo Salvini. “Sud in testa” è stato presentato ufficialmente il 9 settembre a Matera, poi “inaugurato” nel Salento lo scorso 30 settembre a Lecce insieme al leader della Lega Nord. Ed è lo stesso consigliere regionale a illustrare ambizioni e obiettivi del network. 

Consigliere Caroppo, cos’è  “Sud in testa”?

Ci tengo a precisare che non si tratta di un partito, ma di una rete di amministratori, associazioni, realtà territoriali e amministratori locali che rappresentano i valori di un centrodestra diffuso e vivo nel Mezzogiorno, un territorio che negli ultimi decenni è stato però ignorato dall’agenda politica, insieme a parole chiavi come sussidiarietà, sviluppo, lotta all’oppressione, sicurezza, difesa dei principi e identità territoriali. 

Come si presenta oggi il Meridione?

La sua è una fotografia drammatica. Le condizioni sono peggiorate da quando è iniziata la crisi, nel 2007, ma mentre alcune realtà negli ultimi anni sono riuscite a recuperare parte del terreno perduto, il Sud Italia ha perso in questi dieci anni più del 10% del Pil, ha visto i suoi occupati diminuire del 7% e deve fare i conti con il 40% dei giovani tra 15 e 34 anni che non lavora, non studia e non è inserito in nessun percorso formativo. Se un tempo le famiglie meridionali erano numerose, povere ma felici, quelle di oggi sono rimaste povere e non fanno figli, e senza nascite non c’è vita, futuro e speranza per questa terra.

Qual è la strada che vuole intraprendere “Sud in testa”?

Partiamo dalla consapevolezza che il Meridione è una terra che vede partire ogni anno i suoi cervelli. E proprio a loro è rivolta la nostra attenzione: vogliamo rimetterli al centro della crescita e reinserirli nelle nostre aziende dando concretezza alle nostre parole chiave. Per farlo, però, occorre abbandonare quella visione vittimistica e rivendicazionista che attanaglia il Sud. Questo, però, non basta: se il Mezzogiorno rinasce come periferia di un centro, allora non migliorerà mai; noi invece vogliamo che il Meridione non sia più periferia di nessuno, ma rappresenti esso stesso un nuovo centro. 

Come può avvenire questo processo? 

Dal punto di vista territoriale si sta aprendo un nuovo mondo. Attraverso il raddoppio del Canale di Suez, le nuove rotte e i nuovi flussi provenienti soprattutto dall’Asia possono consentire al Mediterraneo, e ancora di più alla Puglia, di cambiare realmente la propria vocazione; tutto questo, però, potrà avvenire solo se saremo capaci di utilizzare le risorse e dimostreremo di essere efficienti. E per intraprendere questo processo serve un progetto politico attraverso il quale segnare il percorso del Meridione per i prossimi decenni, ed è quello che stiamo preparando. 

Allo stato attuale come vede il Sud nei prossimi anni?

Un ruolo centrale sarà sicuramente mantenuto dal turismo e dall’agroalimentare, ma non possiamo pensare che questa terra sia un museo nel quale si possa solo trascorrere una vacanza. È invece importante far ripartire il tessuto produttivo, soprattutto piccole imprese, manifatturiero e artigianato, e dotare questa terra di infrastrutture strategiche, soprattutto in termini di mobilità; penso al collegamento tra l’aeroporto di Brindisi e la Stazione ferroviaria di Lecce, il più importante nel Salento, così come a delle reti longitudinali che uniscano tutte le principali città del Meridione; o ancora, vogliamo puntare sul rafforzamento dei porti e Taranto non può più perdere importanti opportunità di crescita come è accaduto con la Taranto Container Terminal, che ha abbandonato un investimento che avrebbe fatto della città la porta d’ingresso delle merci cinesi in Europa, che invece oggi arrivano in Grecia. 

Perché ha scelto di sostenere Matteo Salvini? 

Perché nel suo progetto sono sintetizzate le nostre idee. Secondo molti è un ossimoro, ma oggi i partiti centrali hanno un imprinting a trazione nordista, mentre noi riteniamo che ci si debba muovere con uno spirito di autonomismo e federalismo puro. Il Sud deve avere la capacità di rimboccarsi le maniche, deve dotarsi di una classe dirigente consapevole dei problemi ma anche del ruolo che il Meridione dovrà ricoprire nei prossimi decenni; una classe che possa valorizzare identità, culture e tradizioni. Nel progetto di Salvini c’è tutto questo. 

Sarà davvero possibile riuscire a compattare il centrodestra?

Ci sono delle differenze che vanno limate ma lo spirito di collaborazione deve prevalere sempre. Manterremo rapporti proficui con tutte le forze del centrodestra, perché il nostro schieramento ha tutte le carte in regola per essere la nuova maggioranza alle prossime elezioni.

Cosa è emerso dalla due giorni pugliese di Salvini? 

Ho notato tanto interesse, affetto e un entusiasmo contagioso. Lo scorso sabato piazza Sant’Oronzo di Lecce era gremita di sostenitori, al di là delle aspettative. Dal punto di vista politico, questo è un momento propizio per far prendere consapevolezza ai meridionali che bisogna fare squadra; non vogliamo essere terra di conquista, ma laboratorio di idee. La rete “Sud in testa” ha aderito al progetto nazionale “Salvini premier” e quando sarà pronto il nuovo progetto politico nazionale, con un unico simbolo, saremo pronti a sposarlo. 

 

Alessandro Chizzini – foto di Andrea Colella