Da giorni è battaglia a Botrugno sulla possibilità di realizzare un tempio crematorio, il primo in provincia di Lecce. E il movimento “ApertaMente” punta il dito sui rischi per l’ambiente
Per molti rappresenta l’ultimo passo della propria vita terrena, ma a Botrugno è diventato il pomo della discordia tra maggioranza e opposizione. Il comune salentino è stato infatti individuato come sede del primo tempio crematorio della provincia di Lecce. Un progetto che però sta trovando il contrasto del movimento civico “ApertaMente”.
Sono diverse le ragioni alla base della contestazione del gruppo di minoranza, come spiega l’ingegnere ambientale e referente del movimento Gabriele Manzo: “L’Amministrazione comunale ha innanzitutto lavorato sotto traccia, senza informare adeguatamente la popolazione; tutto è poi venuto a galla attraverso la consultazione degli atti. Il nostro timore principale, però, è legato alle possibili ricadute dell’attività dell’impianto sull’ambiente e sulla salute delle persone; diversi studi dimostrano infatti che i processi di combustione della struttura disperdono diossina nell’aria e per questo chiediamo l’istituzione di un tavolo tecnico per valutare l’effettivo rischio”.
“ApertaMente” ha chiesto l’istituzione del tavolo tecnico, la sospensione del bando per la realizzazione della struttura e, nel caso questo non dovesse verificarsi, l’indizione di un referendum popolare, previa presentazione e approvazione di un regolamento di disciplina dei referendum che il comune ancora non possiede.
“Apertamente” vuole anche chiarimenti sui benefici economici che deriverebbero dall’impianto, illustrati dal sindaco Pasquale Barone: “È mio dovere preoccuparmi delle opportunità che il mio Comune può cogliere, ancora di più a causa dei continui tagli statali, e anche se ancora non abbiamo un progetto definitivo, l’impianto garantirebbe a Botrugno un fatturato pari al 4% su ogni cremazione, a partire da un minimo di 15mila euro, senza considerare l’indotto che può crearsi e le migliorie portate dall’azienda vincitrice del bando”.
Il primo cittadino rassicura, poi, sulle ricadute ambientali: “Dopo essermi informato per mesi sui tempi crematori e in quanto pneumologo, garantisco che non esistono rischi per l’ambiente e la salute dei cittadini; la diossina emessa da questi impianti è infatti circa 300 volte inferiore ai limiti di legge. Mi aspettavo che ‘Apertamente’ capisse l’importanza rivestita da questo progetto, ma la ragion politica ha prevalso sull’onestà politica delle persone. Per fortuna abbiamo l’appoggio di professionisti e di cittadini di tutto il Salento”.
Una progetto per 1.500 cremazioni all’anno da Puglia, Basilicata e Calabria
Un investimento di circa 2milioni e mezzo di euro e una concessione trentennale: sono queste le cifre di base del tempio crematorio per la cui realizzazione è stato predisposto un bando che scadrà il prossimo 19 febbraio e che si basa sul project financing dell’Ati, consorzio composto dalla Altair srl, dalla Edilver srl di Verbania e dalla Futurcrem di Ruffano. Ad oggi, la Puglia possiede un solo tempio crematorio, a Bari, e la nuova struttura coprirebbe un’area che comprenderebbe le province di Lecce e Brindisi, la Calabria e la Basilicata, oltre a garantire quasi 1.500 cremazioni all’anno.
L’idea di un tempio crematorio partì nel 2013 dalla Provincia di Lecce che, proprio per sopperire alla carenza di questo servizio, fece un’indagine fra i comuni disposti ad ospitare la struttura. Si candidarono Lecce, Casarano, Ugento, Spongano, Ortelle e Botrugno, ma la scelta cadde su quest’ultimo, soprattutto perché ubicato in una posizione geografica ideale: piuttosto centrale nella provincia leccese e affacciata direttamente sulla Statale 275.
Alessandro Chizzini