L’annuncio dei giorni scorsi dell’avvio della procedura da parte delle Ferrovie del Sud Est non cancella i dubbi degli utenti: “Treni più veloci, in un percorso con un unico binario, saranno sempre in ritardo”
Si dice che il Salento sia una terra che esiste attraverso il suo essere “duale” in ogni cosa, anche nel suo quotidiano spicciolo. Il mondo sembra dividersi in modo quasi manicheo fra chi, ad esempio, si pone il problema se sia meglio andare sull’Adriatico o sullo Ionio a seconda del vento, per non parlare poi delle disquisizioni sul modo di bere il caffè in ghiaccio e così di seguito. A questa “doppiezza” già poliedrica oggi si potrebbe aggiungere anche un’altra variante più moderna: il Salento si divide fra coloro che usano le Ferrovie del Sud Est e chi ne ha solo sentito parlare. In questa bollente estate, puntuale come una festa patronale e con gli stessi clamorosi e scoppiettanti fuochi d’artificio, è piovuta la notizia che proprio le FSE a breve avvieranno l’elettrificazione della linea che da Lecce scende fino a Gagliano del Capo e poi ancora nella “famigerata” tratta Maglie-Otranto.
Commenti entusiastici da parte soprattutto dei politici locali perché in questo modo i problemi delle FSE sembrano finalmente risolti. “I treni elettrici sono più veloci”, afferma qualcuno, lasciando dedurre all’utente che i tempi di percorrenza saranno più brevi. Ed allora abbiamo chiesto proprio a quei politici entusiasti di spiegarci cosa accade, nella quasi totalità dei casi, in alcune stazioni come Zollino, Galugnano oppure Poggiardo. Proprio a seguito delle loro risposte viene fuori la variante di doppiezza cui si accennava quella cioè di un Salento diviso fra chi usa le FSE e chi no. Per inciso, fra i politici interpellati qualcuno ha azzardato una risposta (sbagliata), qualcun altro non ha proprio risposto. Da questo appaiono chiare due cose: i politici locali non usano le FSE e pur sperticandosi in elogi sulla elettrificazione non hanno cognizione dell’argomento.
L’elettrificazione di una parte della linea di fatto non risolverà i problemi anzi, a giudicare dalle prime avvisaglie ambientaliste, potrebbe creare nuovi conflitti. Gli utenti delle FSE sanno bene che i ritardi principali sulla tratta Lecce-Gagliano dipendono dal fatto che esiste un binario unico il che significa che alcuni treni debbono fermarsi in attesa che un altro treno liberi loro la stessa linea. Per quantificare meglio: le soste impreviste a Zollino, ad esempio, possono essere anche di 20 minuti che non sono pochi, è evidente, su un percorso, Lecce-Maglie ad esempio, di circa 45 minuti totali.
È da anni che si parla di trasformare le FSE in “metropolitana di superficie” il che significherebbe avere almeno un binario doppio che eviterebbe le fatidiche attese da incrocio. Il problema FSE è quindi chiaro: la soluzione c’è e i soldi pure, perché si parla addirittura di 100 milioni di euro disponibili che, qualora insufficienti, potrebbero essere integrati attingendo ai famosi finanziamenti europei che spesso tornano indietro a Bruxelles perché non spesi.
La questione è però un’altra: i politici -e la Regione Puglia in primis- vogliono davvero risolvere una volta per tutte il problema? Avere treni più veloci perché nuovi o perché elettrici ed avere una rete ferroviaria inadeguata perché a binario unico è come acquistare una Ferrari per muoversi nelle strade contorte di un centro storico: i 300 km/h di cui la “rossa” è capace rimarranno solo sulla carta.
La protesta degli ambientalisti: “Uno sfregio per il territorio”
La questione dell’elettrificazione di fatto apre una sorta di vaso di Pandora in termini metodologici relativi all’idea di servizio pubblico ma soprattutto legati all’idea di territorio in cui vogliamo vivere. L’ultimo aspetto sembrerebbe riassumerli tutti. Alcuni ambientalisti, forse memori del caso leccese, vedono nei pali dell’elettrificazione l’ennesimo sfregio al territorio. Legittima questione ma sarebbe da chiedere: quale alternativa abbiamo?
Tutta questa vicenda di fatto si pone in un curioso parallelismo con quanto accaduto con il noto gasdotto della Tap e così pure con la vicenda della centrale a carbone di Cerano. Anche nei due casi appena ricordati la politica non è stata in grado di elaborare una risposta valida all’altezza dei tempi; e il mondo ambientalista ha spesso sposato la cultura del “Not in my back yard” (“Non nel mio cortile”), con i risultati che oggi siamo costretti a vivere.
Da dove e come ricominciare allora? Per quanto riguarda le ferrovie locali intanto dall’aggiornamento del sito web: “Oggi ho preso un treno che non esiste nell’orario ufficiale”, denuncia uno dei viaggiatori. E questo è l’ultimo miracolo targato FSE.
Fabio Antonio Grasso