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Unieuro: grande svendita di fine stagione

La sede dell’ipermercato di Cavallino è a rischio chiusura. Preoccupano le sorti dei 37 dipendenti, che temono il licenziamento a partire da dicembre di quest’anno  

 

Sono 37 i lavoratori del punto vendita Unieuro, situato nel centro commerciale di Cavallino, a rischiare il licenziamento. Il countdown sembra già iniziato. La data prevista per la chiusura del negozio sembra segnata: dicembre 2014. Tra pochi mesi il Salento potrebbe così ritrovarsi con 37 nuovi disoccupati. All’orizzonte si intravede la cassa integrazione a zero ore e nessuna chance di reinserimento lavorativo. 

Un’altra tegola si abbatte quindi sull’economia del territorio, rischiando di compromettere gli equilibri economici di alcune decine di famiglie salentine. Si tratta di una vicenda che ha inizio nel dicembre 2013, quando una nuova holding company, la Italian Electronics, acquisisce Marcopolo Expert ed Unieuro Srl. Le prospettiva di crescita aziendale sono notevoli e l’operazione commerciale portata a termine è di buon livello. La fusione tra i due gruppi, dunque, lascia ben sperare. Ma dai calcoli “globali” si passa presto a fare i conti con quelli delle realtà locali, fatti di storie e di persone. 

Nel parco commerciale di Cavallino sono presenti due punti vendita di prodotti elettronici, uno legato al gruppo Marcopolo Expert, situato nel centro Conad-Leclerc, e l’altro appartenente ad Unieuro/Pc City, situato all’esterno della galleria. Ora quindi che i negozi appartengono entrambi allo stesso “padrone”, per usare un termine novecentesco, la proprietà ha pensato di abbassare le saracinesche di uno dei due (Unieuro, appunto) e tenere in piedi il Marcopolo Expert. 

Eppure fino a qualche mese fa era tutto un florilegio di dichiarazioni e comunicati rassicuranti e zeppi di entusiasmo. L’obiettivo dichiarato della Italian Electronics era quello di fatturare 1,4 miliardi di euro nel 2014, mantenendo aperti i negozi della catena Unieuro. Sono passati pochi anni da quando, nel 2010, Unieuro, ancora lontana dall’essere acquisita da Italian Electronics, lasciava sul proprio sito questo messaggio: “Unieuro esce con ottimi risultati dal momento di difficoltà che ha coinvolto il Mercato dell’Elettronica di Consumo e si appresta ad intraprendere nuovi progetti di rilancio ed a pianificare l’apertura di nuovi store”.

 

I dipendenti: “Costretti a reinventarci un lavoro, nella terra dei senza lavoro”

 

“È l’ennesima mazzata -raccontano in una nota i dipendenti dell’Unieuro di Cavallino- al già martoriato Sud, dove la disoccupazione ha sforato di gran lunga ormai qualsiasi dato nazionale. A farne le spese saranno 37 lavoratori e quindi 37 famiglie, costretti a inventarsi un altro lavoro, in una terra dove il lavoro non c’è. Le rassicurazioni dell’azienda -proseguono- erano state chiare: eventuali sovrapposizioni (non ultima quella di Cavallino) non avrebbero costituito alcun intralcio se i rispettivi negozi fossero stati auto-sostenibili. Propositi tanto chiari quanto inaspettatamente disattesi”. 

Prevale quindi la rabbia tra i lavoratori, assieme al timore per quello che il futuro tra pochi mesi potrebbe riservare. “Riteniamo inaccettabile tale decisione -concludono- anche perché il nuovo colosso nazionale nella distribuzione di elettronica, che si fregia di numeri enormi e che punta alla quotazione in Borsa entro due anni, che vanta una sicura solidità di utili di bilancio e che si prepara al lancio pirotecnico del nuovo brand mediante una massiccia campagna pubblicitaria, non può rinunciare a un presidio così strategico”.

Anche la politica locale interviene nella vicenda Unieuro. Il sindaco di Cavallino Michele Lombardi e l’assessore comunale alle Attività produttive Gaetano Gorgoni si rivolgono direttamente ai rappresentanti della Italian Electronics. “La situazione -scrivono Lombardi e Gorgoni- assume connotazioni ancor più gravi in un momento che si caratterizza per una congiuntura economica di straordinaria gravità. Chiediamo formalmente di avere un incontro con i responsabili di codesta società per tentare di scongiurare la malaugurata eventualità di chiusura della struttura, attraverso l’individuazione di eventuali soluzioni alternative”. 

 

Stefano Manca