Da alcuni mesi, nei territori dei comuni di Gallipoli, Taviano, Parabita, Matino, Alezio, Racale, Melissano e Ugento, un gran numero di ulivi -soprattutto secolari- sono vittime di un’epidemia che ne sta provocando il rapido essiccamento. Ancora sconosciute le cause di quella che è diventata una vera e propria emergenza, che rischia di mettere in ginocchio un settore già duramente provato dalla crisi
A vederli si prova un sentimento di tristezza mista a rabbia ed incredulità. I nostri ulivi, i “giganti buoni” del Salento, da alcuni mesi stanno subendo l’attacco di un nemico ancora sconosciuto, che ne modifica l’aspetto, colorandone i rami e le foglie con vistose chiazze marroni, simili a delle bruciature da fuoco, e provocando un rapido essiccamento degli stessi.
Ma al di là delle cause scatenanti, per individuare le quali si sta costituendo una task force di esperti in Regione Puglia, sono principalmente due gli aspetti della vicenda che sollevano dubbi tra gli addetti ai lavori: il primo è che finora i casi segnalati si trovano tutti in un’area geograficamente definita della provincia di Lecce, nello specifico la fascia compresa nei territori dei comuni di Gallipoli, Taviano, Parabita, Matino, Alezio, Racale, Melissano e Ugento (la fascia orientale del Salento sembra infatti essere immune da questa epidemia). L’altro aspetto è la diffusione “a macchia di leopardo” della stessa epidemia all’interno di quest’area, per cui è possibile vedere un uliveto composto da molti alberi secolari che presentano rami secchi con foglie marroni e, a distanza di pochi metri, nella campagna a fianco, esemplari della stessa età ma perfettamente sani.
Questa diffusione non generalizzata della patologia rende ancora più complicato il lavoro degli esperti chiamati a identificare i fattori scatenanti. In un primo tempo si pensava fosse dovuto ad un attacco massiccio di Zeuzera pyrina, un parassita degli ulivi, ma l’ipotesi è stata scartata poiché lo stesso non presenta un tale livello di aggressività. Si è pensato anche all’inquinamento delle falde acquifere o a seguito di un utilizzo eccessivo e sbagliato di fitofarmaci da parte degli agricoltori (ipotesi questa tuttora al vaglio), ma i più propendono per un concatenarsi di cause tra le quali potrebbe emergere un parassita sconosciuto che, nel giro di pochi mesi, è riuscito nell’impresa di danneggiare piante che nell’arco di secoli hanno resistito ad attacchi di ogni genere.
Di fatto quella in corso è una vera e propria emergenza che rischia di mettere in ginocchio la produzione di olio salentino per il 2013, colpendo a morte un settore già duramente provato dalla crisi, mentre le associazioni ambientaliste pugliesi chiedono a gran voce il riconoscimento per tutto il complesso degli uliveti pugliesi come agro-foresta e l’estensione ad essi di tutti i vincoli già esistenti per le aree boschive-forestali. Al momento sembra che gli esemplari più giovani offrano maggiore resistenza all’infezione, mentre i più colpiti sono gli ulivi secolari e non sembrano servire a granché neanche le potature (“capitozzature”), che gli agronomi in passato hanno spesso sconsigliato in quanto non vengono effettuate con le dovute accortezze.
Antonio Bruno: “È un’epidemia e ancora non si conoscono i responsabili”
L’agronomo Antonio Bruno, presidente della sezione leccese dell’Associazione Dottori Agrari e Forestali, in questa intervista ci spiega quali potrebbero essere le cause della malattia diffusa che sta colpendo gli ulivi salentini e non solo. E non risparmia critiche agli agricoltori: “Dovrebbero ascoltarci di più”.
Dottor Bruno, cosa sta succedendo agli ulivi salentini?
Potrebbe trattarsi di infezioni o di epidemie. Bisogna capire al più presto quale tipo di attacco parassitario (virus, insetti o batteri) li stia mettendo in seria crisi, portandoli addirittura ad un repentino disseccamento.
Quali rischi corrono adesso le piante?
Il 75% delle coltivazioni della provincia di Lecce è costituito da uliveti. Vi lascio immaginare cosa accadrebbe se si ammalassero o addirittura sparissero. Si rischierebbe una vera e propria desertificazione. Quindi lo ritengo un fenomeno di straordinaria importanza e rilevanza.
Che idea si è fatto sulle possibili cause?
Al momento mi sento solo di escluderne alcune. Per esempio, sicuramente non si tratta di inquinamento. Ma in questo caso io sono impressionato dalla rapidità con cui i nostri ulivi si seccano. Potrei sbagliarmi, ma secondo me non agisce un unico agente parassitario. E poi, questo problema può essere anche conseguenza di una cattiva conduzione degli uliveti. Come quando vengono effettuate delle capitozzature con la finalità di abbassarne la chioma per favorire la raccolta. Non sono quelli i modi, esistono delle tecniche precise.
Quindi è anche colpa degli agricoltori?
Lo dico con molta franchezza: gli agricoltori non si rivolgono quasi mai ai dottori agronomi. C’è un patrimonio immateriale di saperi all’interno di questo territorio che è rappresentato dai dottori agronomi e dai dottori forestali della provincia di Lecce. Attualmente siamo in 260 ad essere iscritti all’ordine. Gli agricoltori preferiscono andare dal veterinario (giustamente) per il cane o dal chirurgo per se stessi. Ma non utilizzano nemmeno un centesimo per capire cos’hanno le proprie piante, anzi. Ti trovano in piazza e ti chiedono consigli, come se il nostro fosse un hobby! Siamo dei professionisti, siamo i “medici della terra”.
C’è anche un altro aspetto anomalo: il manifestarsi di questa “malattia” a macchia di leopardo. Come mai?
Come in tutte le epidemie, per rispondere a questa domanda c’è bisogno di strumenti diagnostici. Vanno accertate le cause, e poi occorre capire l’evoluzione. Ho già dichiarato nei giorni scorsi che il sottoscritto, insieme ai suoi colleghi, è disponibile a mettere a disposizione le proprie competenze per lavorare a questa task force.
Le istituzioni cosa le hanno risposto?
L’assessore provinciale Francesco Pacella ci ha informati che l’assessore regionale all’Agricoltura Fabrizio Nardoni verrà a Lecce in questi giorni per un tavolo tecnico sul problema degli ulivi. Laboratori di ricerca e istituti specializzati stanno elaborando degli interventi di cui ci parlerà Nardoni.
Sempre a proposito di istituzioni, l’ex senatore Rosario Giorgio Costa invoca un intervento del Ministero dell’Agricoltura.
Agricoltura e sanità sono nelle mani delle Regioni, quindi è la Regione Puglia a dover intervenire. E deve farlo utilizzando gli strumenti che ha, nella fattispecie l’Osservatorio Fitosanitario Regionale, guidato egregiamente dal dottor Antonio Guario.
Stefano Manca