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“Io, vittima del dovere, ora combatto la mia guerra personale”

LA DENUNCIA DEL COLONNELLO PILOTA DELL’ESERCITO CARLO CALCAGNI 

 

In una lettera pubblicata su Facebook il colonnello Calcagni, ammalatosi gravemente in seguito alla contaminazione con metalli pesanti durante una missione in Bosnia nel 1996, accusa il Ministero della Difesa di aver nascosto volutamente tutti i rischi che comportava

 

A cura di Alessandro Chizzini 

 

Il quadro che ritrae la vicenda riguardante l’utilizzo dell’uranio impoverito in teatri operativi che hanno visto protagonisti i nostri militari, con effetti devastanti sulla salute degli stessi, continua a riempirsi di nuovi, significativi e anche clamorosi dettagli. In questo senso, significativa è la denuncia partita nei scorsi giorni, ancora una volta, da un rappresentate salentino dell’Esercito Italiano. Quest’ultima testimonianza rispecchia in pieno la rabbia e il dolore, fisico e morale, portati dentro da chi si sente tradito e abbandonato da quelle istituzioni per le quali invece si è sempre prodigati con passione, professionalità, onestà e amore per il proprio lavoro. 

Autore di una intensa lettera pubblicata di recente su Facebook è il colonnello pilota dell’Esercito Carlo Calcagni, originario di Guagnano e attualmente residente a Cellino San Marco. Da circa 10 anni, l’ufficiale salentino deve fare i conti con una serie di gravi patologie, frutto di una massiccia contaminazione di metalli pesanti (tra cui uranio impoverito), triste eredità della missione condotta in Bosnia nel 1996. Nel 2005 ha ottenuto il riconoscimento della malattia dipendente da causa e fatti di servizio, ma ciò non è bastato a dargli sollievo. In maniera chiara ed esplicita, Calcagni ha denunciato ciò che fino a qualche anno fa trapelava senza tanta pubblicità. Ecco quindi le accuse al Ministero della Difesa, ai vertici militari e alla Presidenza del Consiglio del 1996 (guidata all’epoca da Massimo D’Alema), rei di aver volutamente tenuto nascosto i gravi rischi per la salute che avrebbero corso i militari italiani inviati in Bosnia. 

Non è però solo in questo senso che Calcagni si sente tradito dalle istituzioni. A lui sono stati riconosciuti encomi ed elogi per aver dato lustro all’Italia in un contesto internazionale, è stato iscritto al Ruolo d’Onore, ha rappresentato con successo l’esercito italiano in ambito sportivo (con 15 titoli nazionali di ciclismo su strada), è stato riconosciuto come vittima del dovere. Tutto questo non è però bastato al colonnello pilota di elicotteri per essere insignito di una qualsiasi Medaglia al Valore, il giusto premio per aver sacrificato la sua salute per rendere servizio allo Stato. 

 

 

Colonnello Calcagni, qual è la patologia dalla quale è affetto? 

Il mio organismo soffre di una serie di problematiche dovute alla massiccia contaminazione di metalli pesanti che hanno colpito il midollo osseo, l’ipofisi, la tiroide, nonché impedito l’ossigenazione dei tessuti. Nei giorni scorsi, poi, mi sono sottoposto ad un delicato intervento d’urgenza per eliminare alcuni noduli presenti nei polmoni. Proprio io, non fumatore e atleta agonista (ciclista, per l’esattezza). 

Quando ha scoperto di essere malato? 

Era il 2002 e da allora mi sono mosso tra mille peripezie, sia burocratiche che mediche, allo scopo di trovare delle cure adeguate alla mia situazione, fino ad arrivare a curarmi in Inghilterra, un Paese molto più attrezzato dell’Italia per le patologie che mi erano stato riscontrate. 

Come si è ammalato? 

La missione incriminata è quella del 1996 nei Balcani; oggi la verità è nota, ma all’epoca nessuno ci aveva informato dei pericoli per la salute che si correvano in quelle zone. Gli Stati Uniti avevano avvertito di questo i nostri vertici, politici e militari, i quali hanno però volutamente nascosto tutto, a cominciare dall’allora presidente del consiglio D’Alema, che era al corrente dei rischi quando firmò l’ordine d’intervento. 

Quali erano le sue mansioni?

Ero l’unico pilota di elicotteri dell’Esercito del primo contingente italiano e dovevo recuperare feriti, in situazioni spesso estremamente pericolose, attività per le quali sono stato encomiato per aver dato lustro all’Italia in un contesto internazionale. Le operazioni di recupero riguardavano soprattutto aree interessate dalle esplosioni di mine, le quali hanno rilasciato polveri con le quali sono entrato costantemente in contatto e che si sono subito diffuse nel sangue, intaccando poi tutto il mio organismo. 

Di quali metalli è contaminato il suo corpo? 

Acciaio, piombo, tungsteno, mercurio, alluminio, nichel, cadmio; tutto è documentato, tanto è vero che il Ministero della Difesa mi ha riconosciuto la dipendenza della malattia da causa e fatti di servizio. D’altronde, le biopsie alle quali mi sono sottoposto hanno evidenziato come questi metalli fossero disgregati, cioè nella stessa identica maniera in cui si trovavano nelle zone soggette alle esplosioni di armi all’uranio impoverito. 

Non usavate nessun tipo di precauzione? 

Io indossavo il normale equipaggiamento di volo per le missioni operative, mentre gli americani avevano delle attrezzature altamente sofisticate, non per esibizionismo ma per la consapevolezza dei rischi che dovevano affrontare. Il Ministero della Difesa e il premier D’Alema erano al corrente di tutto, ma hanno sottovalutato l’allarme e ci hanno mandato in Bosnia senza alcun tipo di avvertimento. Le chiamano “missioni di pace”, ma è solo un camuffamento per non violare l’art.11 della Costituzione, perché in realtà noi andiamo in zone di guerra. 

Si può agire nei confronti dei vertici militari? 

Purtroppo, appena furono emesse le prime sentenze in ambito civile che aprivano le porte al processo penale, fu emesso il Decreto che chiamiamo “salva-generali”, che impedisce la condanna di coloro che sapevano ma non hanno parlato. Questo è un altro elemento che fa molto male. 

Quale è ora la sua “missione”? 

È quella di impegnarmi con la caparbietà che mi ha sempre distinto per aiutare malati, famiglie ed orfani ad ottenere la dipendenza per causa di servizio. Sono già una quindicina le sentenze in Italia che hanno condannato il Ministero della Difesa per non aver messo in atto tutte le precauzioni necessarie. Grazie alla mia esperienza e alle mie conoscenze legislative in merito, sono stato scelto come consulente esperto dall’attuale commissione d’inchiesta, presieduta dal senatore salentino Rosario Giorgio Costa, che ha fatto passi da gigante. Infine, dopo l’emissione del decreto di ferito in servizio prima, mutilato in servizio poi e in seguito all’iscrizione nel Ruolo d’Onore, sono rientrato su mia richiesta in servizio gratuito presso la Scuola di Cavalleria di Lecce per offrire la mia esperienza in aiuto di chi ne ha bisogno. 

Cosa pensa dell’ipotesi della presenza di uranio impoverito nel poligono di Torre Veneri a Frigole? 

Per quanto ne so, non dovrebbe essere state usate munizioni all’uranio impoverito, perché solitamente ciò accade nei poligoni internazionali e Torre Veneri non lo è. Ma non si può escludere la presenza di altri metalli pesanti, altrettanto pericolosi. 

 

Alessandro Chizzini