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Le nostre biomasse? Provengono esclusivamente dal Salento

Il team della Fusis, che gestisce la centrale a biomasse di Calimera, replica alle voci inesatte che circolano sulla provenienza delle ramaglie utilizzate per la produzione di energia. E sul fenomeno dei roghi sottolineano: “È importante che ci sia una sinergia tra tutti gli attori coinvolti” 

 

I roghi abusivi e dannosi degli scarti da potatura nelle campagne del Salento sono una cattiva prassi, si sa, eppure sono diffusissimi, suscitando l’indignazione dei cittadini soprattutto nelle zone di Calimera e Melendugno. I vituperati fuochi generano esalazioni nocive derivanti da pesticidi, offrono spunto per l’eliminazione anche di materiale tossico e costituiscono un fattore di rischio per la piaga degli incendi. In questa triangolazione negativa, nello scorso numero di Belpaese (la cui copertina era dedicata proprio a quest’argomento) sono state raccolte voci in effetti non veritiere sul modus operandi della centrale che sfrutta le biomasse per produrre energia a Calimera (nella foto). Quest’ultima, secondo alcuni, utilizzerebbe legna importata dalla Calabria, vanificando così  uno scopo importante delle centrali: il servizio di  raccolta  delle ramaglie. Ma a queste voci, non suffragate da fatti, il team della Fusis Srl, che gestisce l’impianto di Calimera, non ci sta e, carte alla mano, sottolinea come il loro obiettivo sia concentrato operativamente su direttive virtuose: produrre energia pulita, costituire un termine importante per l’economia locale e fornire un servizio gratuito di raccolta dei residui di potatura degli ulivi.

Abbiamo così raggiunto la squadra di giovani imprenditori salentini alla guida dell’impianto, che ci hanno raccontato di un autentico gioiello d’alta tecnologia. Sono loro, a spiegarci tecnicamente come la centrale si alimenti soprattutto di ramaglie -le parti finali del ramo tagliato- e materiale raccolto esclusivamente in Salento, mai proveniente da altre zone. “L’impianto di Calimera è considerato in Europa un modello per la sua modernità ed efficienza che nel 2012 ha ricevuto una pubblica attestazione da Legambiente. Un successo tutto salentino peraltro, che alimenta un indotto importante: basti pensare alle aziende agricole  convenzionate con noi e chiamate a raccogliere gratuitamente gli scarti della potatura per poi portarli in centrale e trasformarli in energia pulita. La nostra azienda è nata da un gruppo di giovani imprenditori  che vive sul territorio con le proprie famiglie: non una multinazionale. Noi siamo persone vere che vivono e lavorano qui, impegnandosi per il progresso del territorio”. 

Lo sfogo dei nove addetti alle operazioni va oltre e tacita anche le voci su ipotesi di combustibile diverso dal legno e ‘poco pulito’: “Quest’affermazione è sbagliata, gratuita e ingiusta. La struttura e la composizione della caldaia, infatti, non è idonea a bruciare alcun tipo di materia prima che non sia biomassa legnosa”. Ci parlano ancora di numeri: 21mila tonnellate di ramaglie bruciate in due anni per un processo controllatissimo e premiato dall’Europa grazie l’impatto ambientale che genera. “Comprenderete -proseguono dalla Fusis- quanto sia importante per noi che amiamo il nostro territorio investire in comunicazione, soprattutto con il fine di sensibilizzare i proprietari delle campagne ad usufruire del servizio che offriamo gratuitamente per smaltire gli scarti della potatura e vincere così il fenomeno dei roghi abusivi, producendo energia pulita. Certo -concludono-, perché tutto ciò abbia effetto è importante che ci sia una sinergia tra tutti gli attori coinvolti per convergere verso l’interesse dell’ambiente e dell’economia locale”. 

 

M. Maddalena Bitonti