Belpaese ha incontrato Antonella Piano, l’imprenditrice di Poggiardo che otto anni fa si fece fotografare senza veli per un calendario promozionale della sua attività commerciale
“Quanto di bello posseggono tenebre e luce si fonde nel suo aspetto e nei suoi occhi”. Sono delle parole di George Gordon Byron, che calzano a pennello a questa splendida donna. Antonella Piano (nella foto), 42 anni appena compiuti, è bella come otto anni fa quando realizzò il calendario senza veli per l’attività che gestisce, “Sciuscià”. Si è raccontata anche stavolta senza veli (spiritualmente parlando).
Antonella, sono trascorsi un po’ di anni ma ancora le persone la ricordano tutte per il calendario. Qual è il bilancio di quell’epoca?
Non sono cambiate molte cose, l’unica cosa che è cambiata sono le persone, che si sono rese conto che la mia era solo un’idea di marketing. All’inizio pensavano che mi fossi messa in mostra. All’epoca ricevetti anche molte proposte lavorative per il mondo dello spettacolo, ma ho voluto essere coerente, sono rimasta quella che ero. Certo, è cambiata anche la mia età, all’epoca avevo trent’anni e ora che ne ho quaranta non lo rifarei. Volevo solo lanciare il negozio, il mio gesto non è stato di frivolezza, per me era solo marketing. Fortunatamente non ho avuto fastidi, nessuno mi ha perseguitata per le mie foto di nudo artistico, anche perché non mi sono lanciata nello spettacolo: io so fare l’imprenditrice, non ho interesse per ruoli che non mi competono.
Quale fu allora il segreto per il successo?
La prima notorietà me la diede la stampa. Proprio Belpaese mi dedicò ampio spazio. Il calendario fu un’idea singolare e in tanti hanno tentato di imitarmi, senza riscuotere lo stesso consenso. Credo che per funzionare l’iniziativa debba essere singolare, e poi oggi come allora serve un “plusvalore”: il talento imprenditoriale, fondamentale soprattutto in questi periodi di crisi economica. La pubblicità serve, oggi la fanno soprattutto i giornali, ma si deve anche essere molto preparati nel settore, conoscere a fondo l’abbigliamento da donna, che non è certo un settore facile: la donna va seguita con una certa sensibilità, scegliendo modelli e tessuti adeguati. Non ci si può improvvisare imprenditori.
È difficile essere donna ed imprenditrice allo stesso tempo, conciliando carriera, casa e famiglia? Com’è la concorrenza con i maschietti?
Non è difficile per me conciliare tutto: sono molto dinamica e, anzi, se mi fermassi mi assalirebbe la depressione, mi piace star dietro a tutto. Per quanto riguarda la concorrenza non la temo: non mi faccio intimidire, ho una mia politica e vado avanti con la mia testa.
Cos’è lo stile?
È essere se stessi senza apparire, indossando tutto con molta disinvoltura.
E cos’è la moda?
È qualcosa che deve essere resa personale, indossandola appunto con stile: ogni donna deve mostrare la propria personalità.
Come descriverebbe il tratto saliente della sua personalità?
Lo lascerei dire agli altri. Di solito mi dicono che sono creativa e intraprendente, che sono una persona che non si arrende e che vuole camminare con le proprie gambe.
Come vede il futuro?
Magari sapessimo cosa ci riserva il futuro! Vivo alla giornata e credo di aver realizzato tanto nella mia vita, rifarei tutto quello che ho fatto, negli anni in cui l’ho fatto. Forse un sogno ce l’ho: mi piacerebbe fare la nonna e vedere mia figlia portare avanti quello che ho costruito.
Angela Leucci
Antonella Piano e la “sua” rivoluzione sessuale
Con il suo calendario di nudo artistico, Antonella è stata una pioniera delle donne comuni che rivendicavano il diritto a mostrarsi
Era la fine del 2003. L’anno della morte di Gianni Agnelli e del “giustiziere della notte” Charles Bronson. Lo stesso anno Elephant di Gus Van Sant vinceva la Palma d’Oro a Cannes. Molto più vicino a noi, invece, avveniva una rivoluzione di tipo “sessuale”, nel senso culturale del termine: una donna normale, seppur affascinante, una brava imprenditrice, realizzava un calendario con fotografie di nudo artistico. Si trattava di Antonella Piano, classe 1970, madre e moglie, e la sua storia fece scalpore, anche se destò un grande interesse: in fondo, come diceva Fernanda Pivano “noi italiani discendiamo dai Canti Fescennini, per cui tutto ciò che riguarda il sesso, lo spiare dal buco della serratura, ha sempre una certa eco”.
Sono passati quasi nove anni da quell’evento, ma tutti si ricordano del calendario di Sciuscià, anche per un’altra ragione: Antonella Piano era ritratta tra architetture tipiche salentine e natura, e anche tra le palme, quelle che nel Salento come nel resto d’Italia non ci sono più, e il tutto fa crescere un profondo senso di “amarcord”. Non solo: come si può notare dalle fotografie del tempo, Antonella non è ricorsa alla chirurgia estetica, mostrando come può essere bella e affascinante una donna, anche non più giovanissima (aveva 33 anni ai tempi degli scatti), anche senza il bisturi.
Ma perché questa rivoluzione sessuale è stata di natura soprattutto culturale? Antonella Piano è stata una delle prime salentine non appartenenti al mondo dello spettacolo a rivendicare il diritto di mostrare il suo bel corpo, dimostrando di fatto al mondo, che sono soprattutto le donne comuni, quelle che si incontrano per strada ogni giorno a rappresentare un eventuale oggetto del desiderio. Un simbolo di bellezza interiore ed esteriore, lungi dall’essere simile a certi modelli che lo spettacolo o la moda ci propinano.