L’estate 2011 è stata caratterizzata da un aumento dei controlli da parte della Asl e dei Nas durante le manifestazioni tradizionali. Un bilancio negativo per alcune (come la sagra dell’Orecchietta di Vignacastrisi) ma positivo per altre (il Mercatino del Gusto di Maglie)
La terra delle mille sagre. Cosa sarebbe l’estate del Salento senza la miriade di appuntamenti che fino alla punta estrema della penisola occupano in maniera esorbitante i giorni di vacanza? Dalla “pasta fatta in casa”, alla “carne di cavallo”, da quella “del contadino” a quella “della bruschetta” fino alle tante manifestazioni che pur non fregiandosi della denominazione di “sagra”, sono comunque momenti di forte convivialità all’insegna del mangiare e del bere con gusto. Così, il Salento che ormai, grazie ad una capace azione di marketing territoriale, è riuscito ad affermarsi come vero e proprio brand turistico, complice la natura ancora non del tutto contaminata e un passa parola formidabile, diventando un enorme fucina di appuntamenti tradizionali che aumentano ogni anno che passa di numero e di durata.
Un fatto positivo certo che attrae e convince sempre di più chi viene in vacanza ma che rischia di dover fare i conti con le disposizioni di legge che, al contrario di quanto si potrebbe immaginare, regolamentano in maniera severa la vendita di “pittule”, “friselle” e “pezzetti di cavallo” soprattutto per garantire l’igienicità e la tranquillità sanitaria da parte di chi acquista prodotti ritenuti più genuini di altri. Il paradosso infatti è proprio questo: per amore della “naturalità” delle produzioni, della riscoperta delle cose fatte “come una volta” si rischia di sottovalutare le possibili conseguenze derivanti da una scarsa attenzione all’igiene e alla conservazione degli alimenti.
Se però negli anni passati i controlli erano fatti a monte, da quest’anno, per velocizzare la realizzazione delle manifestazioni basta una semplice Dia (dichiarazione di inizio attività) in cui il singolo esercente afferma di voler partecipare alla vendita alimentare della sagra soggiacendo ovviamente alle prescrizioni di legge. Una possibilità che però, forse per superficialità, molti venditori hanno interpretato come un allargamento delle maglie dei controlli da parte dei Nas e della Asl.
A confermarlo anche Corradino De Notarpietro, direttore del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Lecce: “Non c’è niente di diverso dal solito se non l’applicazione delle severe normative europee che, anche di fronte ad appuntamenti poco formali e ‘fatti in casa’, non transigono. E proprio perché le feste sono aumentate in numero assai rilevante non si può prescindere dalla tutela per la salute cercando di far rispettare la legge”.
Così a farne le spese quest’anno molti appuntamenti tradizionali che da sempre richiamavano turisti e appassionati, realizzati il più delle volte da gruppi amatoriali come a Torre San Giovanni o ad Alliste, a Gemini di Ugento come Zollino. Non tutte le sagre sono state “chiuse” a causa dei controlli, alcune infatti hanno preferito rinunciare evitare sanzioni. Ma il setaccio messo in atto dagli organi preposti non ha colpito solo le manifestazioni di stampo parrocchiale: anche quelle più consolidate hanno accusato il colpo. Alcuni espositori del Mercatino del Gusto di Maglie ad esempio si sono dovuti in fretta e furia adeguare ad alcune prescrizioni, ma poi è andato tutto bene; presso la “Festa della Municeddha” di Cannole sono stati sequestrati alcuni chili di lumache e di polpette di cavallo non tenuti in buone condizioni.
E adesso? Non resta che aspettare la conclusione della stagione estiva che chiuderà in bellezza con l’appuntamento principe dei primi di settembre, cioè la “Festa te lu mieru” di Carpignano salentino, nella speranza che chi organizza abbia recepito la lezione.