Cerca

Serravezza: “Un grande disagio per i malati di cancro”

Secondo il presidente provinciale della Lilt, il fermo della Pet-Tac nuoce a tutti: ai malati, alle loro famiglie e anche ai medici che vi ricorrono
 
Un’indagine di routine necessaria per comprendere l’andamento dei tumori. È questa in sintesi la caratteristica più importante della Pet-Tac secondo Giuseppe Serravezza (nella foto), l’oncologo presidente della sezione provinciale della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, che abbiamo ascoltato in merito a questa vicenda.
Dottor Serravezza, qual è l’importanza di una strumentazione come la Pet-Tac?
Sull’aspetto dell’utilizzo della Pet, ci sono, a mio avviso, caratteristiche più importanti e altre meno. Si parla, intanto, sempre e solo del suo utilizzo in oncologia, mentre è molto utile anche in altre branche della medicina come la cardiologia. D’altro canto, invece, lo trovo meno utile per l’analisi precoce del cancro, piuttosto che non nell’andamento della malattia stessa: si tratta di un esame che va a integrare i dati che ci vengono da una Tac, perché ci dice che quello che la Tac vede può essere in fase attiva, o invece è una più banale lesione cicatriziale, assolutamente non pericolosa. Per questa ragione la Pet è fondamentale per l’oncologo, per valutare l’andamento della malattia nella cura in situazioni particolari, e dal punto di vista clinico per definire il quadro e monitorare l’evoluzione del cancro o della sua cura.
Il fermo della Pet della clinica Calabrese comporta molti disagi per l’utenza? 
Non ci sono dubbi sui disagi: teniamo presente che ormai la Pet è diventata un’indagine di routine da parte di molti di noi e io sono uno dei maggiori prescrittori, purtroppo. Ora, quasi sempre i nostri pazienti sono costretti a lunghi e defaticanti viaggi, anche fuori regione -a Napoli per esempio, dove esiste un buon centro-. I pazienti sono già gravati da una malattia avanzata a volte, ed effettuare un simile esame in loco rappresenta un toccasana per malati, familiari e per medici stessi. Ora i pazienti devono farsi carico dei disagi, e a noi tocca rinviare gli esami con la Pet, in attesa che si definisca la situazione. Suggeriamo con grande fatica la necessità di spostarsi, anche perché gli altri centri pugliesi sono pieni e i tempi delle liste d’attesa sono di oltre un mese.
Suggerirebbe una soluzione?
Non sta a me, ma si deve trovare il modo di venirsi incontro. Il problema della spesa non credo possa trovare risposte nel fermo del servizio, perché la Regione deve pagare anche per i pazienti che vanno fuori. 
 
Angela Leucci