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La fabbrica dei falsi invalidi

Cosa c’è dietro il business delle pensioni di invalidità? I casi eclatanti di falsi invalidi scoperti dalla Guardia di Finanza in provincia di Lecce sono solo la punta dell’iceberg di un giro d’affari imponente, che punta ad ottenere per via giudiziale ciò che il più delle volte non passa attraverso le maglie forse troppo strette delle commissioni previdenziali.
Intanto le associazioni di volontariato avvertono di non semplificare situazioni che si rivelano veri e propri drammi sociali 
 
 
In tempo di crisi, tutte le misure sono necessarie per ottenere il risultato sperato e cioè ridurre la spesa e contenere gli sprechi. Una necessità ancor più stringente se si pensa che in molti casi sono le truffe a carico dello Stato ad incidere pesantemente sul bilancio nazionale. Le pensioni di invalidità hanno, in questa disfunzione, un posto privilegiato. Per questo la manovra finanziaria biennale messa a punto dal Governo prevede una stretta sul rilascio dei sussidi. 
Oltre all’elevazione della percentuale di invalidità, che passerà dal 74% all’80%, ci saranno tutta una serie di controlli più stringenti da parte dell’Inps: l’ente dovrà effettuare 100mila verifiche nel 2010 e 200mila per ciascuno degli anni coperti dalla manovra. Verifiche annue per ciascuno degli anni 2011 e 2012 nei confronti dei titolari di benefici economici di invalidità civile. Sulle 200mila pratiche già controllate nel 2009 l’Inps ne ha cancellate oltre il 10% con un risparmio potenziale di oltre un miliardo di euro. 
A Lecce, nel 2009, su 7.424 verifiche effettuate dall’Inps di Lecce grazie al piano straordinario di controllo degli invalidi, il 15% è risultato non in regola. Dati che però, se non valutati correttamente, potrebbero essere fonte di cattive interpretazioni. Le verifiche delle commissioni straordinarie (e non della Guardia di Finanza) raramente riguardano i casi che finiscono in copertina sul tg della sera, cioè il cieco dalla nascita che rinnova la patente o l’invalido che partecipa alla maratona, di solito beccati dai militari. I dati invece dipendono sostanzialmente da due fattori: la mancanza di tempo da parte degli specialisti che, nelle commissioni, devono valutare i requisiti per l’accesso alla pensione e soprattutto il grande business che si nasconde dietro il contenzioso avviato da chi, in prima istanza, si vede respinta la richiesta di indennità. È qui il motore della “Fabbrica dei falsi invalidi” che muove, ogni anno, un giro d’affari enorme, il più delle volte a vantaggio di faccendieri e personaggi poco raccomandabili.