All’Ospedale di Tricase si adottano nuovi modelli matematici di secrezione ed attività dell’ormone insulina per curare una malattia sempre più dilagante
L’Unità operativa di medicina di laboratorio dell’Azienda ospedaliera “Card. Panico”, sempre più all’avanguardia per venire incontro ai pazienti. Il diabete mellito è costituito da un gruppo di malattie metaboliche caratterizzate da un aumento dei livelli di glucosio nel sangue, derivante principalmente da difetti della secrezione di insulina o della sua azione o da entrambe le condizioni. I valori elevati di glicemia si associano, nel tempo, a vari tipi di danni organici e funzionali a carico di molti organi, tra cui gli occhi, i reni, il cuore, i nervi e i vasi sanguigni.
“Il diabete -spiega il direttore del reparto dottor Giambattista Lobreglio– ha raggiunto proporzioni epidemiche a livello mondiale, tanto che l’organizzazione della Sanità stima, che nel 2025 più di 300 milioni di persone saranno affette dalla malattia; in Italia il diabete colpisce circa 6 milioni di soggetti, con un milione di malati che ancora ignora la propria condizione in quanto, specialmente all’inizio, la malattia non causa disturbi importanti o dolori, ma danneggia in modo subdolo e irreparabile l’organismo. Pertanto, una migliore comprensione delle alterazioni patofisiologiche iniziali è di fondamentale importanza per consentire di attuare precocemente interventi efficaci sugli stili di vita o di natura farmacologica miranti a ridurre l’incidenza della malattia e/o al cambiamento della sua storia naturale. Sebbene le condizioni prediabetiche -continua il direttore- come l’alterata glicemia a digiuno o l’alterata tolleranza al glucosio dopo carico orale, possano contribuire a predire il rischio di sviluppo di diabete, lo sviluppo delle complicanze macrovascolari o di altre patologie correlate al diabete”.
“I modelli di sviluppo multistadio del diabete -sottolinea il primario- hanno descritto un periodo di instabilità prima dell’insorgenza della malattia, caratterizzato da specifiche variazioni prospettiche di glicemia a digiuno e dopo carico, della secrezione di insulina e della resistenza dei tessuti periferici all’insulina calcolate con modelli matematici sulla base dei valori basali di glicemia e di insulinemia; queste variazioni dei biomarcatori negli anni precedenti la diagnosi di diabete può, pertanto, contribuire alla costruzione di modelli di rischio di sviluppo della malattia. È ipotizzabile -conclude il dottor Lobreglio- che le misure volte a prevenire o ritardare l’insorgenza del diabete possano risultare più efficaci se introdotte durante la traiettoria di variazione lineare dei parametri biochimici misurati e calcolati, prima dell’instabilità caratteristica del prediabete”.
Per favorire la diffusione di questi modelli di valutazione, anche presso il laboratorio dell’ospedale sono stati adottati i modelli matematici che consentono di calcolare la resistenza dei tessuti periferici all’insulina e l’attività di produzione pancreatica dell’ormone nei soggetti in cui viene eseguito il dosaggio basale della glicemia e dell’insulinemia a digiuno.
Giovanni Nuzzo