Dopo le proteste dell’Associazione “Libeccio” sul pedaggio dei posti barca, il sindaco Musarò assicura un contributo in denaro e risolve la questione
Il forte grido lanciato dall’Associazione “Libeccio” per salvare l’antica tradizione dei pescatori è stato raccolto dalle istituzioni. A seguito di una folta assemblea svolta nel salone parrocchiale “San Nicola” di Tricase porto, alla presenza del sindaco Antonio Musarò, del parroco don Luigi Mele, dell’assessore Ippazio Cazzato e dei soci del “Libeccio”, si è addivenuti ad un proficuo accordo. L’incontro, moderato dal professor Romeo Erminio, coordinatore del consiglio pastorale della Parrocchia, ha visto l’intervento del presidente dell’Associazione “Mario Ruberto”, che si proponeva di mantenere vive le tradizioni culturali, sociali e religiose della località turistica attraverso una serie di iniziative autofinanziate legate al territorio e al connubio indissolubile con il mare. Con l’entrata in vigore nel mese di luglio scorso della nuova gestione del porto affidata alla società “Marine Srl” di La Spezia, i pescatori locali e i titolari di gozzi in legno sono stati oberati da una tassazione, per il posto in mare della loro barca, sproporzionata rispetto alle loro possibilità economiche. Ecco la ragione di chiedere all’Amministrazione comunale un intervento risolutorio per risolvere la questione. “Riconosciamo ed apprezziamo le attività svolte dall’associazione -ha spiegato il sindaco Musarò-. Pertanto intendiamo sostenere con tutti i mezzi venendo incontro alle esigenze dei tredici proprietari dei gozzi in legno”. Ora si attende il provvedimento di Giunta per l’erogazione di una tantum per risolvere la questione nel più breve tempo possibile.
Secondo la convenzione, stipulata tra Comune e la società spezzina, ogni posto barca viene a costare dai 1.200 ai 1.600 euro all’anno per cui l’aumento vertiginoso delle tariffe per ormeggiare i natanti era insostenibile per un porto come quello di Tricase. L’Associazione “Libeccio” è nata quindi con lo scopo di mantenere in vita la tradizione degli scafi in legno, ma anche per offrire a residenti, turisti e villeggianti un servizio sociale, utile in diversi settori. “Se il problema non si fosse risolto -dichiarano i pescatori- avremmo dovuto tirare a secco le nostre barche con tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate”.
Giovanni Nuzzo