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Dal diritto di voto al Ministero delle Pari Opportunità 

In mezzo secolo l’emancipazione  politica della donna in Italia passa dall’acquisizione del diritto di voto nel 1946 all’istituzione del Ministero delle Pari Opportunità nel 1996. Le donne italiane sono state tra le ultime in Europa ad essere ammesse al voto (le finlandesi, per esempio, lo esercitano esattamente da cento anni) ed il particolare ritardo oggi si sconta con la mancata affermazione di una vera e propria cultura della rappresentanza di genere. Prova ne sia che a far data dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi ogni provvedimento adottato a difesa della condizione femminile (sia sul fronte politico che nella sfera sociale) è quasi sempre stato determinato per intervenute disposizioni comunitarie, mai per disposizione diretta del Parlamento nazionale. Ed infatti quando negli anni Ottanta si registra l’ingresso degli emancipati paesi del Nord nell’Europa comunitaria, con conseguente superamento della soglia del 30% di presenza femminile nell’istituzione continentale, in Italia si svegliano le coscienze e comincia ad avviarsi una vera e propria politica di genere.
Nel 1983 nasce il Comitato per le Pari Opportunità presso il Ministero del Lavoro; un anno più tardi è istituito l’Ufficio delle Consigliere di Parità sia a livello regionale che provinciale, mentre nel 1985 la stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri si dota di una Commissione delle Pari Opportunità. Le prime leggi in materia sono datate 1991 (“Azioni positive per la realizzazione della parità uomo-donna nel lavoro”) e 1992 (“Misure a favore dell’imprenditoria femminile”), così come in quegli anni altre appendici legislative intervengono per combattere i comportamenti antidiscriminatori sul posto di lavoro. Nel 1996, infine, nasce il Ministero delle Pari Opportunità.
 

 

Daniele Greco