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275, la strada infinita

Sembra essere davvero nato sotto una cattiva stella il progetto di ammodernamento e messa in sicurezza dell’importante arteria: adesso l’Anas potrebbe affidare i lavori alla CMC, quinta classificata nella gara d’appalto. E scatta la protesta degli operai delle altre aziende 

 

E così ecco terminata un’altra estate ed ecco un’altra occasione persa per il territorio salentino. Da tanti, troppi anni, tutti i buoni propositi sono disattesi e puntualmente procrastinati in un carosello di tentennamenti, ritardi, rinvii, corsi e ricorsi, storici e giuridici. Ci si sta ovviamente riferendo a quella che è la più importante infrastruttura salentina, o meglio, a quello che è il mancato ammodernamento della grande arteria stradale del sud Salento, la Strada Statale 275, finanziata da Cipe e Regione con 288 milioni di euro, che con i suoi 39 chilometri di tracciato, dovrà attraversare  ben 15 comuni. Una grandissima operazione considerata strategica dallo stesso Governo, che però non ha mai visto la luce, passando invece da numerosi via vai nelle aule della giustizia amministrativa, dai Tar al Consiglio di Stato fino alla Corte di Cassazione. Ultimo ostacolo, insormontabile a giudicare dagli ultimi sviluppi, resta la scelta della ditta esecutrice, di esclusiva competenza del soggetto attuatore, ovvero Anas. 

Potrebbe essere, infatti, anche la CMC, quinta classificata nella graduatoria per i lavori di raddoppio e dell’ammodernamento della Maglie-Leuca, ad aggiudicarsi la realizzazione della più grande infrastruttura del sud Salento. Quando Anas bandì la gara d’appalto per l’adeguamento della statale, presentarono la domanda di partecipazione decine e decine di raggruppamenti. Di queste aziende, 26 vennero ammesse subito e altre 6 con riserva. Alla fine solo in 12 presentarono un’offerta e gareggiarono. 

Il 31 agosto scorso, però, tutte le prime quattro ATI (associazioni temporanee di imprese) in graduatoria sono finite nel mirino di un rimprovero che l’Autorità anticorruzione ha mosso ad Anas, lamentando un comportamento scorretto in fase di commissione di gara. Si riaprono, quindi, i giochi, con la palla rigorosamente nel centro di una matassa aggrovigliata, di cui cercare il bandolo si sta dimostrando molto più problematico del previsto. Le maestranze del Gruppo Palumbo, mandate a casa ad agosto per mancanza di commesse, hanno deciso di marciare sulla capitale dopo settimane di interminabile e vibrante protesta ai margini della statale Maglie-Leuca, perché ritengono appunto che sia proprio il Gruppo Palumbo il vincitore -assieme alla Matarrese -del bando di gara Anas per il raddoppio e l’ammodernamento della 275. Forti di una sentenza del Consiglio di Stato del luglio 2014, dove la Matarrese, aggiudicandosi il quarto posto, riuscì a ribaltare la graduatoria facendo rilevare delle “macroscopiche illegittimità” nella documentazione presentata dai primi tre raggruppamenti in gara. 

Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, a sua volta, ha però sollevato la questione delle polizze fideiussorie fasulle esibite dalla Matarrese, che da parte sua ha denunciato alle Forze dell’ordine di essere stata truffata. Non è quindi nemmeno escluso che possano rimescolarsi le carte di questa partita così problematica e che rientri in campo la quinta in graduatoria, la Cmc di Ravenna che fa capo alla Legacoop ed è impegnata sulla Tav in Val di Susa. Resta il fatto che Anas deve ancora sciogliere la riserva su chi eseguirà l’opera, sulla cui realizzazione ha garantito direttamente il Governo. 

 

La marcia su Roma dei “Lavoratori pro SS 275”

 

Sicuri di avere la giustizia e la vittoria dalla loro, gli operai del Gruppo Palumbo hanno deciso di mettersi in cammino per Roma, spazientiti dalla lunga attesa per la ditta esecutrice, decisione che spetta al soggetto attuatore Anas, da troppo rinviata. 

Già i primi di settembre, il consigliere Pd Ernesto Abaterusso stringendosi alle istanze dei cittadini e dei sindaci in questa difficile battaglia per la sicurezza e per l’ammodernamento dell’infrastruttura aveva fatto presente che questi sarebbero stati pronti a mettere in campo nuove e diverse proteste e, aveva aggiunto “ad andare a Roma per far sentire la voce del Salento e per difendere il risultato di anni di lavoro”. 

I lavoratori che si sono mobilitati spostandosi nella Capitale hanno chiesto di far partire subito il cantiere “perché i salentini, gli automobilisti vogliono una strada sicura, le nostre famiglie e chi ha a cuore lo sviluppo del Salento non possono più aspettare”, hanno aggiunto i responsabili del Comitato, sorto spontaneamente, dei “Lavoratori pro SS 275”. 

La protesta capitolina è stato, dunque, un invito a partecipare all’iniziativa, per dare più forza alle loro richieste, sollecitando Anas ad adottare una decisione definitiva, senza ulteriori rinvii. 

 

Intanto occorrono oltre 100 milioni di euro per bonificare i siti inquinati con rifiuti speciali 

 

L’ammodernamento dell’infrastruttura prevede l’allargamento delle corsie tra Maglie e Montesano Salentino e la realizzazione di un nuovo asse con quattro corsie. Gli ambientalisti hanno però raccolto un corposo dossier e giurano che le zone inquinate sono così tante che i costi di una loro eventuale bonifica arriverebbero quasi a coprire metà finanziamento dell’opera di adeguamento della Statale (288 milioni). Si tratta di cave in cui sono stati tombati illecitamente rifiuti industriali e sanitari sin dagli anni ’90. “Nel corso degli anni -spiega Luigi Russo, esponente del Comitato sos 275- abbiamo raccolto tantissime segnalazioni, confrontato vecchie mappe catastali e incrociato relazioni di enti pubblici. Ne è venuto fuori uno scenario inquietante”. 

Si tratterebbe, infatti, di una vera e propria “zona nera” tra Castiglione d’Otranto e Gagliano del Capo, oggi quasi improponibile da recuperare, se non a costi elevatissimi. La ditta che dovrà realizzare l’opera, sarà comunque chiamata ad aprire un’area di cantiere che va ben oltre le quattro corsie e le complanari previste, uno spazio generosamente inclusivo che purtroppo riguarderà anche questi siti inquinati. Secondo una stima approssimativa, bonificare tutto significherebbe superare abbondantemente i 100 milioni di euro.  

 

Federica Miggiano