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Vite in prima linea

Due diverse storie incrociano i destini di militari pugliesi: dalla morte del salentino Luca Valente in un incidente in Afghanistan, al caso dei due marò fermati in India per la morte dei due pescatori durante un’operazione anti pirateria 
 
Un militare mette in conto di esporre la propria vita anche all’estremo sacrificio per onorare la divisa e gli ideali che lo hanno spinto alla “missione” di rappresentare e difendere il proprio Paese. Nella propria nazione come in giro per il mondo. È accaduto negli anni ed anche in questi ultimi giorni. Ma le storie che da ultimo si sono accavallate meritano maggiore attenzione e diverse considerazioni. Storie che hanno coinvolto il soldato salentino Luca Valente, morto a 20 chilometri da Shindand, in Afghanistan in un tragico incidente, ed i due marò pugliesi Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di omicidio per l’uccisione di due pescatori indiani. Per la Marina Italiana i due avrebbero sventato un attacco di pirati, mentre per le autorità indiane avrebbero fatto fuoco su un peschereccio.
Il 27enne Luca Valente, caporal maggiore del 66esimo reggimento fanteria “Trieste” di Forlì, era un altro figlio del Sud che non aveva paura di andare in missione. Di quei giovani che abbracciano la vita militare perché il posto di lavoro nella propria terra natia non c’è e forse difficilmente ci sarà. Diventa un percorso obbligato partire da Miggiano, dal Salento, per vestire una divisa che ti dà onore ma che ti carica di tante responsabilità e di espone al rischio delle armi. Delle armi nemiche in tempi che si cdefiniscono di “pace ma che nel frattempo mietono vittime come se fosse in atto una guerra invisibile e duratura e per la quale nessun “concordato” o “armistizio” sono in grado di porre rimedi. Luca Valente era un soldato esperto. Era già stato in missione in Libano e tra qualche settimane sarebbe dovuto tornare dall’Afghanistan. Il beffardo destino ha affrettato i tempi, e Luca nella casa paterna di via Como a Miggiano, dove Luca era nato e cresciuto vi ha fatto ritorno in un feretro avvolto da una bandiera tricolore e con il rispetto e gli onori di un intero Paese. L’ennesimo lutto di una “guerra non guerra” assurda che invece di regalare pace consegna lacrime, disperazione e le polemiche di chi vorrebbe porre fine a questo stillicidio con il ritiro dei contingenti italiani dalle aree calde del mondo.
Militari sono anche Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, coinvolti nell’incidente militare e diplomatico scoppiato nei mari dell’India. Per loro si è mosso il sottosegretario agli esteri Staffan De Mistura, espressamente inviato nel paese asiatico dal ministro Giulio Terzi per tutelare i due italiani che rischiano l’ergastolo o la pena di morte. La battaglia legale e diplomatica italiana è tutta incentrata sulle competenze e sulle giurisdizioni. Per dimostrare che l’incidente anti pirateria generato dai militari di stanza sulla “Enrica Lexie” è avvenuto in acque internazionali e che pertanto, se ci sarà un’inchiesta giudiziaria, questa dovrà svolgersi in Italia. I familiari dei due pescatori hanno denunciato i militari italiani per omicidio e all’Alta Corte di Kochi c’è anche la richiesta della moglie di uno dei due pescatori che richiede un risarcimento al governo italiano. Una storia tutta da chiarire, ora al vaglio di una squadra investigativa indiana, la Special Investigation Team che dovrà condurre l’inchiesta sull’uccisione dei due pescatori. 
 
Un bilancio drammatico per i militari salentini in missione
 
Quello di Luca Valente è il decimo nome che si aggiunge alla triste lista dei militari salentini “caduti” nelle missione di pace inviate dal governo italiano in giro per il mondo. Un elenco che si allunga drammaticamente e che in tutto all’Italia è costato 49 vite di giovani. Di questi la maggioranza è rimasta vittima di attentanti e scontri a fuoco, altri invece in tragici incidenti.
Prima del caporal maggiore di Miggiano avevano perso la vita, ancora in Afghanistan, il 19 ottobre del 2010, il 23enne Marco Pedone di Patù. Ed ancora Antonio Colazzo, 47 anni, di Galatina; Davide Ricchiuto di Tiggiano (settembre 2009); il caporal maggiore Alessandro Carrisi di Trepuzzi; il tenente Manuel Fiorito, 27 anni di Neviano, il maresciallo capo Daniele Paladini di Lecce; il primo caporal maggiore Antonio Tarantino di Spongano; il 25enne caporal maggiore scelto Massimo Vitaliano di Galatone ed il maggiore 28enne Stefano Rugge, di Lecce.
Molti sono anche i militari salentini rimasti feriti nel corso delle diverse missioni. Si tratta del caporal maggiore Paolo Chiarillo, 26 anni di Ruffano (nell’incidente stradale verificatosi in Iraq nel 2005); Michele Miccoli di Aradeo; Giuseppe Cannazza di Galatone; vice brigadiere Pietro Daniele Livieri, 40enne di Nardò (coinvolto nello stesso attentato in cui perse la vita Alessandro Carrisi); l’appuntato 29enne di Otranto Ivan Buia, Francesco Galati (26 anni di Surano) e Daniele Vadrucci, (27enne di Nociglia) coinvolti a Nassirya nel maggio del 2004 per l’esplosione di una mina a Nassiriya. 
 
Daniele Greco