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Viabilità sostenibile a Lecce. Utopia o necessità?

Il ritardo del filobus e lo scarso appeal del bike sharing rischiano di non produrre quella svolta virtuosa nelle abitudini dei leccesi, “condannati” a prendere l’auto anche per spostamenti brevi
 
“Tre scooter che sembravano impazziti” questa la premessa e l’epilogo di una morte che si è presa un ragazzino di quindici anni. Poteva essere una domenica come tante, si è trasformata in pianto e acuto dolore per una famiglia. È accaduto a Copertino, ma le strade salentine sono copiosamente macchiate di sangue. Gli incidenti stradali rappresentano un pesante tributo sociale pagato senza che al momento si sia potuto far molto per arginare questo dramma annunciato. La scarsa educazione stradale, la viabilità complessa, la rete stradale spesso dissestata, si “alleano” lasciandosi dietro scie di dolore e titoli a tutta pagina. La maggior diffusione di un sistema efficiente di trasporto pubblico potrebbe rappresentare una risposta, ma questa sembra essere un’ipotesi a cui non si vuol dare seguito. 
Natale, Pasqua, la festa del Santo Patrono, i saldi, le giornate piovose, le domeniche pomeriggio, le partite di calcio: il partito degli automobilisti è sempre pronto a scorrazzare per strade e stradine. Come accade per le partite di calcio che il lunedì mattina registrano un pieno di allenatori provetti, così sulla questione traffico tutti ritengono d’essere esperti, tutti hanno soluzioni pronte all’uso. Uno scatenato gruppo rap potrebbe tirarne fuori una filastrocca da superclassifica.  
La pianificazione della viabilità a Lecce ha inizio nel 2001 con l’approvazione del piano traffico e le amministrazioni che si sono avvicendate si sono tutte orientate a intervenire sulla modalità di trasporto e sui parcheggi. In realtà per risolvere i problemi della mobilità a Lecce bisognerebbe pianificare l’intera area jonico-salentina essendo del tutto evidente che il flusso veicolare dalla provincia appesantisce la viabilità. Alle code, alle attese snervanti, alle imprecazioni degli automobilisti, si aggiunge il poco apprezzabile, inquinamento da polveri sottili. In una città come Lecce è difficile fare a meno dell’auto per ragioni di varia natura. Il primo aspetto critico è connesso allo sviluppo urbanistico che ha spalmato, su tutta l’area cittadina, le funzioni di vita associata rendendo difficile la loro accessibilità se non con il mezzo privato. Accade così che gli uffici della regione si trovino a Fondone, l’università smembrata in varie sedi. Ma come ci arrivi a Fondone? Ovvio, con l’auto! Altro tasto dolente la mancanza di una rete di trasporto pubblico efficiente e ormai brilla l’imbarazzante ritardo nell’avvio del filobus, che pure è costato soldi e un pesante impatto ambientale. Dulcis in fundo anche la possibilità di percorrere in bici la città non è una modalità che i leccesi amano.
Il progetto di “bike sharing” alias condivisione della bicicletta, non ha avuto successo, forse perché i leccesi non amano i pedaggi, forse perché le piste ciclabili sono un percorso di guerra con le loro interruzioni nel bel mezzo delle arterie a maggior traffico veicolare. Certo non si può demolire la città per correggere gli errori di pianificazione del passato, ma si può cercare di evitarne altri. Un ruolo importante lo gioca lo studio dei contesti territoriali, nodale per la progettazione. Oggi è un non senso parlare nel basso Salento di trasporto ferroviario “tradizionale” perché non abbiamo un’utenza che possa soddisfare i costi di esercizio di questo sistema. Ma è d’obbligo riconsiderare, ripensare, tutta la rete di trasporti perché possa efficacemente rispondere alla domanda di accessibilità alla città. A questo si aggiunge l’opportunità di coordinamento tra l’assessorato ai trasporti e quello all’urbanistica, che viaggiano ognuno per proprio. Eppure i guasti nella città sono frutto di piani regolatori che sembrano non aver tenuto conto dell’impatto traffico e i problemi del traffico hanno bisogno di essere affrontati globalmente, senza dimenticare la natura della città, la sua configurazione, il suo impianto urbanistico. Attraverso i Piani Urbani del Traffico e i Piani Urbani della Mobilità bisogna riqualificare l’ambiente, perché la pianificazione è processo culturale. Allora la domanda da porsi è: con quali valori e con quali procedure si deve lavorare al far città? La riduzione del traffico privato deve trovare un equilibrio con l’accessibilità alle funzioni della città perché non possiamo correre il rischio di snaturare Lecce del suo ruolo storico di centro culturale e funzionale. 
Maddalena Mongiò