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Via Brenta e filobus: i temi caldi di Perrone

Il sindaco di Lecce ha affrontato in conferenza stampa i due tormentoni dell’agenda di Palazzo Carafa: il leasing per i palazzi di via Brenta (“una truffa ai danni del Comune”) e il filobus che non parte, per il quale il Comune ha chiesto i danni alla Sirti 
 
Sarebbero solo 3 i milioni proposti da Selma Bpm come risarcimento al Comune di Lecce per il “leasing truffa” di via Brenta. La metà dunque di quegli oltre 6 milioni di euro che Palazzo Carafa ritiene di dover percepire. È questa la prima delle verità di Paolo Perrone, snocciolate in una conferenza stampa durata un’ora a Palazzo Carafa dove il sindaco ha poi affrontato anche la questione del filobus. Su entrambe le vicende il tormentone non è ancora finito, tanto più che Palazzo Carafa sta ancora facendo i conti con una vera e propria emorragia finanziaria. I nomi delle due società con cui l’attuale maggioranza combatte da tempo sono diventati familiari per i cittadini leccesi, che seguono il contenzioso del Comune con Selma Bpm per i palazzi giudiziari e con la Sirti per la filovia ancora ferma. 
La prima tranche del suo discorso riguarda il famigerato leasing per i palazzi di via Brenta, su cui è in corso anche un’inchiesta giudiziaria con 12 imputati, tra cui diversi funzionari del Comune di Lecce. Perrone non indietreggia nel ritenere quel contratto “una truffa ai danni del Comune”. Ecco perché il sindaco si dice convinto che, nell’udienza del prossimo dicembre sul ricorso contro Selma, il contratto di leasing sarà dichiarato nullo e sul bilancio dell’ente da cui quelle dispendiose rate erano già state ottimisticamente depennate, si potrà tirare un sospiro di sollievo. “Non è vero che ci sono stati offerti 4 milioni e mezzo -ha poi sottolineato il sindaco-, altrimenti ci avremmo pensato su”. 
Poi Perrone passa alla filovia che con, i suoi quasi 1.300 giorni di ritardo ed i pali in bella vista lungo i viali cittadini, continua a far perdere denaro all’Amministrazione. La metropolitana di superficie è un’opera da 23 milioni di euro che non riesce ancora a partire, nonostante i lavori siano ultimati. Seppur stimolato dai giornalisti, Perrone alla fine punta il dito contro la direzione dei lavori e il dirigente del settore traffico che hanno firmato le quattro deroghe, permettendo all’Ati Sirti, che ha realizzato i lavori, di prolungarli di altri 500 giorni. Al momento, quindi, il Comune ha chiesto i danni all’azienda, sospendendo i pagamenti dell’opera, anche visto che ben 6 milioni di euro mancano all’appello. 
Dal comitato di Io Sud, Adriana Poli Bortone commenta: “Ci vuole un bel coraggio ad addossare le colpe agli altri quando si governa da 3 anni. I ritardi del filobus dipendono da una faida interna all’ex Forza Italia”. Dal centro sinistra cittadino, invece, Antonio Rotundo sollecita il sindaco a rendere pubblici gli atti: “Il filobus ed il leasing di via Brenta non sono vicende private del sindaco, ma questioni rilevantissime che interessano la vita della nostra città, considerato che le due questioni ricadono sulle tasche dei contribuenti leccesi in maniera consistente. È bene ricordare che il filobus è costato oltre 23 milioni e che molte di più sono le risorse finanziarie dilapidate nell’operazione dei palazzi di via Brenta. Per questo motivo è francamente inaccettabile l’idea del Sindaco di tenere all’oscuro di vicende così importanti il Consiglio comunale, e invece di polemizzare continuamente con le opposizioni farebbe bene quanto prima a convocare l’Assise cittadina, per affrontare in quella sede queste due importanti questioni”. 
 
Alessandra Lupo