Cerca

Via Brenta, cronaca di uno scandalo (forse) annunciato

Inchieste penali, rivelazioni e accuse incrociate tra Perrone e la Poli: i palazzi giudiziari accendono lo scontro

 

Torna nell’occhio del ciclone il leasing che il Comune di Lecce stipulò per l’acquisto dei palazzi di via Brenta, per fornire una sede al polo civile della Procura di Lecce: un caso intricatissimo, sul quale si susseguono rivelazioni, accuse incrociate e polemiche al vetriolo tra il sindaco sotto la cui amministrazione si concluse il contratto, Adriana Poli Bortone, e l’attuale primo cittadino, Paolo Perrone, mentre parallele si svolgono le indagini della Magistratura su quattro filoni d’inchiesta, tra le quali quella di truffa ai danni di Palazzo Carafa.
È Perrone a riaprire il caso, già sollevato nel 2007 dall’allora consigliere comunale di opposizione Carlo Salvemini (che parlò di “attentato finanziario alle casse del Comune”) con una conferenza stampa di una settimana fa, nella quale annuncia che il Comune sospenderà le rate che paga ogni sei mesi alla finanziaria milanese Selmabipiemme: quasi 2 milioni e mezzo di euro l’anno, a causa dei quali Palazzo Carafa (parola di Perrone) “rischia il dissesto”. Andiamo con ordine: nel 2005 l’Amministrazione comunale di Lecce, con una determina firmata dal dirigente del settore economico Giuseppe Naccarelli, dispone l’acquisto dei due immobili di via Brenta costruiti dalla So.Co.Ge. dei fratelli Guagnano. Lo fa subentrando nel contratto che la stessa So.Co.Ge. ha stipulato con la milanese Selma e accollandosi così il leasing da 35 milioni di euro in vent’anni. “Ma a conti fatti, tra vent’anni -ha dichiarato il sindaco Perrone- il Comune avrà pagato il 60% sul totale definito dal contratto. Una spesa eccessiva e non sappiamo più quanto in realtà conveniente”. A ciò si aggiungono quelli che il sindaco chiama “i lati oscuri” di un contratto mai esaminato dal consiglio o dall’esecutivo. “La Giunta discusse solo dell’affitto, mai del leasing -precisa Perrone- e, guarda caso, sempre quando io ero assente”. Ecco perché il Comune di Lecce decide di affidare il contratto alla valutazione di un esperto, con l’obiettivo di fare chiarezza e nel frattempo sospende il pagamento delle rate: finora ha versato quasi 10 milioni di euro, senza aver ancora visto alcun rimborso da parte del Ministero di Giustizia.
Lo strappo del sindaco Perrone con il suo predecessore, Adriana Poli Bortone, è evidente. La senatrice difende l’operazione, dalla quale il Comune riceverà un vantaggio dall’operazione, essendo entrato in possesso di immobili che avranno un valore e genereranno reddito anche dopo la fine del leasing. “Ma quegli immobili sono stati acquistati ad un prezzo più che doppio del loro valore reale -insorge Perrone- per cui l’importo da pagare, annualmente e per vent’anni per il leasing, è pari a più del doppio dell’importo dei fitti che verrebbero, peraltro, rimborsati dal Ministero”. “Tutte le procedure di legge sono state regolarmente portate avanti sotto le mie consigliature -controreplica la Poli Bortone-. Singolare il fatto che l’attuale Sindaco, che appena nell’ottobre scorso dichiarava alla stampa di essere sereno perché il Ministero aveva già preso impegni anche scritti, oggi dichiari di non avere mai né visto né sentito. Mi accorgo di aver avuto per nove anni un assessore che era una sorta di Alice nel pese delle meraviglie”. Una stoccata cui risponde l’assessore all’Urbanistica Roberto Marti, all’epoca del contratto assessore ai Servizi sociali: «Eravamo tutti ‘Alice nel paese delle meraviglie’ -chiede Marti- visto che neanche io seppi niente dell’operazione?”.
Nel frattempo il sindaco Perrone rilancia due quesiti già rivolti all’ex sindaco Poli: “Quando e come -domanda il primo cittadino- il sottoscritto sarebbe stato informato che si stava trattando e/o concludendo il subentro del Comune nel contratto di leasing? E chi decise (ed in virtù di che cosa) che un argomento così importante non dovesse transitare da una delibera di Giunta o del Consiglio?”. Nuovo capitolo delle polemiche, le dichiarazioni di Antonio Capone, anch’egli ex assessore della giunta Poli che riferisce di un pressing, da parte dell’ex sindaco, per l’approvazione della delibera che stabiliva l’affitto per i palazzi di via Brenta. “L’Atto fu adottato senza la mia firma -spiega Capone- e solo per una strana coincidenza, due mesi dopo, con tre righe, fui licenziato dal Sindaco senza alcuna motivazione politica”. Ultimo atto: la Poli Bortone che parla di “una aggressione pre-elettorale determinata come da copione da invidie, frustrazioni, aspirazioni represse, promesse” e annuncia per i prossimi giorni una conferenza stampa. Il prossimo capitolo, nella telenovela di via Brenta, è ancora tutto da scrivere.
 

Danilo Lupo