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“Vado via dal Salento”

È la decisione di Salvatore Lia, presidente di I&T Group, azienda leccese leader nel settore dei servizi informatici avanzati e operante dal 1992 con altre sei filiali in Italia. La scelta di trasferire le attività e il personale locale presso la sede di Trento è dovuta, a suo parere, “all’impossibilità di continuare a lavorare in un territorio i cui deficit nei trasporti, accesso al credito e intervento pubblico impediscono alle imprese di crescere” 
 
Le imprese e gli imprenditori salentini lasciano la loro terra per “delocalizzare”. Ma, paradosso dei paradossi, il trasloco non porta dritti nelle più ospitali (per costi fiscali e di mano d’opera) terre del Sud-Est dell’Europa. Il trasferimento avviene addirittura entro gli stessi confini nazionali, perché armi e bagagli, una volta abbandonano il “sistema Salento”, si muovono in cerca di italici mercati più sicuri, all’avanguardia e, soprattutto, in espansione. 
L’ultimo caso porta la firma della I&T  Informatica e Servizi, azienda leccese sorta dal nulla per la lungimiranza professionale di Salvatore Lia che dall’inizio del nuovo anno ha deciso di trasferire la sede sociale della sua creatura dalla “piccola” Lecce alla “grande” Trento. È decisione insindacabile nella forma e nella sostanza, che allarga l’orizzonte dell’azienda, sempre più protesa verso l’Europa. Ma è decisione che lascia l’ennesimo retrogusto amaro che ancora una volta il territorio, il nostro Salento, è costretto ad assaporare. 
Si parte, dunque, da Lecce a Trento, con la valigia piena di professionalità e la voglia di continuare a crescere. Troppo lontana Lecce dall’Europa, e non solo dal punto di vista geografico. Le grandi rotte da qui non passano e mai passeranno se le politiche nazionali continueranno a privilegiare altri lidi. Se le promesse di fondi per il Sud prima si fanno e poi non si mantengono (del resto come è capitato lo scorso anno con i milioni una volta destinati al Tac e poi di colpo spariti -quasi- nel nulla). 
Il “trasloco” della I&T verso il ricco ed ambizioso Nord-Est italiano non rappresenta solo un danno di immagine per il Salento. L’azienda qui, per esempio, non pagherà più i circa 3 milioni di euro l’anno per Iva; qui l’azienda, per esempio, non investirà più per creare nuovi posti di lavoro; da qui l’azienda, ancora per esempio, trasferirà al Nord il personale ad alta specializzazione. E le prospettive non sono delle migliori: se dalle nostre parti le politiche a favore delle imprese continueranno a latitare, anche la declassata “piccola” filiale di Lecce della I&T (come tante altre aziende che qui si sentono strette) in un futuro ancora da scrivere potrebbero andare incontro al loro triste destino. 
 
I&T, dal Bancomed all’informatica avanzata
 
Il trasloco della I&T Srl, inevitabilmente, produrrà un danno d’immagine per il Salento. L’azienda diretta da Salvatore Lia nel 2011 si è piazzata al 15esimo posto nella graduatoria per fatturato delle società italiane che operano nel settore delle forniture informatiche alle pubbliche amministrazioni. Un fiore all’occhiello per il “sistema Salento” che tenta di reinventarsi un ruolo dopo il naufragio del Tac. 
Un’eccellenza produttiva che in quattro lustri (da quando l’azienda è stata creata) è passata da un fatturato annuo di 400mila euro ad un valore di produzione attualmente pari a circa 30 milioni di euro. Il gruppo conta sei aziende controllate, la Informatica e Tecnologia, I&T Servizi; I&T Sistemi, I.Public, Solving, Software & Servizi, dà lavoro a più di 700 persone (40 nella sede legale di Lecce) distribuite nelle filiali sparse in Italia tra Milano, Trento, Padova, Roma, Bari e Palermo. 
“Passione, impegno, esperienza, continui investimenti in ricerca e sviluppo” sono le fondamenta che in venti anni hanno permesso alla I&T di imporsi sul mercato e scalare le classifiche della qualità dei servizi offerti, primo fra tutti il Bancomed, la banca dati che consente di avere in una pen drive la “carta d’identità” di ogni paziente. 
 
Daniele Greco