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Usura e racket, vietato abbassare la guardia

Quando un’impresa trova difficoltà ad accedere al credito ‘legale’, pronte intervengono le possibilità concesse dal prestito ‘alternativo’ all’imprenditore. Ma non mancano le misure varate dalla Regione a sostegno delle imprese pugliesi

 

Sono state 25 le denunce per usura presentate da imprenditori salentini alla Magistratura o alle Forze dell’Ordine nell’anno 2008. Ma il dato rappresenta la punta dell’iceberg di un fenomeno che potrebbe essere di ben più vasta portata, e che (nonostante i vistosi segnali di calo del fenomeno considerato che in media negli anni precedenti nel Salento si denunciavano tra i 40 e i 50 casi) si mantiene su dati e situazioni da allerta. E non solo dalle nostre parti. Il fenomeno “tiene” a prova di primato (negativo) al punto da aver indotto il Ministero dell’Interno a stanziare nel corso dell’ultimo anno ben 84 milioni di euro per sostenere il fondo anti-usura che aiuta quegli imprenditori che non riescono ad ottenere liquidità dalle banche o attraverso altre forme, chiamiamole, lecite.
L’accesso al credito insomma diventa un vero e proprio incubo per le piccole e medie aziende, tanto che una buona parte tra quelle in difficoltà sarebbero seriemente esposte al rischio usura e racket. Anche perchè, in un momento di congiuntura quale quello di questi anni, non sono pochi gli imprenditori che vivono il bisogno di liquidità come il primo problema da affrontare per superare la crisi. Molti di loro temono di dover ricorrere a prestiti “alternativi” e personali. Per statistica e studio, i più esposti al rischio di doversi affidare a creditori strozzini sarebbero le imprenditrici e gli imprenditori sopra i 45 anni, ovvero coloro che spesso si sono lanciati nell’impresa solo per necessità e non per vocazione.
In Puglia la Giunta di Viale Capruzzi qualche mese fa ha approvato una pacchetto integrato di aiuti per l’economia della regione. Si compone di due regolamenti e da sette bandi, per un finanziamento complessivo pari a 355 milioni e 770 mila euro di fondi pubblici. Sono disponibili per tutti, dalle imprese grandi medie e piccole, ai cassaintegrati, dalle donne ai giovani, dai disoccupati ai precari, a chi è sul punto di perdere il posto di lavoro, ed anche per il commercio nelle aree disagiate.
Il primo regolamento, il “De minimis”, disciplina proprio gli aiuti di minore dimensione nei confronti delle piccole e medie imprese. Gli aiuti a fondo perduto non possono superare i 200mila euro in tre anni per una stessa azienda, ed in virtù di questo regolamento le imprese possono ricevere garanzie di credito e garanzie su prestiti fino ad 1 milione e mezzo di euro. Il secondo regolamento, denominato “Start up”, è riservato invece alle microimprese. Si segnala come il più “massiccio” incentivo del genere in Italia e riguarda donne; giovani dai 18 ai 25 anni; precari fino all’età di 35 anni e giovani fino a 35 anni che nel biennio precedente hanno completato corsi di formazione finanziati o autorizzati dal pubblico; disoccupati di lunga durata; e persone che stanno per perdere il posto di lavoro.
Chi è in possesso di questi requisiti, per avviare un’impresa, può ottenere aiuti di livello eccezionale. A disposizione ci sono infatti 400mila euro per ogni microazienda, dei quali 150mila per strumenti e attrezzature e 250mila per stipendi, affitti, leasing e bollette. Una novità assoluta che nella sostanza finanzia finanche i costi di funzionamento di un’impresa. Inoltre tutti gli aiuti previsti per il commercio sono destinati a quelle aree che potevano confluire nelle Zone Franche urbane per situazioni di disagio. Questo regolamento svilupperà investimenti per 100 milioni di euro, con un’iniezione di fondi pubblici pari a 50 milioni di euro.

 

Daniele Greco