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Una vendemmia d’oro

Grazie ad un clima favorevole, il 2016 potrebbe essere ricordato come la migliore annata dell’ultima decade per quantità e qualità di vino prodotto nel nostro territorio. Un prodotto, soprattutto il rosato, sempre più apprezzato oltre i confini nazionali e in grado di conquistare nuovi segmenti di mercato, come ha dimostrato di fare il “Vegamaro”, vino dedicato ai vegani doc 

 

Alla salute, Salento. Il 2016 potrebbe segnare un nuovo record per il settore enologico del territorio. Un inverno piuttosto mite, le giuste piogge in primavera, l’estate calda ma non torrida: ci sono tutte le condizioni perché sia una stagione di altissimo livello per la vendemmia salentina, sia dal punto di vista quantitativo, sia da quello qualitativo. Dita incrociate, occhi al cielo capriccioso di settembre e la speranza che qualche pioggia prevista dal meteo per questi giorni sia fresca e pura, senza contaminazione di grandine e senza venti troppo forti. 

Finora le cose per i vitigni made in Salento sono andate alla grande. Complice, in particolar modo, una serie di combinazioni climatiche praticamente perfette e l’assenza di malattie ad intaccare foglie e tralci. E così le piante sono cresciute bene -forse anche un po’ in fretta- anticipando i tempi di raccolta di qualche giorno, ma accogliendo grappoli d’uva integri, succosi e pieni di alta gradazione, quella che fa la differenza per un buon vino di qualità.

Da Guagnano a Salice, da Copertino a Leverano, un po’ dappertutto le cantine hanno cominciato il loro duro, incessante lavoro della vendemmia. Sin dalle prime settimane di agosto. E lo stesso dicasi per il lavoro nei campi. Sveglia all’alba, forbici e secchio in mano, tini per i più ardimentosi, e via di taglio dei grappoli di uva. Che sia alberello, spalliera o tendone la questione non cambia. C’è da tenere un ritmo incessante, col clic delle forbici, col disegno regolare dei filari, sino a fine giornata, quasi senza sosta. Si parte da quella bianca base spumante e dal Primitivo, si proseguirà nelle prossime settimane con Negramaro e Malvasia. Sinora i risultati sono eccellenti, i primi camion giunti nelle cantine di tutto il Salento hanno regalato uve di primissima qualità.

Le conferme arrivano da diversi enologi, presidenti di cooperative vitivinicole e anche agricoltori soddisfatti della loro produzione. Ora arriva il mese più importante, quello della raccolta delle uve per i vini rossi. In diverse zone del Salento è questa la percentuale principale di coltivazione della vite, quella per cui vale la pena tenere gli occhi sgranati verso il cielo, implorando che la pioggia sia lieve e passeggera. In un settore, come quello agricolo, fondato per decenni sul doppio baluardo ulivi-viti, in tempi di Xylella fastidiosa, tocca al ritmo della vendemmia trainare l’economia di un intero territorio. 

 

Dai Feudi di Guagnano arriva il “Vegamaro”, vino cruelty free

 

Novità degli ultimi tempi in fatto di vini è il “Vegamaro”, il primo vino al mondo ottenuto da uve Negroamaro e dedicato al mondo dei vegani. Sì, è tutto vero ed è la innovativa trovata della Cantina Feudi di Guagnano che ha presentato questo nuovo prodotto in occasione del ProWein di Düsseldorf. Niente albumina d’uovo, niente caseina, nemmeno colla di pesce, gelatine ottenute dalla pelle di maiale o prodotti a base di chitina. Insomma, nel Vegamaro non c’è la benché minima traccia di sostanze di origine animale. E anche il packaging è realizzato in modalità ecosostenibile, nel pieno rispetto dell’ambiente: dall’etichetta alla bottiglia, dal tappo alla scatola. 

Naturalmente una bottiglia di “Vegamaro” non poteva non sfilare in mezzo alle altre eccellenze vitivinicole di tutta Italia radunatesi al Vinitaly di Verona, manifestazione che come ogni anno si è tenuta nel mese di aprile. Una new entry che ha incuriosito un po’ tutti, dagli operatori del settore a studenti universitari che stanno studiando l’impatto di questo prodotto in un contesto sociale ed economico sempre più attento alle realtà vegane e cruelty free. Se cambiano alcuni dettagli nelle fasi di produzione e imbottigliamento, il Negroamaro per i vegani non tradisce gli appassionati della materia e, come recita il sito della Cantina, “non presenta alcuna differenza gusto-olfattiva rispetto a un normale vino, risultando molto apprezzato anche dai cosiddetti consumatori convenzionali.

 

Alessio Quarta